UN CATTIVO RAPPORTO

Se gli studenti italiani odiano la matematica è colpa della scuola?

Quello tra la gran parte degli studenti di casa nostra e le materie tecniche è un rapporto complicato, se non addirittura di odio. Di sicuro, in quasi tutti, c’è un certo disamore. Lo confermano i dati INVALSI sui risultati dei nostri alunni in matematica e una quota di laureati STEM ancora piuttosto bassa

24 Mar 2023 - 17:35
 © istockphoto

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“Se gli studenti odiano la matematica è colpa della scuola?” La classica domanda da 1 milione di dollari. A cui però hanno provato a dare un’interpretazione in modo strutturato alcuni tra gli esperti più eminenti in materia, durante un confronto organizzato dall’Accademia dei Lincei.

L’incontro, svoltosi alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, ha riguardato proprio l'insegnamento della matematica e ha coinvolto anche il Vicepresidente dell’Accademia e Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, oltre al presidente dell’Unione Matematica Italiana, Piermarco Cannarsa e altri ospiti qualificati.

Dalle Prove INVALSI i primi segnali d'allarme

Nel corso dei lavori si sono indagate le origini della disaffezione degli studenti verso la matematica. La prima cosa che viene da chiedersi è se questo disamore esiste davvero o se si tratta di un luogo comune. In realtà, ci sono dati incontrovertibili a portare verso la prima ipotesi. Se non è proprio odio, poco ci manca. Potremmo definirla disaffezione nei confronti dei “numeri”. Basta guardare ai dati INVALSI: dopo le ultime Prove svolte, ad esempio, dai nostri studenti di terza media, in matematica raggiunge un livello di competenze considerato adeguato solo il 56% dei partecipanti. Con, in più, forti differenze territoriali e un Mezzogiorno che arranca. Non va meglio con i ragazzi delle superiori, dove nella classe seconda solo il 54% raggiunge il livello adeguato e in quinta è solo 1 maturando su 2 a raggiungere la fascia di punteggio che ci si aspetterebbe alla fine della scuola. Con il persistere, anche in questo caso, delle differenze regionali.

Risultati sui quali è necessario interrogarsi, per comprendere oneri e responsabilità. Perché se la matematica non piace o, meglio, è ostico studiarla, la responsabilità non può essere solo degli studenti. E lo stesso si può dire del fatto che in pochi, dopo il diploma, scelgono di specializzarsi nelle discipline scientifiche. Secondo l’Istat, nel 2020, solo il 24,9% dei laureati (25-34enni) aveva una laurea Stem.

Tra le soluzioni un approccio più pratico alla materia

"I ragazzi devono poter toccare con mano - queste le parole, riportate da AdnKronos, del Nobel Parisi nel corso dell’evento - Non si parla abbastanza dell'importanza di laboratori scientifici a disposizione degli studenti di tutte le scuole, dalle elementari alle superiori”. Secondo il fisico linceo i ragazzi devono “provare in prima persona, perché in questo modo nasce una comprensione più profonda che verrà poi ricordata per il resto della vita".

Dal canto suo, il Ministro Valditara lancia possibili soluzioni: “Dobbiamo recuperare i gap che penalizzano in particolare le studentesse e le regioni del Sud”, ha puntualizzato, evidenziando le criticità esistenti nella preparazione degli studenti italiani in matematica e nelle materie STEM. “Per questo metteremo a disposizione 660 milioni di euro per potenziare l’insegnamento STEM”, ha promesso annunciando, in collaborazione con l’Accademia dei Lincei e con l’Unione Matematica Italiana, lo studio di modalità didattiche nuove e sempre più efficaci. Valditara avrebbe anche proposto all’Accademia di contribuire alla formazione dei docenti STEM. Non solo, ha pure dichiarato: “Valorizzeremo le Olimpiadi della matematica”, in quanto "occorre stimolare un cambiamento culturale che generi interesse ed entusiasmo nei giovani su tutto il territorio nazionale verso discipline fondamentali per una piena cittadinanza attiva e per la crescita del Paese”.

La scuola fa poco per far appassionare gli studenti alla matematica

Ma davvero un rinnovamento della didattica potrebbe comportare un atteggiamento più positivo degli studenti verso la matematica e un rigenerato interesse verso le materie STEM?  A dare una prima risposta sullo scenario che si potrebbe aprire è una ricerca svolta da Skuola.net insieme alla nota casa produttrice di calcolatrici CASIO, datata 2016 ma ancora oggi valida. Nel corso di un sondaggio, sono stati intervistati 3.200 studenti, di cui circa 2.700 del liceo scientifico e circa 500 delle scuole medie di tutta Italia. E secondo quanto emerso dall’indagine, nel passaggio dalle scuole secondarie inferiori a quelle superiori, effettivamente pare che i prof usino sempre di meno attività pratiche nell’insegnamento. Se, infatti, alle medie veniva rilevato un approccio più concreto, questo era totalmente assente per ben il 60% degli studenti del liceo scientifico. Lo stesso vale per gli esempi tratti dalla vita quotidiana, mancanti per ben l’80% degli intervistati, fatta eccezione per qualche lezione sporadica.

Il risultato è che alle medie c’era una percezione migliore delle proprie abilità in matematica. Tanto che, se avessero potuto dare un voto alle proprie capacità, questi alunni si sarebbero valutati quasi con un 7. Mentre gli studenti del liceo scientifico si sarebbero fermati al 6 e mezzo. Inoltre, come conseguenza accessoria dell’approccio attuale alla matematica, c’è pure una valutazione della didattica che peggiora nel tempo: al tempo della ricerca, per gli studenti della secondaria di primo grado i docenti meritavano un 7 in pagella, per quelli della secondaria di secondo grado solo un misero 6+.

Ma dall’indagine era emerso anche un altro dato rilevante, che dà ragione al Nobel Parisi. Quando, tra gli studenti delle superiori, ci sono situazioni in cui i docenti decidono di usare applicazioni pratiche e legate a problemi reali nell’approccio alla matematica, da parte degli alunni migliorano la coscienza sulle proprie competenze e le considerazioni sulla didattica.

“Come portale che da sempre si occupa di offrire strumenti e informazioni per migliorare la vita degli studenti, accogliamo positivamente l’impegno annunciato dal Ministro per rinnovare l’insegnamento della matematica. Anche perché le famiglie italiane a momenti rischiano di spendere più per le ripetizioni di matematica che per le bollette: può sembrare un’iperbole, ma oltre il 60% di coloro che prendono lezioni a pagamento ingaggiano docenti in questa materia. Insieme ai nostri partner, lo diciamo da anni: avvicinare gli studenti alle STEM è necessario, ma è anche fondamentale ridurre le distanze tra docenti e formule didattiche più vicine alla contemporaneità. Senza aver paura di usare le nuove tecnologie allo scopo: siamo nell’era dei device personali e non possiamo dimenticarlo. La sfida è che questi non siano intesi come nemici della conoscenza e dello studio, ma come possibili alleati”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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