Anche larga parte dei professori sembrano “smarriti” agli occhi dei loro alunni riguardo le videolezioni. Circa tre su dieci lamentano problemi strutturali
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Dal 75% al 100% in una manciata di giorni: la didattica a distanza, dopo poco più di un mese di scuola, torna protagonista assoluta delle giornate dei nostri studenti (perlomeno di quelli più grandi). Il nuovo Dpcm su cui sta lavorando il Governo, molto probabilmente, estenderà a tutti gli alunni delle superiori e a gran parte di quelli delle medie (indipendentemente dalla regione) la Dad per l'intero monte delle lezioni. Una novità che, però, non spiazzerà più di tanto i ragazzi: molti di loro è dall'inizio dell'anno che stanno sperimentando una qualche forma di scuola a distanza. Il portale Skuola.net lo ha scoperto intervistando 4mila studenti delle superiori alla fine della prima settimana del Dpcm attualmente in vigore (quello che indicava una quota minima per la Dad – almeno i 3/4 dell'orario – in licei, tecnici e professionali).
La scuola online non è mai finita
Se rivolgiamo, infatti, lo sguardo verso quelle regioni in cui i Governatori, per gestire meglio l'emergenza sanitaria, hanno disposto già negli scorsi giorni la chiusura totale degli istituti si può osservare come per 6 alunni su 10 non sia cambiato quasi nulla: il 29% dice che sin da subito - per scelta della scuola e non per contagi interni alle classi – ha svolto qualche giornata di lezione seguendo da casa, mentre il 31% lo aveva fatto comunque prima del decreto; solo per il 40% la Dad è stata una novità. Il Dpcm, nelle regioni più a rischio, ha dunque inciso soprattutto sulla quantità delle ore, inevitabilmente lievitata.
Le nuove regole incidono soprattutto sulla quantità
Diversa la situazione, ma non troppo, nelle aree in cui una parte della didattica si è potuta continuare a svolgere in presenza. Qui la maggioranza degli studenti (66%) ha svolto lezioni a distanza solo a partire dalla settimana appena trascorsa. Ma più di 1 su 3 si era già diviso tra scuola e casa, a seconda delle giornate: il 21% sin dall'inizio del nuovo anno, il 13% con il passare delle settimane. Inoltre, per quasi 1 su 5, la quantità di ore passate in Dad è rimasto invariato anche dopo il Dpcm del 24 ottobre (quindi già ne facevano almeno il 75%).
Non sempre gli istituti hanno imparato la lezione
A questa preparazione formale, però, non sempre corrisponde una reale prontezza delle scuole a passare senza impacci dalla lezione dal vivo a quella online. Sembra quasi che molti istituti non abbiano fatto tesoro dell'esperienza della scorsa primavera. Perché il 57% degli intervistati ancora oggi 'boccia' l'approccio che ha la propria scuola nei confronti della Dad: per il 21% da marzo non c'è stato alcun miglioramento, per il 36% giusto qualche passo in avanti. Un vero problema in vista del nuovo Dpcm. Solo il 43%, al contrario, si dice soddisfatto: il 30% dice che la scuola si è mostrata ben attrezzata ai blocchi di partenza, il 13% che l'organizzazione era buona già lo scorso anno.
Tanti i professori a disagio con le nuove tecnologie
Discorso simile si può fare per i docenti: solo il 26% ha riscontrato, all'inizio dell'anno, un miglioramento dei professori al cospetto con gli strumenti per dialogare con gli alunni anche 'da remoto'; a cui si aggiunge un 12% che afferma di aver trovato insegnanti tecnologicamente pronti sin dalla prima ondata della pandemia. Il 62%, invece, non sembra convinto: al 46% sono apparsi un po' più preparati (ma non troppo), per il 16% regna lo smarrimento.
Troppe famiglie ancora non sono pronte alla Dad
Senza sottovalutare le questioni tecniche, vero ostacolo per far sì che la scuola a distanza raggiunga tutti allo stesso modo. Circa 3 studenti su 10, infatti, lamentano dei limiti strutturali: il 14% ha ancora guai con la connessione (assenza di rete fissa, scarsa velocità o giga contingentati), l'8% non ha un computer o un tablet personale per seguire le lezioni, il 7% ha problemi su entrambi i fronti. E un altro 30%, per sua fortuna, ha rimediato giusto in tempo per l'avvio del nuovo anno. Con gli istituti che, ancora una volta, non sono esenti da responsabilità: in più di 2 casi su 10, alla vigilia della prima campanella, la scuola non si è espressa sull'argomento cosicché l'aggiornamento della strumentazione, laddove c'è stato, è avvenuto per iniziativa individuale delle famiglie.