Startup sfida SIAE

Soundreef, da Londra arriva la startup che sfida la SIAE. Ma è tutta italiana

Una startup sfida le SIAE di tutto il mondo negoziando i diritti per l’uso della musica direttamente dai detentori e facendo risparmiare cifre significative ai clienti finali. Il fondatore è un trentenne romano che Skuola.net ha scovato

07 Nov 2014 - 17:16
 © dal-web

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Roma, 6 novembre 2014 – Si chiama Soundreef ed è una startup che ha solo 3 anni. E' nata infatti nel 2011 ma già lotta ad armi pari contro un colosso come la SIAE, che da sempre è l'unico gestore dei diritti d'autore in Italia, il monopolio sul commercio musicale. Grazie a Soundreef gli obblighi sul diritto d'autore di opere musicali vengono assolti pagando direttamente il detentore, evitando quindi l'intermediazione della SIAE e dei rispettivi omologhi nelle altre nazioni. I clienti finali riescono ad ottenere un risparmio fino al 50%. Per clienti come le grandi catene di distribuzione, che allietano i clienti con sottofondi musicali durante l'acquisto, vuol dire risparmiare centinaia di migliaia di euro ogni anno.

Il nome anglofono e la base operativa a Londra potrebbe trarre in inganno, ma l'idea è tutta italiana, così come i giovanissimi fondatori. Davide D'Atri, romano di 35 anni, è infatti uno di quei “cervelli in fuga” dalla forte capacità imprenditoriale che, finite le scuole superiori, ha preso armi e bagagli e ha deciso di continuare la sua formazione in Inghilterra. A 26 anni ha fondato la sua prima società, anch'essa rivolta al mondo della musica. Ma è con la secondogenita Soundreef che è arrivata l'affermazione: la sua storia di successo fa oggi parte della prima Web Serie sulle giovani startup italiane firmata Skuola.net e Ford.

Le potenzialità della startup sono state riconosciute a livello globale, tanto che i finanziatori non sono mancati fin dai primi mesi di vita. In sole 4 settimane i soci sono riusciti infatti ad accumulare finanziamenti per circa 1milione di euro. Soundreef infatti si presenta come la prima alternativa semplice ed economica alle Società di gestione dei diritti d'autore in Italia e nel mondo. Si occupa infatti di "analizzare la musica che viene suonata nelle grandi catene di esercizi e nei concerti, di incassare i proventi da chi usa la musica, e di ripartire tali proventi agli autori ed editori secondo criteri di trasparenza". Ma la vera novità rispetto al passato, è che queste royalties vengono ripartite tramite Soundreef secondo ciò che è stato effettivamente suonato, grazie al fatto che tutta la piattaforma è gestita da un software con cui facilmente si possono comporre palinsesti musicale e monitorare il consumo dei singoli brani.

La musica è presente ovunque, anche negli spazi dove si lavora o dove si fanno acquisti. Così oggi più di 3mila punti vendita delle maggiori catene commerciali italiane si serve di Soundreef, ma non solo: sono ben 15 i paesi in cui la startup sta attualmente operando. Si tratta di 150mila brani da oltre 40 nazioni nel mondo, che portano la firma di ben 30mila artisti. Con questi presupposti l'obiettivo dei prossimi anni è raggiungere un fatturato da circa 10 milioni di euro.

Impossibile pensare che un'idea così potente, e cresciuta così vorticosamente a livello internazionale, non risultasse indigesta alla concorrenza. Così Soundreef ha dovuto presentarsi davanti ai giudici per una causa contro la SIAE. Tuttavia questa è stata un'ulteriore occasione di successo: proprio qualche giorno fa il tribunale di Milano ha infatti dato ragione in primo grado e in appello alla startup, in nome del libero commercio e scambio nell'UE.

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