IL REPORT ISTAT

Studenti con disabilità, aumentano i docenti di sostegno ma resiste la discontinuità didattica: uno su due cambia insegnante ogni anno

Nell'ultimo anno scolastico 1 studente su 22 era affetto da una forma di disabilità certificata, con un aumento di 75mila unità negli ultimi 5 anni

28 Mar 2025 - 14:26
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Gli studenti con disabilità nelle scuole italiane continuano ad aumentare e, insieme a loro, crescono anche i paradossi di un sistema che, pur riconoscendoli e integrandoli sulla carta, nel pratico fatica ancora a garantire una didattica all’altezza di questo nome.

Crescono gli studenti con disabilità

Lo certifica l’Istat nel suo report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità”, che fa il punto della situazione prendendo in considerazione l’ultimo anno scolastico completo: nel 2023-24 gli alunni affetti da una qualche forma di disabilità certificata ammontavano a quasi 359mila, ovvero il 4,5% degli iscritti totali. Numeri in costante crescita: si parla di un incremento del 26% in soli cinque anni, pari a 75mila studenti in più.

Le percentuali più alte si registrano nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado (5,5%), mentre si abbassano nella scuola dell’infanzia (3,2%) e nella secondaria di secondo grado (3,5%).

I docenti di sostengo cambiano troppo spesso

Ma, come detto, a fronte di questa crescita la scuola italiana non sempre riesce a stare al passo. Un’analisi approfondita del report effettuata dal portale studentesco Skuola.net segnala, infatti, un’allarmante discontinuità didattica: il 57% degli alunni con disabilità cambia insegnante di sostegno praticamente ogni anno.

Ciò significa che, approssimativamente, oltre 200mila hanno detto addio al proprio docente di supporto dopo appena dodici mesi di affiancamento. E per quasi 1 su 10 - più precisamente l’8,4% - la “rottura” c’è stata addirittura con l’anno ancora in corso.

Così come c’è anche chi ha avuto modo di conoscere il proprio docente di sostegno solo in corso d’opera, con l’assegnazione che è avvenuta con almeno un mese di ritardo per l’11% degli interessati.

Ma la discontinuità nel sostegno è solo la punta dell’iceberg, ed è la diretta conseguenza di un sistema di reclutamento e formazione dei docenti che ancora fatica a ingranare.

Gli insegnanti ci sono, ma non tutti sono formati a dovere

Perché l’Italia, in teoria, sarebbe ben attrezzata: oggi nelle scuole lavorano 246mila insegnanti per il sostegno, con un rapporto alunno-docente di 1,4. Ovvero ogni insegnante si dovrebbe trovare a dover gestire poco più di uno studente; meglio del rapporto di “uno a due” raccomandato dalla normativa.

I problemi, però, non tardano a palesarsi quando si passa all’atto pratico. Innanzitutto perché oltre un quarto dei docenti (27%) non ha una formazione specifica per il sostegno. Quota che al Nord, dove il fenomeno è più marcato, sale al 38%, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 13%.

Cosicché, spesso, i docenti spesso reclutati dalle graduatorie ordinarie per coprire in fretta i buchi, soprattutto nelle scuole dell’infanzia e primarie, dove la quota di non specializzati tocca il 31%.

“Su entrambi gli aspetti - ricorda Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - l’attuale Ministro dell’Istruzione ha posto una particolare attenzione: le famiglie che quest’anno si sono trovate bene con il docente di sostegno precario, potranno esprimere una preferenza per la sua riconferma anche l’anno successivo. Stesso dicasi per la formazione, con l’indizione di numerosi percorsi di tirocinio formativo che, almeno sulla carta, dovranno garantire l’incremento dei docenti di sostegno formati e abilitati”.

Le scuole provano ad essere sempre più "accoglienti"

Non sono le uniche buone notizie. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, ci sono confortanti indicazioni pure sul fronte dell’inclusione nel gruppo classe. La maggior parte degli alunni con disabilità trascorre infatti la giornata scolastica all’interno dell’aula, e a stretto contatto con i propri compagni, con una media di 29 ore settimanali; mentre svolge attività didattica separatamente con l’insegnante di sostegno per un numero residuale di ore (2,9 ore settimanali in media).

Solo per circa un terzo degli studenti con disabilità (31%), però, l’attività dell’insegnante per il sostegno coinvolge l'intero gruppo classe, consentendo una didattica realmente inclusiva e fatta di interazione con i coetanei. Mentre per oltre la metà (52%), l’intervento è centrato sul singolo alunno, con un minimo di interazione con il gruppo. Sempre meglio di quel 16% - non poco - che è costretto a vivere un’esperienza didattica completamente isolata, con l’insegnante che lavora solo con loro, escludendoli di fatto dal contesto di classe.

Resistono le barriere architettoniche

Ma non c’è solo la didattica a complicare la reale integrazione degli studenti disabili nel sistema scolastico. Anche le strutture ci mettono del loro. Chi è affetto da una deficit motorio rischia addirittura di non potere arrivare nemmeno in classe a causa delle barriere architettoniche degli edifici scolastici. Visto che solo il 41% degli edifici scolastici risulta “accessibile”: al Nord sale al 44%, nel Mezzogiorno scende al 37%.

Le barriere più diffuse? Ascensori mancanti o inadeguati (così nel 50% degli istituti), servoscala assenti (37%), bagni non a norma (26%), rampe interne insufficienti (25%).

E per chi ha una disabilità di tipo sensoriale va ancora peggio: solo il 17% delle scuole ha una segnaletica visiva per studenti non udenti, appena l’1% dispone di mappe a rilievo o percorsi tattili per ciechi e ipovedenti.

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