L'ANALISI

Studenti disabili, la scuola italiana è la più “inclusiva” d’Europa (sulla carta): i docenti di sostegno abbondano, mancano posti fissi e formazione

Nelle nostre classi il 97% degli alunni con disabilità viene pienamente coinvolto nelle attività comuni con gli altri studenti. Nonostante ciò quasi il 30% non arriva a prendere il diploma superiore. Molto dipende dagli insegnanti: il loro numero sarebbe sufficiente per dare un “sostegno” adeguato, ma una quota consistente non è formata per il “sostegno” e oltre la metà sono precari

24 Feb 2025 - 15:40
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Meglio la qualità o la quantità? Se si tratta di disabilità e inclusione scolastica, sarebbe auspicabile averle entrambe. Perché se è vero che la scuola italiana è quella che in Europa riesce meglio a integrare gli studenti disabili, grazie a un adeguato numero di docenti di sostegno, dall’altra una quota significativa di essi è precaria e manca di una formazione sufficiente.

A rilevarlo è una ricerca curata dall’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università “Cattolica” di Milano, che il portale specializzato Skuola.net ha voluto approfondire per segnalare zone di luce e d’ombra di un tema così delicato. La buona notizia è che il 97% degli studenti con bisogni educativi speciali è inserita quotidianamente nelle attività delle classi comuni. Un bel passo avanti rispetto a un passato, nemmeno troppo lontano, fatto di sostanziale marginalizzazione.

Troppi studenti con disabilità si fermano prima del tempo

Ma, nonostante ciò, alla fine molti degli alunni con maggiori difficoltà restano comunque indietro nel percorso di formazione: tra i giovani under 25, affetti da una qualche forma di disabilità, circa 3 su 10 si fermano al diploma di terza media.

Cosa genera questa discrepanza? Un problema che il nostro Paese sembra proprio non riuscire a risolvere del tutto: l’efficacia del supporto dato a questi studenti da parte degli insegnanti di sostegno (IdS), fondamentali per una vera integrazione.

I docenti ci sono, a mancare è la loro preparazione

Non tanto perché sono pochi, anzi. Nell’ultimo decennio il rapporto studenti/docenti è andato a migliorare, cosicché oggi si attesta a 0,7: ogni insegnante di sostegno deve gestire meno di due alunni.

La questione, piuttosto, affonda le radici nella insufficiente formazione dei docenti preposti a tale compito: quasi il 30% degli IdS non ha frequentato un corso di specializzazione specifico.

Quasi tutti partecipano alle attività comuni: siamo leader in Europa

L’Italia, dunque, viaggia come un treno solo sulla carta: l’Osservatorio, riprendendo i livelli standard fissati dall’Unesco - secondo cui un alunno con disabilità si considera “incluso” se trascorre almeno l’80% del tempo con i compagni nelle classi comuni - pone il nostro Paese al primo posto continentale, registrando il 97% di studenti inclusi. Gli altri, su questo aspetto, ci guardano in lontananza: il Portogallo è all’87%, la Grecia all’85%, la Spagna all’83%.

In Germania, poi, solo il 52% degli alunni con disabilità è iscritto alle scuole ordinarie e passa almeno l’80% del tempo con i propri compagni nelle classi comuni. In Francia, invece, è vero che l’87% risulta iscritto nelle scuole ordinarie, ma solo il 43% di questi è incluso nelle classi comuni. In Danimarca, appena il 9% degli studenti con disabilità passa come minimo l’80% del tempo nelle classi comuni.

L'inclusione non è garanzia di formazione scolastica

A un certo punto, però, il meccanismo si inceppa. E, tanto per cominciare, ci si trova di fronte a quel dato, già anticipato, che vede appena il 29,5% dei disabili di età compresa tra i 18 e i 24 anni - con patologie lievi o gravi - possedere al massimo la “licenza” media. Anche se, va detto, la stessa dinamica riguarda parecchie nazioni. Noi non siamo nemmeno tra i peggiori: la media europea si attesta al 22,5%.

Comunque una statistica di cui andare ben poco fieri. E che risente soprattutto di una classe docente poco preparata ad affrontare le problematiche connesse alla disabilità in ambiente scolastico. Eppure, di recente, il numero degli insegnanti di sostegno (IdS) in Italia ha registrato una crescita significativa: rappresentano ormai quasi un quarto del corpo docente totale. Nell'anno scolastico 2022/2023, gli IdS erano infatti 217.796, pari al 23% del totale. Con un aumento del 163% rispetto al 2003/2004.

Parallelamente, gli studenti con disabilità sono passati da 216.452 nel 2015/2016 a 312.235 nel 2022/2023. L'incremento dei docenti preposti ad affiancarli, perciò, è stato più marcato, portando il rapporto IdS/alunni disabili dallo 0,59 del 2016/2017 allo 0,70 nel 2022/2023. Grazie a deroghe regionali che hanno superato lo standard nazionale di un insegnante ogni due studenti con disabilità.

La precarietà ostacola la continuità didattica

Il vero punto critico, semmai, è il loro curriculum: quasi un terzo degli IdS non ha frequentato un corso di specializzazione specifico, e il 59% di essi è impiegato con contratti precari. La mancanza di stabilità e di preparazione adeguata potrebbe, dunque, compromettere la continuità didattica e l'efficacia dell'inclusione degli studenti con disabilità.

E poi c’è la solita questione geografica, che impedisce di avere un’applicazione omogenea del sostegno. Ma, rispetto a quanto siamo abituati a dover constatare, il rapporto di forza tra Nord e Sud in questo caso si inverte.

Nel Mezzogiorno, il numero di IdS per alunno è significativamente più alto rispetto al Settentrione: 0,74 contro 0,63. Va anche meglio al Centro, dove il dato sale a 0,75. C’è una regione - il Molise - dove teoricamente c’è addirittura un docente per ogni studente con disabilità (1). La più in difficoltà è invece il Veneto, con due alunni per insegnante (0,5).

“Non sono mai abbastanza i docenti di sostegno: questo è del tutto evidente. Ma dobbiamo anche dare atto al nostro Paese che negli ultimi anni si è fatto molto per incrementarne il numero (e quindi gli stipendi a libro paga). Purtroppo, quella che è mancata è la qualità: ancora troppi gli insegnanti non adeguatamente formati o abilitati a gestire le disabilità oppure precari. Ma in mancanza di una programmazione accademica che porti a incrementare il numero di docenti abilitati, oggi pur di mettere qualcuno in cattedra ci dobbiamo accontentare di persone magari bravissime nella pratica ma senza la necessaria preparazione”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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