Secondo una ricerca di Parole O_Stili e Istituto Toniolo, tanti ragazzi approfittano della Dad per distrarsi. Il 77% di loro spera di tornare presto in classe
Un anno di didattica a distanza, più o meno ininterrotto, ha fatto saltare ogni schema, morale e comportamentale. Eccolo un altro degli effetti negativi della pandemia. Perché, con le lezioni online, non solo è nettamente peggiorato il rapporto tra i ragazzi e la scuola, in molti casi già in condizioni normali poco esaltante. Gli studenti, infatti, lontani da orecchie e occhi indiscreti - se non quelli della videocamera e del microfono del computer, facilmente disattivabili - hanno soprattutto dato libero sfogo ai propri bassi istinti. Durante le spiegazioni dei prof succede di tutto: si chatta con gli amici, si parla con gli altri membri della famiglia, si mangia, addirittura si cucina. A mostrare questo quadro disastroso è una ricerca condotta - grazie al contributo di 3.500 alunni delle scuole secondarie - da Parole O_Stili e Istituto Toniolo, con il supporto tecnico di Ipsos.
In Dad si fa tutto, tranne che seguire i professori
Le 'confessioni' dei ragazzi parlano chiaro. Durante la Dad, come riporta il sito Skuola.net, praticamente tutti (96%) hanno preso l'abitudine di scrivere ai compagni di classe sulle varie chat mentre c'è la lezione, di fatto portando sul digitale le chiacchiere che si fanno in aula con i vicini di banco. E circa 9 su 10 tengono, più o meno, costantemente aperti i social network per guardare cosa fanno gli altri ma anche per condividere contenuti. C'è pure qualcuno che dialoga allegramente con chi gli sta intorno (nonni, genitori in smart working, altri fratelli in Dad, ecc.). Ma stando in casa, a pochi passi (se non direttamente) in cucina, tantissimi ragazzi approfittano della situazione per soddisfare anche i bisogni primari: l’88% consuma abitualmente cibo, il 39% ha cucinato spesso e volentieri.
La distanza fa passare la voglia di studiare
Ovviamente, poi, ci sono i danni arrecati dalla scuola 'a distanza' alla qualità dello studio. È vero che l'adozione degli strumenti digitali ha consentito di sostituire con buoni risultati la scuola in presenza: per il 79% il giudizio su questa funzione della tecnologia è positivo. Addirittura, il 50% ha promosso con un “sufficiente” e “buono” il livello di digitalizzazione degli insegnanti, quota che sale leggermente quando valutano la capacità della scuola di fornire le infrastrutture digitali necessarie. Ma, pur essendo una modalità che in futuro entrerà sempre più nella didattica, ha ancora bisogni di un bel po' di rodaggio: solamente il 35% dice di aver appreso in modo più efficace i contenuti delle lezioni e appena il 23% dice di essere stato invogliato a studiare da una situazione così anomala e inedita. Per questo, il 77% non vede l'ora di tornare in presenza.
Le relazioni sociali si 'raffreddano'
Tra le cose più evidenti che la sospensione della didattica in presenza ha generato, infine, c’è sicuramente una distanza “relazionale” tra i compagni di classe e tra studenti e professori: ad esempio, 1 su 4 ha notato un peggioramento del rapporto e del dialogo con l’insegnante; grosso modo la stessa proporzione che lo ha riscontrato nel rapporto con i coetanei. Per fortuna, oltre il 70% dice di aver beneficiato di un rilevante supporto da parte dei familiari. Forse perché, in questi mesi, sono stati spesso loro alleati; visto che solo il 17% dei genitori ha imposto limiti di tempo nell’utilizzo dello smartphone, il 14% nell’accesso ai social e il 13% nell’accesso ai giochi online.