Report Eurostat

Tanti docenti e pochi alunni: l’Italia dell’inverno demografico fa meglio della celebrata Finlandia in termini di rapporto prof-studenti

Per ogni insegnante ci sono poco più di 10 alunni, seguendo un trend che migliora di anno in anno. La media UE è di oltre 12. Questo però è dovuto soprattutto al crollo degli iscritti causato dalla denatalità 

13 Nov 2024 - 12:36
 © tgcom24

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In Italia ci sono troppo pochi docenti? Una domanda a cui, sulle prime, si sarebbe portati a rispondere in maniera affermativa. In realtà le cose stanno diversamente. Secondo l’ultimo report Eurostat sul tema - relativo al 2022 - il nostro Paese ha uno dei migliori rapporti studenti-insegnanti.

Considerando tutto il sistema scolastico - dalle elementari alle superiori - abbiamo 10.4 alunni per ogni docente, mentre in Europa ce ne sono mediamente 12.1. Un dato che si mantiene abbastanza costante tra primo ciclo di istruzione (10.8) e secondo ciclo (10.0).

Rapporto docenti-alunni: la situazione nella UE - E come fa notare un’analisi del portale Skuola.net, meglio di noi fanno solo una manciata di Nazioni, peraltro molte di loro abbastanza piccole quanto a territorio e popolazione, come: Grecia (8.3), Lussemburgo (8.5), Malta (8.7), Liechtenstein (8.8), Croazia (8.9), Norvegia (9.5), Belgio (9.9). Sopra i dieci alunni per professore si piazzano: Austria (10.1), Portogallo (10.2) e Cipro (10.3).

Ma la cosa ancor più rilevante è che le grandi d’Europa, con cui spesso veniamo messi a confronto, hanno proporzioni meno gestibili. La Francia, per dire, con 15 studenti per docente è al penultimo posto, davanti solo al fanalino di coda dei Paesi Bassi, laddove per ogni professore ci sono ben 16 ragazzi. Dietro di noi anche la celebrata Finlandia (12.7), il cui sistema scolastico è un riferimento a livello mondiale. Stessa cosa per la Germania (13.3) e la Spagna (11.3)

Determinante il crollo degli studenti - Ciò di cui probabilmente non si deve andare fieri, semmai, è la ragione che ci fa posizionare così bene rispetto agli altri. Perché tutto questo è in gran parte dovuto non tanto all’aumento delle cattedre quanto al crollo degli iscritti a scuola: in dieci anni l’Italia ne ha persi quasi 800 mila (-10%), passando dai circa 7,9 milioni censiti nell’anno 2015/16 ai poco più dei 7 milioni accolti dalle nostre classi nell’anno appena partito. E solo negli ultimi dodici mesi, tra il settembre 2023 e il settembre 2024, ne sono scomparsi oltre 120 mila.

Mentre, nello stesso periodo, il numero dei docenti è rimasto sostanzialmente stabile: come segnala un’elaborazione del sito Tuttoscuola - basata su dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito - dieci anni fa (2015/16) se ne contavano quasi 681 mila, oggi ne abbiamo poco più di 684 mila (+0,5%).

Anche per questo, il rapporto alunni-insegnanti attuale è uno tra i più bassi di sempre, giunto al termine di un quinquennio in costante discesa: nel 2018 e nel 2019 era a 10.9, nel 2020 a 10.7, nel 2021 a 10.6. E per il 2024/25 si ipotizza un ulteriore calo: la proporzione dovrebbe attestarsi a 10.3. Buona o cattiva notizia? Dipende dai punti di vista, ma forse l’approccio pessimista è quello che potrebbe avvicinarsi di più alla realtà dei fatti.

“Questi dati - fa notare Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - devono far riflettere sul rapporto tra qualità e quantità: molti dei sistemi scolastici che ci precedono in termini di risultati nelle rilevazioni OCSE vantano in proporzione meno docenti di noi. Questo spiega anche perché, in alcuni casi, gli stipendi dei docenti siano migliori rispetto a nostri. E fa riflettere sulla necessità di correggere quanto prima il paradosso, ancora esistente, delle classi pollaio: non è possibile che in un rapporto così favorevole, in termini medi, si verifichino situazioni del genere”.
 

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