Lim e aule pc sono ormai presenti in quasi tutti gli istituti, dove sono, però, i docenti che li utilizzano?
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Di tecnologie digitali da fine millennio e dintorni, ovvero aule pc e Lim, le scuole sono più o meno piene. A mancare vistosamente sono gli interpreti - soprattutto docenti formati per utilizzarle - e le innovazioni che l’ultimo decennio ci ha riservato: connessione in banda larga, copertura wi-fi, tablet e ambienti didattici digitali. Anche se va sottolineata la crescita del numero di studenti che frequenta una classe in cui tutti hanno a disposizione un device personale sul banco: sono il 28% e sono raddoppiati rispetto a 12 mesi fa. Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nell’annuale rapporto di Skuola.net sull’uso delle tecnologie a scuola. Il problema maggiore è, ancora una volta, il netto divario tra Nord e Sud: il primo traina, il secondo frena il cambiamento. Sembra di essere in due Paesi differenti.
La tecnologia c’è, ma non dappertutto si vede
In base a quanto dicono gli 8500 studenti intervistati – di scuole medie e superiori – in tutti gli indicatori si vedono ulteriori passi in avanti. Ma non basta. Le aule computer, ad esempio, sono presenti in 9 istituti su 10 ma solo nel 39% dei casi vengono usate frequentemente (21% tutti i giorni, 18% almeno una volta alla settimana); il 17% accende i pc almeno una volta al mese. Ma deve preoccupare il fatto che il 34% (che al Sud sale al 52%) non l’abbia mai usata, pur avendola a disposizione.
Raddoppiano le ‘classi 2.0’
Con le dovute proporzioni, va quasi meglio con la digitalizzazione delle singole classi. Visto che il 28% dei ragazzi afferma che nella sua tutti gli studenti sono dotati di un pc o di un tablet personale da usare durante le lezioni (dato che al Nord arriva al 35%): nel 22% dei casi gliel’ha fornito gratuitamente la scuola, nel 6% hanno dovuto pagare un contributo per averlo. Si tratta di una crescita del 100% rispetto a 12 mesi fa, quando gli intervistati in simili condizioni non arrivavano al 14%. Ma sono ancora in maggioranza quelli che non utilizzano alcun device per la didattica frontale: in media il 58%, nel Mezzogiorno addirittura il 78%.
La LIM si conferma lo strumento più utilizzato
Il mezzo più sfruttato rimane, però, la Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) che è diffusa praticamente come le aule pc – l’87% degli studenti dice di averla a disposizione – ma è molto più utilizzata: il 44% l’accende tutti i giorni (54% al Nord), il 16% almeno una volta alla settimana, solo il 10% una volta al mese. La quota di quanti ce l’hanno ma non la usano, nel caso della LIM, si ferma al 17%. Con le scuole del Sud che, anche in questo caso, arrancano: il 32% dei ragazzi del meridione sostiene che nella propria classe la LIM c’è ma è perennemente spenta.
Le connessioni a singhiozzo rallentano lo sviluppo
Parte tutto o quasi, forse, dai problemi di connessione. Perché 1 studente su 4 – il 23% - non ha una rete wi-fi che arrivi nella propria classe. A cui va aggiunto un 13% che può sfruttare solo la connessione presente in alcune aree comuni della scuola o nei laboratori, comunque insufficiente a sostenere la navigazione di tutti gli ipotetici utenti. Tra l’altro a una velocità che il 16% giudica scadente e il 26% discreta (solamente il 33% la ritiene ottima, il 25% buona). Il 31% del campione, invece, si deve accontentare di una connessione ‘fisica’, via cavo LAN. Ma il gruppo di alunni più rappresentativo è composto da quelli (33%) che un sistema per connettersi non ce l’hanno proprio. Con la nota a margine di sempre: al Sud il 60% degli studenti non ha a disposizione né wi-fi né LAN.
Formazione 'tech' dei professori da migliorare
Sin qui il livello d’innovazione delle strutture scolastiche. Ma la sostanza, la didattica, com’è messa? Quanti professori svolgono lezioni sfruttando appieno le nuove tecnologie che hanno a portata di mano? Non sono pochi ma neanche tanti. Con le solite differenze Nord-Sud. Ancora più accentuate. Dal sondaggio emerge che in circa 7 classi su 10 i docenti utilizzino materiali trovati online (foto, video, presentazioni, articoli, ecc.) per approfondire le lezioni: nel 42% dei casi lo fanno tutti i prof, nel 30% solo alcuni. Operazione che, la metà delle volte, avviene tramite la LIM; in 1 caso su 4 con gli strumenti personali dell’insegnante; 1 su 10 è autorizzato a usare il proprio smartphone. Peccato che al Sud, questo, non avvenga così di frequente: il 52% degli studenti è ancora costretto a seguire lezioni esclusivamente di tipo tradizionale.
Cittadinanza digitale: al Sud è quasi inesistente
Non c’è, però, solo il programma scolastico. La conoscenza della tecnologia passa anche per l’apprendimento del corretto uso delle mille risorse che l’innovazione mette e a disposizione dei ragazzi ma anche di una piena consapevolezza dei rischi legati al suo utilizzo. Qui il ruolo della scuola – intesa come sistema – è fondamentale. Ma, ad oggi, non è sufficiente. Solamente il 48% degli intervistati dice che il proprio istituto ha organizzato corsi sull’uso dei programmi di produttività, sul coding, ecc. (ma, di nuovo, al Sud il dato negativo è molto più prevalente: nessun corso nell’82% dei casi). Va leggermente meglio in tema di cittadinanza digitale (cos’è il cyberbullismo e come affrontarlo, come difendersi dalle truffe online, ecc.): la percentuale di lezioni dedicate all’argomento qui sale al 62% (ma al Sud non va oltre il 25%). Alla fine, però, appena il 28% del campione dice di aver arricchito il proprio bagaglio di conoscenze digitali proprio grazie alla scuola; un altro 28% giusto su qualche aspetto; il 44% poco o niente. Di strada da fare ce n'è ancora tanta. Ma almeno siamo partiti.