Il Governo ha stabilito che dall’11 gennaio gli studenti delle superiori torneranno, con una presenza al 50%, nelle classi. Anche se in diverse regioni la data slitterà o potrebbe slittare di diversi giorni
IC Alfieri Lante della Rovere, Roma © Ansa
Turni, percentuali di presenza, nuovi orari d'ingresso e uscita, modalità di trasporto: con il passare delle ore il rientro a scuola degli studenti, soprattutto di quelli delle superiori, sta diventando sempre più un rebus. L'indicazione del Governo, dopo lo slittamento della data inizialmente prevista (7 gennaio, alla fine della sosta natalizia), è quella di far tornare sui banchi i ragazzi più grandi a partire da lunedì 11 gennaio; in tutta Italia ma non tutti assieme. Si partirà con il 50% di presenze per poi tentare di arrivare al 75% dal 15 in poi, così come ottimisticamente previsto dal Dpcm del 3 dicembre scorso.
Una decisione che non sembra però aver convinto le Regioni: ognuna ormai sta andando per conto suo. Così gli alunni e le loro famiglie sono in preda alla confusione, dovendo fare i conti con date diverse a seconda dell'area geografica e modalità differenti di organizzazione in base alla scuola di appartenenza. Skuola.net ha provato a fare un po' di chiarezza riassumendo le regole di base che dovranno sovrintendere alla riapertura degli istituti.
Le linee guida per far tornare in classe gli studenti delle superiori
Perché delle linee guida generali esistono, che le regioni possono adottare e che in queste ore le scuole stanno effettivamente applicando e comunicando ai diretti interessati. Sono il frutto di un lungo lavoro portato avanti nel corso del mese di dicembre a livello locale, che ha visto sedersi attorno a un tavolo - coordinati dai prefetti – tutti i soggetti coinvolti: in primis gli istituti, gli amministratori locali, i responsabili del sistema locale dei trasporti (tra i nodi più problematici da sciogliere). Le soluzioni, da calare poi nella realtà di riferimento a seconda delle esigenze specifiche, vanno a toccare parecchi punti: dalla durata delle lezioni alla lunghezza della settimana scolastica, dalla percentuale di alunni presenti in classe (e di alunni in collegamento da casa) al suono della prima e dell'ultima campanella di giornata. Ecco le principali:
- differenziazione degli orari di ingresso e di uscita dagli Istituti scolastici, articolata in due fasce: le più gettonate sono 8-14 e 10-16; così da dividere in gruppi più piccoli gli alunni;
- flessibilità in entrata, per evitare gli assembramenti: con lo scaglionamento degli ingressi tra le 7:45 e le 8:00 o tra le 9:30-9:45, a seconda del turno di appartenenza;
- articolazione delle attività didattiche in 6 giorni, con frequenza anche al sabato, anche per chi solitamente adotta la settimana corta (saranno le scuole a decidere il da farsi);
- riduzione dell’“ora scolastica” e, quindi, delle singole lezioni a 45/50 minuti (anziché i canonici 60 minuti).
Sono state anche messe a disposizione le risorse finanziarie destinate a coprire i costi dei servizi aggiuntivi per potenziare il sistema dei trasporti in termini di mezzi e di chilometri percorsi (si tratta di oltre 300 milioni di euro).
Regioni divise tra turno unico e doppio turno
Un'operazione di sintesi che è stata ulteriormente aggiornata alla luce dell'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza (del 24 dicembre), che ha ridotto l'obiettivo della presenza fisica in aula degli studenti dal 75% al 50% (per il periodo 7-15 gennaio, poi diventato 11-15 gennaio). Come ha annunciato il ministro degli Interni Lamorgese alla vigilia del nuovo anno, è emerso un quadro così composto:
- Abruzzo, Calabria, Campania (ad eccezione della provincia di Benevento, che ha riportato l’ingresso su un unico turno), Friuli Venezia Giulia (ad eccezione della provincia di Gorizia, che ha riportato l’ingresso su un unico turno), Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Toscana (ad eccezione della provincia di Lucca, che già prevedeva una flessibilità in entrata) hanno confermato l'organizzazione delle lezioni su un doppio turno;
- Basilicata, Emilia Romagna, Molise, Sardegna (ad eccezione della provincia di Cagliari che, solo per i licei, mantiene il doppio turno di ingresso) e Veneto (ad eccezione della provincia Treviso, che ha confermato la scelta dei turni di ingresso del doppio turno di ingresso e uscita) hanno confermato l'idea iniziale di mantenere l’organizzazione scolastica sulla base di un unico turno di ingresso.
- Marche, Piemonte, Sicilia e Umbria, pur avendo aderito all'articolazione su due turni, hanno temporaneamente riportato l’ingresso su unico turno;
- nelle province autonome di Trento e Bolzano sono state fissate specifiche modalità di ripresa dell’attività scolastica in presenza.
Scuole chiuse: per qualcuno se ne riparla a febbraio
L'idea è quella di usare le nuove regole come una sorta di “stress test” per verificare la tenuta del sistema. Visto che, dopo il 15 gennaio, il governo vorrebbe effettivamente provare a riaprire le aule al 75% della popolazione studentesca più grande. Un obiettivo che, però, nelle ultime ore si sta scontrando con i timori di molti governatori che, preoccupati per il rialzo dei contagi, stanno emanando ordinanze che fanno slittare in avanti la ripresa dell'attività didattica in presenza. Al momento in cui questo articolo è stato chiuso, sappiamo che:
- In Piemonte e Molise le scuole continueranno con la didattica a distanza al 100% almeno fino al 17 gennaio (nel caso del Molise la chiusura è stata estesa a tutte le scuole di ogni ordine e grado); nel Lazio sembra ormai certo l’arrivo di un’ordinanza che proroga la Dad al 100% per le superiori fino al 17;
- In Lombardia e Campania la Dad totale per gli studenti delle superiori proseguirà fino al 24 gennaio (in Campania resteranno a casa come minimo fino al 17 gennaio anche gli alunni di terza, quarta, quinta elementare e delle scuole medie);
- In Veneto, Friuli Venezia Giulia, nelle Marche, in Calabria e, quasi sicuramente, in Sardegna ragazzi delle superiori a casa per tutto il mese di gennaio: si riapre, come minimo, il 1 febbraio (in qualche caso anche i più piccoli saranno in Dad ancora per qualche giorno);
- Solo in Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Liguria e in Valle d'Aosta (al momento) è prevista la riapertura delle superiori da lunedì 11 gennaio, ovviamente se la situazione dei contagi lo permetterà;
- In Umbria, Sicilia e Basilicata le superiori dovrebbero riaprire l'11 gennaio ma si sta valutando se prorogare la chiusura per un'altra settimana (in Umbria) se non addirittura per tutto il mese (è il caso di Sicilia e Basilicata);
- In Puglia la didattica sarà a distanza fino al 15 gennaio per ogni ordine e grado ( eccetto esplicita richiesta delle famiglie a seguire le lezioni in presenza):
- Solamente nelle province autonome di Trento e Bolzano (complice l'autonomia di cui godono) tutto è ripreso, seppur con il 50% di presenze, già il 7 gennaio.