Tra il 5 e il 16 giugno, a seconda delle Regioni, si concluderà questo complicato anno scolastico. E, diversamente da quanto auspicato dal governo, alle scuole superiori solo per pochi le ultime settimane saranno del tutto in presenza
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Siamo ormai all’ultimo mese di scuola 'in presenza': riusciranno tutti gli studenti, davvero, a sedersi al proprio banco in contemporanea, dalle elementari alle superiori? La domanda è legittima perché, molto probabilmente, questo obiettivo non si potrà realizzare appieno. Il Governo ha puntato forte sulla riapertura degli istituti, spingendo per riportare gli alunni in aula – specie quelli delle superiori, i più penalizzati – e sottrarli definitivamente alla Dad. E, in teoria, così è: dal 26 aprile, in zona gialla o arancione (quindi praticamente ovunque), le scuole di secondo grado possono ripartire a ranghi completi. Peccato che, nella maggior parte dei casi, i progetti si sono dovuti scontrare con la realtà dei fatti. Perché, ad oggi, tra i più grandi solamente 1 studente 4 ha potuto riprendere a fare lezione con la classe al completo, dal vivo. A segnalarlo un sondaggio di Skuola.net che ha coinvolto 3.500 studenti delle superiori nelle settimane successive all'ennesima ripartenza.
C'è chi non arriva neanche al 70%
Le regole sulle riaperture, contenute nell'ultimo decreto governativo, in alternativa mettono a disposizione delle scuole (tranne quelle in zona rossa, che possono contenere i flussi al 50%) anche un 'piano b': laddove non si riesca a garantire il 100% di presenze almeno si arrivi a una quota minima del 70%. Parecchi istituti, però, potrebbero non riuscire a raggiungere neanche questo traguardo. Attualmente, stando a quanto dicono i ragazzi, sempre in zona gialla-arancione circa 1 su 3 fa lezione in classe al 50-60% delle ore. Il restante 43% oscilla tra il 70% e il 90%.
Tutelati gli alunni delle classi più 'delicate'
Alcune scuole, però, hanno fatto il possibile per mandare almeno una porzione di alunni sempre in classe, concentrandosi su quelli che vivono passaggi cruciali: in un terzo dei casi (35%) le prime e le quinte vanno al 100%, nel 22% dei casi si è data la priorità ai maturandi, un residuo 4% ha scelto di salvaguardare chi ha appena cominciato il percorso. Nel 39% dei casi, però, si resta con tutta la comunità scolastica che si alterna tra Dad e presenza.
L'affollamento delle aule impedisce il ritorno al completo
Cosa impedisce a queste scuole di riaprire definitivamente? Il problema è soprattutto di tipo 'strutturale'. Sono gli edifici a non essere pronti a una ripartenza nel rispetto dei protocolli anti-Covid. Quasi 4 studenti su 10, infatti, affermano che risulterebbe impossibile il distanziamento in classe dato l'elevato numero di alunni (17%) oppure che l'istituto non ha in generale spazi a sufficienza per ospitare tutti gli iscritti rispettando le norme. Per il 16%, invece, quella di rimanere in parte in Dad è una scelta consapevole della scuola; il 12% è stato fermato non tanto dall'istituto quanto da un'organizzazione deficitaria della rete dei trasporti locale che ha sconsigliato il ritorno di massa.
Il trasporti pubblico resta un nodo problematico
Proprio il tema del tragitto casa-scuola è uno dei più caldi e, forse, meno risolti del travagliatissimo anno scolastico che sta per concludersi. Tra chi prende i mezzi pubblici, tra settembre e oggi, appena 1 su 10 - nei periodi di lezione in presenza - non ha dovuto combattere con il sovraffollamento sui veicoli. Tutti gli altri hanno viaggiato su mezzi che non garantivano il distanziamento ogni giorno (46%) o comunque molto spesso (44%). E oggi la situazione non è che sia cambiata di molto: solo il 40% di loro ha notato qualche miglioramento. Affollamento che continua a esserci anche all'ingresso degli istituti: solamente nella metà dei casi (53%) la scuola ha spalmato su più orari l'arrivo degli alunni.
A mancare è stata la pianificazione
“Che la presenza al 100% alle superiori non fosse possibile per tutti era un fatto praticamente certo - commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - soprattutto alla luce delle scelte d’inizio anno scolastico: investire maggiori risorse per garantire la presenza degli studenti del primo ciclo e accettare che alle superiori, laddove non ci fossero abbastanza spazi disponibili, una parte degli alunni svolgesse le lezioni a distanza. In questi mesi, a parte terminare le consegne dei banchi monoposto, non sono stati compiuti progressi significativi per aumentare gli spazi disponibili in classe e non sono cambiate le norme sul distanziamento sociale. E laddove dei passi avanti ci sono stati, non sempre c’è da rallegrarsi: gli alunni per classe si sono ridotti anche a causa della dispersione scolastica”.