Il 9 marzo di un anno fa iniziava il lockdown nazionale, con il passaggio alla didattica a distanza per tutte le scuole. Molto è cambiato da allora ma, con le nuove strette decise dal Governo nelle zone più a rischio, si sta tornando alla Dad anche nei cicli inferiori. Dopo dodici mesi, Skuola.net ha voluto focalizzare i punti di maggior attenzione legati alle lezioni online
È passato un anno dal primo lockdown ma, nella gestione della pandemia, per molti versi l'Italia sembra essere quasi al punto di partenza. Da questa considerazione non sfugge il mondo della scuola, che si sta preparando a una nuova chiusura generalizzata. La cosa, in teoria, non dovrebbe preoccupare. Si torna alla Didattica a distanza, la protagonista indiscussa degli ultimi dodici mesi (inizialmente per tutti quanti, poi soprattutto per gli studenti più grandi). Il meccanismo ormai dovrebbe essere più che rodato. Ma le cose non stanno così. Ancora oggi, molti ragazzi disegnano un quadro non proprio esaltante della Dad. Il portale Skuola.net lo ha scoperto chiedendo a 3mila alunni delle scuole superiori di fare un bilancio della propria esperienza. Un racconto che mostra delle luci ma anche parecchie ombre. Non la migliore delle premesse ora che dovranno riprendere confidenza con la Dad anche moltissimi bambini di scuole dell'infanzia e primarie, laddove le lezioni online hanno funzionato meno. Ecco i punti critici e quelli risolti.
Didattica a distanza: cosa succede davvero nelle classi?
La Dad si fa in pigiama
Cosa è andato storto? Potremmo dire che il freno al successo della Dad ha una doppia natura, mentale e strutturale. Sul primo aspetto il ruolo dei ragazzi è determinante: la scuola a distanza non è ancora percepita come una modalità di apprendimento vera e propria. Basta osservare il loro comportamento davanti lo schermo. Quasi 1 su 3, ad esempio, ammette che quando è a casa segue le lezioni rimanendo comodamente in pigiama, contravvenendo alle regole del galateo online nonché alle linee guida del Ministero.
Furbetti in Dad
L’abbigliamento, tra l'altro, non è neanche la cosa peggiore, visto che più di 6 su 10 confessano che, almeno una volta, hanno risposto presente all'appello del docente ma poi hanno spento microfono e telecamera per fare i propri comodi; per quasi 1 su 10, tra l'altro, questa è un'usanza frequente. A invogliarli un illusorio senso d'impunità: oltre 8 su 10 sono convinti che, quando lo hanno fatto, il professore di turno non si sia proprio accorto di nulla. E quasi nessuno ha avuto conseguenze disciplinari.
La scuola online per molti è 'a singhiozzo'
Si diceva, però, del limite strutturale. A essere chiamata in ballo, qui, è la scarsa digitalizzazione di ampie fasce del nostro Paese. Sarebbe ingeneroso addossare tutte le 'colpe' agli studenti e alle loro famiglie. Ma il risultato non cambia: nonostante l'esperienza dell'ultimo anno, attualmente meno di 4 su 10 dicono di avere un collegamento Internet veloce, stabile e senza limiti di traffico. Gli altri? Il 30% ha una connessione lenta, il 17% ha i giga limitati, il 12% ha problemi su entrambi i fronti.
Per fortuna tutti hanno un dispositivo
Parziale sospiro di sollievo, invece, per quel che riguarda i dispositivi: circa 9 ragazzi su 10 hanno un computer o un tablet personale (solo il 10% lo deve dividere con gli altri componenti della famiglia, appena il 3% non ne ha neanche uno in casa).
Le case hanno cambiato volto
Dove gli italiani se la sono cavata alla grande è sull'organizzazione degli spazi casalinghi. La didattica a distanza, nella maggior parte dei casi, oggi non sembra impattare così negativamente sulle dinamiche famigliari: il 68% dei ragazzi, infatti, segue le lezioni in una stanza separata dal resto della casa (cameretta o studio) e un altro 18% ha uno spazio tutto suo seppur in un ambiente comune (soggiorno, cucina, ecc.). Solamente poco più di 1 su 10 deve adattarsi giorno per giorno, col rischio di creare problemi allo smart working dei genitori, alla Dad di eventuali fratelli o semplicemente alla libertà di movimento degli altri componenti della famiglia.
Dad, come migliorare? I consigli per grandi e piccoli
Ma la sfida non è ancora finita. In questi giorni milioni di bambini – di asili, elementari e prime medie - stanno tornando in modalità Dad. Nell'anno scolastico 2020/2021 sono stati quelli che sono andati di più in classe. Ora, però, i dati sul contagio li riporteranno indietro nel tempo. Per non ripetere gli errori del passato è necessario adottare una strategia vincente. Come si devono comportare i genitori di questi alunni? Sempre Skuola.net lo ha chiesto a Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Ass.ne Naz.le Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo). Sono cose che in parte fanno tesoro dell'esperienza dei più grandi, che in molti casi già si applicano, ma che è sempre meglio ribadire. Ecco i consigli chiave.
L’aula virtuale ha bisogno degli stessi ritmi di quella reale
La sera prima si deve preparare lo zaino con tutto ciò che serve per seguire la lezione, come si farebbe d’abitudine. Inoltre, si deve essere puntuali alle lezioni, presentandosi sulla piattaforma all’ora stabilita per l’inizio. Vietato, anche per i più piccoli, mostrarsi in pigiama o in tenuta da casa.
La telecamera va tenuta accesa, il microfono non sempre
Quando si è su una piattaforma online vanno spenti i microfoni (se non si usano): l’audio di chi sta parlando - specie se è l’insegnante - sarà più chiaro. La telecamera, invece, va sempre tenuta accesa, affinché l’insegnante e gli alunni possano vedersi e cogliere stimoli visivi da tutti.
Trovare uno spazio a uso esclusivo del bambino
Quando ci sono le condizioni, meglio creare uno spazio privato per i ragazzi, dove possano seguire le lezioni come se fossero nello spazio-aula fisico. No, invece, ai collegamenti dalla cucina o dal divano; così come quelli in cui sono presenti anche i genitori.
Le attività da preferire durante la Dad
Sarebbe molto utile introdurre una didattica alla socialità, per insegnare ai ragazzi che lo spazio condiviso con gli altri, seppur online, ha delle regole; dei diritti e dei doveri. Un’educazione civica allargata, insomma. Perché, ad esempio, non trovare uno spazio anche nelle aule virtuali dove si chiede “Come stai? Come ti senti?”, ascoltando la narrazione delle emozioni di tutti.
Dopo la lezione niente tecnologia
Finita la giornata scolastica è tempo di un sano detox dagli strumenti tecnologici, per almeno due ore. Quindi niente computer, telefono o tablet con cui smanettare. Dopo essere stati seduti per ore durante le lezioni, si dovrebbe tornare ad avere un contatto con il proprio corpo, facendo attività fisica, anche giocando. Farebbe bene anche all’umore.