Un corso di perfezionamento dopo un titolo accademico: quando è consigliato e come scegliere quello giusto? A raccontarlo al portale Skuola.net è Roberto Mirandola, direttore del Master Publitalia in Marketing, Digital Communication e Sales Management, uno dei progetti più longevi d’Italia
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A che serve un master? È una domanda che molti studenti - insieme alle loro famiglie - si pongono quando giungono alle soglie della laurea. E la cui risposta va ponderata bene, per evitare di spendere male tempo ma soprattutto denaro.Infatti, i master rappresentano un investimento dal sicuro rendimento, perché spesso rispondono alla mancanza di skills ed esperienze lavorative di cui soffrono i laureati alla prima esperienza. Creando in alcuni casi connessioni decisive con il mondo del lavoro. A patto di saper scegliere bene.
Come fare? Il portale studentesco Skuola.net ha elaborato un decalogo interpellando Roberto Mirandola, direttore del Master Publitalia, uno dei percorsi più prestigiosi ed efficaci nelle aree Marketing, Digital Communication e Sales Management. Ma soprattutto, giunto alla sua 38esima edizione, è una delle realtà più solide del nostro Paese.
1. Specializza meglio di una…”specialistica”
Un master, secondo Mirandola, è innanzitutto consigliato a chi ha già un’idea del settore in cui vorrà lavorare, anche subito dopo la laurea triennale come alternativa a una laurea specialistica o magistrale.
L’importante, però, è che il corso selezionato specializzi ma non iper-specializzi, permettendo di mettere in pratica le basi teoriche apprese nel percorso accademico pregresso ma senza limitare troppo il campo d’azione successivo.
2. La teoria che va a braccetto con la pratica
In un mondo accademico estremamente teorico come quello italiano, il master rappresenta anche un’occasione concreta, nella maggior parte dei casi la prima, di mettere in pratica conoscenze e competenze pregresse. Questo perché, attraverso docenti, progetti formativi e tirocini sin dall’inizio ci si confronta con la realtà pratica del mondo lavorativo.
3. Un’alleanza tra Accademia, Impresa e Mondo
Un master che si rispetti è quello che riesce a fare un sapiente mix di tutti quegli elementi che possono servire a un giovane che vorrebbe entrare da protagonista ai piani alti del mondo del lavoro. Quali sono? Una squadra di docenti universitari, che possano dare una buona base teorica, comunque necessaria; un team di professionisti provenienti dalle imprese, per dare quella visione concreta di cui si è detto; una serie di collaborazioni con docenti stranieri, per dare respiro internazionale alla formazione, imprescindibile per chi vuole giocare in “serie A”.
4. Le soft skills sono al centro della formazione
Ormai non è più una novità che, al di là della preparazione specifica, per avere successo nel lavoro le cosiddette “competenze trasversali” sono quelle che possono fare la differenza.
Ecco, un master di qualità, oltre a rafforzare la formazione sulle hard skills - specifiche per il tipo di specializzazione che si consegue - dedica ampio spazio all’affinamento delle soft skills, le famose competenze trasversali.
Su tutte: il lavoro in team, facilitato dalla “classe” ristretta; il parlare in pubblico, affinato già durante le giornate di formazione e non relegato solo al momento degli esami o della discussione della tesi finale; l'intraprendenza e il problem solving, centrali nei progetti svolti durante la didattica.
5. Il programma didattico è sempre attuale per essere “ready to work”
Vista la compenetrazione con le aziende, in un’aula di master vengono portati spunti di approfondimento attuali, coerenti con le esigenze del mercato nel momento in cui si svolge il corso. Non ci si limita, dunque, a imparare nozioni strutturate magari anni prima, come invece può accadere nell’ambito accademico puro.
Inoltre, questa “contemporaneità” consente agli studenti di prendere le misure con le mansioni operative e con competenze che, con buone probabilità, verranno richieste al profilo per cui si stanno formando.
6. Può essere un acceleratore di carriere
Un master ha una durata inferiore a un corso di laurea. In genere, si “risparmia” tra l’anno e l’anno e mezzo rispetto a una laurea specialistica biennale. Dopodiché, al termine dell’esperienza “d’aula”, se ben organizzato, permette di inserirsi direttamente all’interno delle aziende.
Le stesse che, peraltro, contribuiscono alla didattica con docenti e testimonianze. Creando i presupposti per far sì che lo studente abbia le competenze che servono a quello specifico contesto e le relazioni per poter entrare in quelle specifiche realtà.
7. Ci sono degli strumenti chiari per riconoscere un master di qualità
Prima di tutto ciò, un corso post laurea efficace può essere riconosciuto “leggendo” la sua storia: un master che sta da tanti anni sul mercato vuol dire che funziona e piace.
Anche il programma didattico può essere un segnale. Importantissima, in particolare, l’integrazione paritaria tra docenti universitari e docenti con esperienza d’azienda, a cui si è già accennato. Per far sì che le lezioni siano sempre centrate sull’attualità, senza dimenticare i fondamenti della materia.
Ma, soprattutto, i master migliori sono quelli “accreditati” presso enti di accreditamento, come l’ASFOR (Associazione Italiana per la Formazione Manageriale). Una “patente” di qualità, da rinnovare ogni cinque anni, che guarda a: piano di studio, corpo docente, sviluppo personale degli allievi.
8. Un lavoro è (quasi) assicurato
A proposito di prospettive lavorative, lo stesso accreditamento ASFOR richiede almeno l’80% di collocamento (cosa che non viene chiesta ai corsi di laurea) entro 6 mesi dal termine del programma: ciò vuol dire che l’organizzazione del master garantisce come minimo uno stage in azienda a tutti, probabilmente individuato settimane prima della fine delle lezioni, attraverso colloqui conoscitivi con le imprese selezionate.
9. Chi lo ha già fatto lascia delle "tracce"
L’esperienza di chi ci ha preceduto, in molti ambiti, può essere un ottimo strumento di orientamento. Per capire dove porta una determinata strada. Questo vale anche per i master: quale migliore spunto di valutazione se non il “racconto” degli ex alunni?
Visionando i profili degli ex Master su Linkedin, è infatti possibile raccogliere informazioni importanti sui percorsi di carriera. Allo stesso modo, le segreterie del master dovrebbero rendere disponibile la “carriera” fatta da tutti gli ex alunni dopo il titolo.
10. Una “rete” che dura per sempre
L’eredità di un master di qualità di solito accompagna per tutta la vita lavorativa. Perché con i compagni di corso si sviluppa una rete di conoscenze - il cosiddetto networking - che può diventare prezioso per lo sviluppo della propria carriera.
Ma anche l’ente formativo può continuare a supportare gli ex-studenti: se lo stage (garantito) non dovesse essere convertito in un contratto, di solito si riescono a trovare altre opportunità nella rete di aziende con cui esso collabora. Come non è raro che siano gli stessi alunni a segnalare eventuali posizioni aperte nella realtà in cui hanno fatto carriera.