UN CONFRONTO IMPIETOSO

Una giovane famiglia guadagna il 30% in meno di una anziana, negli anni '90 erano alla pari

Giovani "bamboccioni" o "furto" generazionale? Rispetto a trent’anni fa sono aumentati i redditi, ma non per tutti allo stesso modo. Ecco perché i giovani fanno fatica ad andare via di casa

21 Mar 2025 - 17:41
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Un'intera generazione ferma al palo, schiacciata tra salari stagnanti e un costo della vita sempre più elevato. E senza punti di appoggio. Sono i giovani di oggi, che in teoria dovrebbero spiccare il volo lasciando il nido famigliare. Ma che, conti alla mano, non possono farcela.

A dirlo è la recente indagine di Banca d’Italia sui “Bilanci delle famiglie italiane” - che passa in rassegna l’evoluzione storica dei redditi familiari dagli anni ‘70 fino al 2022 - analizzata dal portale Skuola.net, che ne propone una lettura pro-nuove generazioni. Senza particolare ricorso alla finanza creativa ma solo guardando i numeri.

Nonostante una timida ripresa, dunque, in generale il potere di acquisto delle famiglie italiane resta notevolmente ridotto, minando anche la strada verso l'indipendenza economica di ragazze e ragazzi.

Tra le giovani famiglie e quelle "over" oggi c'è un abisso

All'inizio degli anni ‘90, ad esempio, le famiglie giovani e quelle più stagionate erano più o meno nelle stesse condizioni economiche. Infatti, i nuclei con un capofamiglia - inteso come il soggetto maschile o femminile con il reddito più elevato - under 30 avevano più o meno lo stesso reddito di quelli nelle fasce anagrafiche successive. Al picco della carriera lavorativa la forbice con chi era all’inizio era meno del 15%.

Oggi, invece, la differenza è sostanziale: all’apice della maturità lavorativa del capofamiglia, il reddito familiare medio è superiore di oltre il 30% rispetto a quello di un nucleo più giovane. Tradotto in soldoni: 43 mila euro all’anno rispetto a 32 mila. Un abisso rispetto ai soli 3 mila euro - attualizzati - di differenza che si registravano negli anni ‘90.

All'apice della carriera si è più "poveri" di 30 anni fa

Essere pensionati negli anni ‘90 era, al contrario, un vero dramma. Preconizzazione - oscura - di quello che avverrà ai giovani di oggi? Speriamo di no, ma sappiamo che il sistema contributivo non fa regali. A differenza del retributivo con cui si sono ritirati gli attuali pensionati.

Per cui se trent’anni fa le famiglie con capofamiglia over 65 avevano un reddito medio quasi dimezzato rispetto ai nuclei under 30, oggi la situazione è capovolta: sono praticamente allineati.

Il messaggio è chiaro: chi entra oggi nella vita adulta, producendo reddito, in proporzione è decisamente più “povero” dei propri genitori. Non è quindi mancanza di voglia, ma un problema di sistema.

I genitori non riescono ad aiutare i figli a spiccare il volo

Ad aggravare la situazione, c’è da constatare che l’emancipazione è legata a doppio filo al background familiare, che tarda ulteriormente ad arrivare per tutti quei giovani che appartengono ai nuclei familiari meno abbienti.

Contestualmente, poi, viene meno da parte delle famiglie - specialmente, ancora, le meno abbienti - la capacità di supportare i più giovani nel cammino verso l’indipendenza.

Chi riesce a mettere da parte qualcosa, oggi, lo fa soprattutto con la volontà di accumulare risorse in vista della vecchiaia o per fronteggiare eventi inattesi o incerti; solo le famiglie più abbienti si possono permettere di aggiungere il sostegno economico per gli eredi.

Ecco quindi spiegato uno dei motivi perché i giovani faticano a emanciparsi. Portandosi dietro anche il calo della natalità. Anche qui si tratta di scienza: più aumenta l’età in cui si tenta la riproduzione, minori sono le chance di successo. 

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