Secondo un'indagine di AlmaDiploma la scelta iniziale è dovuta a diversi fattori
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Il problema in Italia non è convincere gli studenti a iscriversi all’università, quanto piuttosto metterli in condizione di finire. I dati del ministero dell’Università e della Ricerca parlano chiaro: nell’ultimo anno accademico censito, i nuovi immatricolati sono stati 328.068.
A fronte di una platea di nuovi diplomati di circa mezzo milione ogni anno, ci si può ritenere soddisfatti. Un trend che è in costante crescita da anni, visto che una decade fa gli universitari erano poco più di un milione e mezzo e oggi sono quasi due. Eppure il tasso di laureati complessivo nella fascia giovane della popolazione non supera il 30%.
Secondo l’indagine "Profilo dei diplomati e loro esiti a distanza dal diploma" di AlmaDiploma, a orientare le decisioni dei diplomati è un complesso "mosaico": il peso (ancora forte) delle famiglie, l’orientamento scolastico, la qualità delle informazioni ricevute, il contesto socio-economico di partenza e, non da ultimo, la percezione delle prospettive lavorative.
E i problemi con l’università iniziano già dopo dodici mesi dall’iscrizione, come conferma la recente indagine AlmaDiploma sul “Profilo dei diplomati e loro esiti a distanza dal diploma”, che ha intervistato complessivamente quasi centomila studenti usciti dalle tornate ‘24, ‘23 e ‘21: una ricerca, approfondita dal portale Skuola.net, che ha messo bene in evidenza anche quali sono i fattori che influenzano la scelta degli studenti nel post-diploma.
Dai banchi di scuola a quelli universitari: un passaggio quasi automatico
L’indagine conferma il grande successo dell’università come naturale prosecuzione del percorso formativo dopo la Maturità: circa 7 diplomati su 10 in tempi recenti si sono iscritti a una facoltà universitaria. Sebbene con diverse modalità di frequenza: a un anno dal conseguimento del titolo, il 71,4% dei diplomati del 2023 prosegue la propria formazione ed è iscritto a un corso di laurea (il 49,6% si dedica esclusivamente agli studi universitari, il 21,8% ha scelto di coniugare studio e lavoro); invece il 18,2% ha preferito inserirsi esclusivamente, nel mercato del lavoro. Come è naturale attendersi, la quota di diplomati iscritti all’università è nettamente più elevata tra i liceali.
Nel periodo 2019-2024 si registra un generale aumento sia della quota di iscritti all’università (+5,8 punti rispetto al 2019) sia degli studenti lavoratori (+2,6 punti rispetto al 2019).
In tanti ci ripensano molto presto
Poi, come volevasi dimostrare, si inizia a mollare la presa: a tre anni dal titolo è dedito esclusivamente al lavoro il 24,0% dei diplomati, il 44,5% si dedica esclusivamente agli studi universitari, mentre il 22,8% riesce a conciliare studio e lavoro.
Anzi i problemi iniziano quasi subito: per una parte di diplomati, infatti, la scelta di proseguire la propria formazione iscrivendosi all’università non è risultata vincente, portandoli a interrompere gli studi universitari (5,7% a un anno) o a cambiare il proprio percorso di studio (9,2% a un anno).
Il motivo principale dietro questa inversione di rotta risiede in un’insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate - spesso ritenute poco interessanti - o per le difficoltà riscontrate in fase di accesso.
Tra coloro che hanno terminato con il diploma la propria formazione, invece, il 24,4% indica come motivo principale del cambio di strada la difficoltà di conciliare studio e lavoro. Il 28% dichiara di non avere più nulla da chiedere al sistema formativo, mentre il 17% si è orientato verso un altro tipo di formazione post-diploma.
La famiglia ha ancora un peso determinante nelle scelte post diploma
Guardando i risultati dell’indagine, la decisione di andare all’università è guidata non solo da vocazione e pragmatismo, ma da diversi altri fattori che giocano un ruolo di rilievo. Primo fra tutti, il parere - spesso vincolante - dei genitori e della famiglia in generale, giudicato ancora fortemente rilevante dal 58,8% degli interessati. Con il background socio-economico familiare che influenza prepotentemente la futura scelta di ragazze e ragazzi: per i figli dei laureati è quasi impossibile fare altrimenti.
Altrimenti, ci pensa l’orientamento scolastico. Le attività promosse dalle scuole, finalmente, vengono generalmente apprezzate. Qui il riferimento dell’indagine sono gli ultimi diplomati, quelli del 2024. Ebbene, laddove l’orientamento viene svolto - la copertura oggi è pressoché totale, superando il 90% degli alunni - gli studenti valutano positivamente sia le informazioni ricevute sui percorsi successivi di istruzione e formazione (74,1%), sia le informazioni sul mondo del lavoro (60%).
L'orientamento funziona, ma non dappertutto
I più contenti delle attività di orientamento? Sono i diplomati professionali (78,4% per l’orientamento ai successivi percorsi di studio e il 78% per l’orientamento al lavoro), seguono i tecnici (rispettivamente 80% e 75,6%). Meno utili, invece, appaiono agli occhi dei liceali: in ottica “prosecuzione degli studi” le ha apprezzate il 69,3%, in prospettiva di un inserimento lavorativo appena il 46,4%.
In ogni caso, però, l’orientamento, soprattutto se ben strutturato, sta iniziando a giocare un ruolo determinante. Perché, alla fine dei giochi, è risultato rilevante ai fini della scelta post diploma per il 51,6% dei diplomati del 2024. Seppur, di nuovo, con differenze evidenti per tipo di diploma. Mentre tra i diplomati di professionali e tecnici le attività sono risultate utili, ai fini della scelta, rispettivamente per il 64,8% e il 60,9%, tra i liceali la quota cala al 43,1%.
È anche grazie a tali attività, facendo un passo indietro, che il 71,4% dei diplomati 2023 non abbia avuto dubbi optando per la prosecuzione degli studi, con l’obiettivo, che ha accomuna un po’ tutti, di ottenere la pergamena di laurea per cercare soprattutto di rendersi più attrattivi una volta sbarcati nel mondo del lavoro: è stato così per il 61,6% degli iscritti.
Ma se molti liceali hanno vissuto l’iscrizione all’università come una necessità, tra i professionali e i tecnici è stato relativamente più diffuso il desiderio di migliorare la propria formazione culturale: un traguardo auspicato dal 36,7% dei diplomati, che si è iscritto a un percorso di laurea mosso dal desiderio di espandere il proprio bagaglio di conoscenze. A patto di riuscire a portare a termine la scelta.