Come è stato vissuto l'ultimo anno dagli studenti universitari? Quali sono stati gli aspetti positivi e quelli che non hanno funzionato negli atenei italiani? Le risposte nel rapporto AlmaLaurea 2021. A salvarsi soprattutto le discipline tecniche e le piccole università
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La pandemia da Covid-19 ha costretto a una piccola grande rivoluzione non solo la scuola. Anche l’università, infatti, è stata travolta dall'emergenza, dovendo iniziare a fare i conti - più del solito se non addirittura da zero - con la didattica a distanza; vista l'impossibilità, nella maggior parte dei casi e per la maggior parte dell'ultimo anno, di frequentare lezioni in presenza e vivere appieno le facoltà. Sicuramente, però, rispetto a quanto avvenuto per la scuola si è discusso meno delle problematiche riscontrate dagli studenti universitari; anche loro, infatti, hanno dovuto far fronte alla disorganizzazione degli atenei, a strumenti digitali non congrui alle esigenze, a verifiche ed esami stravolti. Il nuovo rapporto AlmaLaurea 2021 - come sottolinea l’analisi fatta dal sito Skuola.net - ha voluto colmare questa lacuna approfondendo proprio tali aspetti, cercando di comprendere come è stata vissuta l’esperienza in Dad dal sistema accademico.
Perché le ragazze e i ragazzi coinvolti, come facilmente intuibile, sono stati davvero tanti. Secondo il report, che prende in considerazione circa 110mila laureandi intervistati tra dicembre 2020 e maggio 2021 - quindi pienamente in grado di fare un raffronto tra il prima e il dopo - iscritti in corsi erogati tradizionalmente in presenza (esclusi quelli che frequentavano corsi completamente teledidattici), più di 3 studenti su 4 hanno svolto attività 'a distanza' durante il corso di studio che stava concludendo e, tra questi, quasi 1 su 5 l’ha svolta per oltre la metà della durata del corso, il 24,5% per una quota tra il 25 e il 50% della durata del corso, solo il 55,9% per meno del 25% della durata del corso.
Università in Dad: problemi tecnici per 3 su 10
Fin qui nulla di strano, in fondo le chiusure generalizzate hanno impedito di fare altrimenti. Quello che invece deve far riflettere è la 'risposta' data dagli atenei all'emergenza. Visto che, purtroppo, l'indagine conferma che pure gli studenti più grandi - al pari dei colleghi della scuola dell'obbligo - hanno dovuto fare i conti con una situazione di pieno disagio: quasi il 30% degli intervistati ha riscontrato difficoltà di natura tecnico-organizzativa nel corso della Dad messa in piedi dalla propria università. Un dato che tende ad aumentare ulteriormente se ci si concentra su alcuni corsi di laurea e settori didattici, come quelli Medico o Linguistico, nei quali la frequentazione delle strutture è parte integrante della formazione.
Connessioni inadeguate e spazi casalinghi ristretti
Anche se i principali problemi riportati chiamano in ballo più che altro la scarsa abitudine degli stessi studenti a confrontarsi con la modalità di insegnamento online. Il 29,3% degli intervistati, infatti, ha detto di essere stato penalizzato da una connessione a internet lenta o quasi assente. Anche la condivisione degli spazi in casa ha portato le sue criticità. Come anticipato, però, le percentuali oscillano a seconda del gruppo disciplinare su cui ci si concentra: i problemi più evidenti sono stati riscontrati da chi ha frequentato corsi di laurea in Lingue (37,3%) o in Arte e Design (35,8%). Di contro, gli studenti dell’ambito ingegneristico e informatico - di certo maggiormente favoriti perché in possesso di competenze tecnico-informatiche specifiche - hanno subìto meno intoppi nella transizione da didattica in presenza a Dad: qui meno di 1 su 4 ha riportato problematiche legate agli strumenti con cui si svolgevano lezioni ed esami.
Atenei in difficoltà: in quelli grandi i disagi maggiori
Ma quanto detto sinora non esclude che gli stessi atenei abbiano avuto serie difficoltà nella transizione da un metodo didattico all'altro. I principali disagi riscontrati? Soprattutto l'utilizzo di software obsoleti o non aggiornati e l'accavallamento delle lezioni. Problematiche leggermente meno diffuse rispetto a quelle tecniche ma comunque frequenti, avendo riguardato il 21,3% degli studenti. Con gli iscritti negli atenei di grandi dimensioni più penalizzati rispetto a quelli delle piccole strutture: tra i laureandi delle università 'mega' (con oltre 40mila iscritti) il dato sale al 22,0%, tra quelli delle università di dimensioni contenute (con meno di 10mila iscritti) si ferma al 17,1%. A fare la differenza è anche chi gestisce l'ateneo: in quelli statali a segnalare problemi imputabili all'università è il 21,6% del campione, in quelli privati è solo il 15,6%.
Entrando ancor di più nel dettaglio, a sperimentare più frequentemente questo tipo di inconvenienti sono stati gli studenti dei corsi di laurea a ciclo unico o triennali (rispettivamente il 23,5% e il 23,2%). A livello di aree disciplinari, a pagare il prezzo più alto sono quelli iscritti nei gruppi disciplinati medico-sanitari e farmaceutici (problemi organizzativi per il 27,6% di loro), ai corsi di Lingue (27,4%) e di Arte e Design (26,4%). Meno difficoltà, anche in questo caso, per i corsi scientifici e di Informatica e Tecnologie.
La didattica tradizionale è ancora preferita
Così, alla fine, più della metà del campione analizzato dalla ricerca AlmaLaurea ha affermato di preferire assolutamente la didattica in presenza rispetto a quella a distanza. Il 55% degli studenti è “decisamente” a favore della modalità classica di apprendimento, al fianco di compagni e docenti. Ad apprezzare maggiormente la tradizionale quotidianità sono gli studenti degli atenei di piccole dimensioni, proprio perché il rapporto tra studenti e professori avviene in modo più semplice e agevole. Le relazioni umane, tra l'altro, sono forse l'aspetto che ha contribuito a innalzare la percentuale: secondo l’81,2% del campione la didattica in presenza ha il vantaggio di far comprendere nel miglior modo gli argomenti oggetto di studio. Il rapporto con i compagni è particolarmente rilevante per il 79,2% degli studenti. Il dato aumenta se pensiamo anche al rapporto diretto con i docenti (importante per l'81,6%) che quest’anno è stato drasticamente ridotto a soli brevi scambi in Dad o tramite e-mail.
I vantaggi della Dad? Più libertà e lezioni on demand
La didattica a distanza, però, ha avuto anche dei punti a favore. Ad esempio, ha saputo rendere più indipendenti i ragazzi. Coloro che hanno accettato più di buon grado l’introduzione della Dad sono stati i fruitori dei corsi di Informatica e Tecnologie (68%) perché più organizzati e pronti nell’affrontare il cambiamento. Ma solo il 20% del campione predilige lo svolgimento delle lezioni in Dad. Anche se non sono pochi gli aspetti positivi che sono stati osservati dagli studenti nel corso dell’ultimo anno: l’80,3% ha apprezzato la possibilità di rivedere le lezioni registrate e il 78,4% quella di frequentare le lezioni senza dover raggiungere la sede. Condizioni che hanno portato gli universitari e i laureandi a organizzare il tempo in maniera più autonoma (76,5%) e a un notevole risparmio in termini di costi per frequentare l’università (55,8%).