Il ministro dell’Università e della Ricerca, intervistato da Skuola.net, oltre a fare un bilancio della sua esperienza di governo, prova a individuare i principali punti d’azione a cui il suo successore dovrebbe prestare attenzione, per non disperdere il lavoro fatto sinora
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Migliorare l’attrattività del nostro Paese agli occhi dei giovani laureati anche dal punto di vista economico, potenziare il diritto allo studio, cambiare il modello di crescita e orientamento degli studenti più piccoli. Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, lascia idealmente le “consegne” a chi, dopo le prossime elezioni, la sostituirà a Viale Trastevere. L’occasione è un’intervista rilasciata a Skuola.net, durante la quale la responsabile dell’Università del Governo Draghi, oltre a rispondere alle domande che gli studenti le hanno fatto pervenire tramite il portale studentesco, traccia anche un bilancio della sua esperienza da ministro.
Per fermare i “cervelli in fuga” servono stipendi più alti e gratificazioni, il resto lo fa la qualità della vita in Italia
Una delle questioni sul tavolo di ogni Governo, da troppi anni ormai, è quella dei “cervelli in fuga”, per motivi di studio o di lavoro. Come invogliare i ragazzi a restare in Italia? Il Ministro ha la sua personale ricetta: “Dobbiamo rivedere i salari, troppo bassi rispetto al resto d’Europa e, soprattutto, per chi ha una laurea. La laurea - sottolinea Messa - va valorizzata, perché è un impegno che è stato fatto. L’Italia è un Paese in cui ancora si vive bene, c’è una buona qualità di vita, quindi riconoscere il valore di una laurea, anche dal punto di vista salariale, e aumentare quell’occupazione che dipende dalle competenze e dalle conoscenze, penso sia il modo migliore per trattenere i nostri giovani”.
Orientamento: vietato tenere i ragazzi in un “campana di vetro”
Prima di arrivare all’obiettivo laurea, però, il percorso è ricco di paletti e insidie. Come un sistema di orientamento che, spesso, non funziona e che lascia i ragazzi “soli” nel momento delle scelte decisive: “Ci vorrebbe - spiega il Ministro - più autonomia nella scuola. I ragazzi devono crescere durante quel periodo, li teniamo troppo sotto una ‘campana di vetro’. Io auspico che ci sia un percorso di autonomia e indipendenza che inizia già a partire dalle superiori”.
Sul diritto allo studio le basi sono state gettate
Ma, anche i più volenterosi e determinati, potrebbero trovarsi di fronte un altro tipo di ostacolo. Le condizioni economiche e sociali di partenza che potrebbero rendere complesso coronare il sogno della laurea. Tanti ragazzi chiedono uno sforzo maggiore sul “diritto allo studio”. Anche qui il Ministro Messa traccia la via: “Abbiamo già impiegato i fondi del PNRR per aumentare il numero di alloggi e il numero e l’entità delle borse di studio.Tutto questo sarà valido fino al 2024-2025, quindi è molto importante che i prossimi Governi stanzino finanziamenti nazionali per continuare su questa strada”.
Perché sul numero chiuso a Medicina non si riesce a fare nulla?
E poi c’è un altro tipo di frustrazione. Quella dei ragazzi che vorrebbero intraprendere un percorso ma che, per ragioni “strutturali”, devono rinunciare o rivedere i propri programmi. E’ il caso, ad esempio, degli aspiranti medici, alle prese con la “lotteria” dei test d’ingresso. La domande che in molti si fanno è: “Perché Medicina è a numero programmato se mancano in Italia mancano i medici?”. Il Ministro non si nasconde: “Quest’anno si sono iscritti ai test di Medicina più di 60mila persone. Non abbiamo le forze per riuscire a formare tutti questi medici. Allora, o li fermi all’inizio, al primo anno, oppure li fermi ancora prima che comincino”. Ma ricorda: “Il numero delle immatricolazioni lo abbiamo aumentato. Oggi siamo arrivati a circa 15-16mila posti di Medicina, rispetto ai 9mila di qualche anno fa c’è una bella differenza”.
I consigli per i giovani “in crisi d’identità”
Ma, trattandosi di un “confronto” con gli studenti, non può mancare la richiesta di un consiglio, da parte di un osservatore privilegiato sul mondo della formazione e del lavoro, per tutti quei ragazzi indecisi su cosa fare “da grande”. In realtà, il ministro Messa ne dà ben tre: “Il primo è quello di non andare in crisi: niente ansia, mente fredda, lasciate perdere un attimo il cuore e pensate, senza metterci troppa emozione. Il secondo è quello di girare, osservare, parlare con i più grandi, con chi ha già intrapreso gli studi; se si è interessati ad alcuni argomenti farsi aiutare dalla scuola a conoscerli meglio, andare fisicamente nei luoghi in cui si vorrebbe lavorare. Il terzo è di provare a conoscere sé stessi, fare un lavoro individuale per riuscire a capire non solo i desideri astratti ma anche la ‘voglia di’; perché il motore più importante per riuscire è la motivazione”.