IL RAPPORTO

Università, studiare al Nord costa quasi il 30% in più

Non siamo ai livelli dei college americani, ma le tasse universitarie ammontano in media a 2.594,28 euro all’anno, con una forbice che va dai mille ai quattromila. Il "conto" può lievitare del 28% rispetto a quanto si spende nel Mezzogiorno e le facoltà scientifiche sono più care di quelle umanistiche

03 Feb 2025 - 16:16
 © Ansa

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Quanto costa laurearsi in Italia? Solo per le tasse universitarie - negli atenei pubblici - si spendono in media 2.594,28 euro all’anno, ma con una confortante riduzione del 2,31% rispetto all'anno precedente. A dirlo è l’ultimo Rapporto sulla tassazione universitaria di Federconsumatori, realizzato in collaborazione con la Fondazione Isscon (Istituto Studi sul Consumo). Come fa, però, notare un'analisi approfondita del report fatta dal portale studentesco Skuola.net, ci sono almeno due variabili chiave che possono spostare, anche di parecchio, la cifra verso l’alto o verso il basso.

Il "prezzo" sale e scende in base a queste variabili

La prima è quella “geografica”. Con le strutture del Nord che fanno registrare una tassazione media superiore del 28% rispetto a quelle del Sud e del 15% rispetto a quelle del Centro. Al Settentrione, infatti, la spesa media annua è stata calcolata in 2.936,92 euro. Nelle regioni centrali si scende a 2.555,58 euro. Nel Mezzogiorno ci si ferma a 2.290,33 euro. Un quadro, questo, frutto dell’analisi delle due maggiori università delle tre regioni che in ciascuna macro-area contano il maggior numero di studenti: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.

La seconda variabile è il settore disciplinare del corso di laurea. Con gli studenti delle facoltà scientifiche - per via soprattutto della presenza di laboratori e attrezzature - che tendono a pagare di più rispetto ai colleghi “umanisti”. Per dire, un iscritto alla facoltà di Matematica paga mediamente tra lo +0,51% e il +4,74% rispetto a un collega di Lettere e Filosofia, a seconda della fascia di reddito di appartenenza e dell’ateneo frequentato.

Perché, in fondo, la cosa veramente fondamentale sono le decisioni delle singole università. Che, dall’alto della propria autonomia, stabiliscono i costi da far corrispondere alle differenti fasce di reddito e le eventuali agevolazioni a cui poter accedere. Potendo giostrarsi, ad esempio, la cosiddetta “no tax area”, che esenta dal pagamento delle tasse gli studenti con un ISEE inferiore a 22.000-30.000 euro. Ad esempio, gli atenei di Milano e Padova la estendono fino a 30.000 euro, l’Università di Torino e il Politecnico di Torino la fissano a 26.000-26.500 euro, la Sapienza la blocca a 24.000 euro.

Gli atenei più "costosi" e quelli più "economici"

Alla fine, dunque, la situazione è molto variegata. Giusto per confermare quanto detto: l’ateneo pubblico più costoso d’Italia per l’anno accademico 2024/25 si è rivelata l’Università di Milano, dove la tassazione massima può arrivare a 4.257,12 euro annui per le facoltà scientifiche e a 3.360,00 euro per quelle umanistiche, con un valore medio di 3.808,56 euro. Seguono l’Università di Pavia, con importi massimi di 4.141,00 euro per le facoltà scientifiche e 3.343,00 euro per quelle umanistiche. E l’Università del Salento, che applica una tassazione massima di 3.000 euro sia per i corsi scientifici che umanistici.

Tra gli atenei con i costi più elevati figurano anche: l’Università di Torino (2.966,00 euro annui per entrambe le grandi aree di studi), l’Università “La Sapienza” di Roma (2.924,00 euro per le facoltà scientifiche, 2.821,00 euro per quelle umanistiche) e l’Università di Padova (2.902,00 euro per entrambe le aree). Al contrario, le strutture con la tassazione massima più bassa sono risultati l’Università di Verona (costo massimo 1.602,00 euro), quella di Salerno (1.602 euro) e l’Università Federico II di Napoli (1.923 euro).

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