Sono molti i nodi da sciogliere prima della ripartenza delle scuole: ma il Ministero dell'Istruzione e il Cts sembrano convinti nel voler riaprire gli istituti con i ragazzi in presenza. Ecco quello che sappiamo
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Sono due i mesi che mancano al rientro a scuola dei ragazzi di tutta Italia, ora impegnati a godersi il meritato riposo estivo, mentre esperti e ministri iniziano già a pensare a come sarà la riapertura degli istituti a settembre. Sembrano tanti ma, in realtà, non è così. Tanti ancora i nodi da sciogliere. E se per il 2020 la parola chiave era stata distanziamento, per questo nuovo anno sembrano due i pilastri su cui si vuole fondare la scuola 2021/2022: vaccino e presenza; infatti uno dei punti fermi sembrerebbe, oltre alla già avviata campagna vaccinale, il voler prestare maggiore attenzione alla didattica in classe, evitando di far tornare i ragazzi in Dad per il terzo anno scolastico di fila. Ma non sono solo questi i passaggi obbligati per riaprire serenamente le scuole. Ecco i principali, riassunti da Skuola.net.
Centrale la campagna vaccinale
Partiamo dall'aspetto in cima alla lista delle priorità: la vaccinazione. Che secondo gli esperti “costituisce, ad oggi - si legge nell’estratto del verbale della riunione del 12 luglio 2021 del Comitato Tecnico Scientifico - la misura di prevenzione pubblica fondamentale per contenere la diffusione della SARS-CoV-2. È essenziale, per evitare di dover rinunciare alla didattica in presenza, oltre che alle altre attività di socializzazione in ambiente scolastico, e nel contempo impedire che si generino focolai di infezione, promuovere la vaccinazione nella scuola, tanto del personale scolastico (docente e non docente), quanto degli studenti.” Dunque, la posizione del Cts, in linea con quella dell’esecutivo è la seguente: accompagnare quante più persone saranno coinvolte nella riapertura delle scuole verso la vaccinazione, senza però introdurre alcun obbligo, come più volte ribadito dal Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. In particolar modo, preoccupano gli studenti, per i quali le vaccinazioni sono aperte da pochi mesi; inoltre è da tenere a mente che tra i ragazzi sotto i 12 anni la somministrazione non è ancora partita. Mentre tra i 12 e i 18 anni, su un platea di 4.627.514, hanno ricevuto la prima dose il 24% e la seconda solo l’8,11% (dati aggiornati al 16 luglio 2021). Guardando poi al personale scolastico, il quale tra stop&go ha visto aprire e chiudere le prenotazioni per il vaccino varie volte, sono ancora più di 211mila i latitanti che non hanno ricevuto neanche una dose.
Distanziamento: obbligatorio o facoltativo?
Sulla questione distanziamento, sbirciando nuovamente nel verbale del Cts, si legge come “il Cts ritiene assolutamente necessario dare priorità alla didattica in presenza per l’anno scolastico 2021/2022”. Ma questo come si traduce nell’atto pratico? Ebbene, da una parte il gruppo di esperti, medici e scienziati consiglia caldamente, laddove possibile in termini di condizioni strutturali-logistiche esistenti nei presidi scolastici, prestando attenzione a evitare di penalizzare la didattica in presenza, di mantenere il distanziamento interpersonale in posizione seduta. Lo stesso Cts, però, avverte che “laddove non sia possibile mantenere il distanziamento fisico per la riapertura delle scuole, resta fondamentale mantenere le altre misure non farmacologiche di prevenzione, ivi incluso l’obbligo di indossare nei locali chiusi mascherine di tipo chirurgico.” Quindi, interpretando quanto scritto, il distanziamento non sarà più requisito imprescindibile per la riapertura delle scuole, ma con mascherine, protezioni e misure di prevenzione, i ragazzi potranno comunque tornare a popolare le loro classi dall’inizio dell’anno scolastico 2021/2022.
Classi pollaio: un problema irrisolvibile?
Il problema del non poter mantenere il distanziamento è senza dubbio da imputare, nella maggior parte dei casi, a situazioni soprannominate “classi pollaio”, ovvero quegli ambienti troppo stretti per ospitare un elevato numero di ragazzi. Di questo Skuola.net ha già discusso qualche settimana fa con Cristina Costarelli, Dirigente scolastica del Liceo Newton di Roma e vicepresidente ANP Lazio, che ha spiegato in modo semplice come mai gli studenti si ritrovano in aule piccole e affollate: “Non siamo noi scuole a formare le classi numerose - ha sottolineato la preside - La procedura è che noi scuole inviamo i nostri dati agli uffici territoriali e provinciali con un’ipotesi di formazione delle classi. Questa ipotesi, come accennato, è basata sulla normativa nazionale sopra citata, in cui si prevede che - per le scuole superiori - le prime classi possano essere avviate con un numero minimo di 27 alunni. Le scuole considerano il numero totale delle iscrizioni, lo dividono per il quoziente 27 (nel quale interviene anche il tasso di ripetenza) e fanno una pianificazione delle classi. Questa poi viene inviata all’ATP. Se non si rispetta il parametro nazionale, l’ATP (Ambiti Territoriali delle Province,ndr) non autorizza le classi. Va da sé che le classi pollaio vengono generate da una normativa nazionale che non è stata assolutamente modificata né derogata dalla situazione Covid. Quindi ripartiamo nel 2022, così come eravamo nel 2021, così come siamo dal 2009.” Dunque, le scuole non hanno potere in merito alla decisione di creare o meno classi numerose, inoltre, non essendoci stata nessuna delega, le nuove classi che partiranno proprio a settembre 2021 saranno numerose come tutte quelle che le hanno precedute.
Trasporti: ancora niente di deciso
Un’altra protagonista di polemiche legate al mondo scolastico avvenute lo scorso anno è senza dubbio la questione trasporti. Ad oggi, su questo, si naviga a vista. Il Ministero della Mobilità sostenibile, secondo alcune voci di corridoio, sarebbe in attesa di chiarimenti dal Cts per poi, probabilmente, inviare una circolare ai prefetti che – a detta del ministro Bianchi – avranno ancora un ruolo centrale con i tavoli di coordinamento che lo scorso anno hanno partorito i piani di trasporto. A intervenire sul tema anche il presidente di Asstra (Associazione Trasporti), Andrea Gibelli, che al Fatto ha dichiarato: “I mezzi pubblici sono luoghi dove l’utilizzo dei dispositivi, quali le mascherine, è regolato dalle disposizioni governative. È quindi buona norma di sicurezza pubblica continuare a indossare le mascherine a bordo dei mezzi di trasporto, anche a settembre. Siamo confidenti che il prosieguo, e speriamo l’intensificazione, della campagna vaccinale insieme all’uso della mascherina, la continua areazione e la sanificazione dei mezzi possano riportare la capacità di carico dei mezzi almeno all’80%”.
Esistono nuovi strumenti contro il Covid?
Anche l’Istituto Superiore di Sanità, infine, ha voluto dare alcune soluzioni pratiche per il rientro tra i banchi: rilevatori di anidride carbonica, areazione, microfoni per gli insegnanti, screening periodici su studenti e personale scolastico con priorità a chi non è ancora stato vaccinato. In aggiunta verranno mantenute mascherine e distanziamento, dove possibile. La vera novità è quindi rappresentata dai microfoni per gli insegnanti. Con la variante Delta, il 60% più trasmissibile rispetto Alfa, bastano meno particelle per il contagio; per questo nelle scuole viene suggerito agli insegnanti, che devono tenere un tono di voce alto per spiegare, di utilizzare microfoni così da poter abbassare la voce ed emettere meno aerosol. Tuttavia, un elemento rimane ancora complicato da risolvere: la questione della ventilazione negli istituti. I dubbi rimangono soprattutto alla luce del fatto che poche scuole sono dotate di impianti di ventilazione meccanica che possono ridurre il rischio. Un importante aiuto può arrivare dai rilevatori di anidride carbonica che monitorano costantemente la qualità dell’aria (misurata in ppm, parti per milioni). I sensori di anidride carbonica funzionano come i semafori: luce verde, gialla e rossa in base alla concentrazione di CO2 nell’aria con valori tarati ad hoc per ogni ambiente. In questo modo, l’insegnante può intervenire spalancando le finestre quando scatta il rosso fino al ritorno a valori accettabili. Per ora sono solo ipotesi: nulla è ancora certo, e non sappiamo quando e come tutto ciò potrà arrivare effettivamente nelle aule di tutta Italia in tempo per la ripartenza.