DOCENTI "SOCIAL"

Verifiche programmate e niente interrogazioni a sorpresa: il metodo anti-ansia del prof creator Emanuele "Folleducare" Follenti

Il movimento degli insegnanti che cercano di innovare il mondo della didattica attraverso i social è in continua crescita. Skuola.net ha intervistato il 32enne Emanuele Follenti, conosciuto sulle piattaforme come "Folleducare" 

17 Mar 2025 - 16:13
 © Skuola.net

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La programmazione contro l’ansia da interrogazione. Insegnare non solo dalla cattedra ma anche coinvolgendo gli studenti con domande e dibattiti, condendo il tutto con un po’ di digitale (ma non troppo). E condividere le migliori pratiche sui social. Questa la ricetta di uno dei tanti prof creator figli del boom a cui ha dato origine l’ormai iconico Vincenzo Schettini della Fisica che ci piace.

Chi è "Folleducare"

Ma lui rappresenta solo la punta dell’iceberg dei numerosi docenti – più o meno giovani – che hanno deciso di non lasciare la scuola ferma ai tempi della riforma Gentile e stanno rivoluzionando il modo di insegnare anche attraverso i social.  Tra questi nuovi protagonisti del web c'è anche Emanuele Follenti, 32enne, che con uno stile fresco e immediato racconta la sua esperienza di insegnante su Instagram e su TikTok, dove è conosciuto come @folleducare.

Oggi insegna italiano, storia e latino in un liceo, e porta avanti una didattica che unisce tradizione e innovazione, con l’obiettivo di avvicinare gli studenti al mondo della scuola in modo autentico e coinvolgente tramite le piattaforme da loro maggiormente usate. Il portale studentesco Skuola.net lo ha raggiunto, per capire qualcosa in più della sua filosofia di insegnamento.

Sei un prof molto giovane: di preciso quanto giovane?

"Sono giovane, ma non così tanto! Sto per compiere 32 anni. Il mio primo anno in una scuola risale al 2018, ma inizialmente ho lavorato come educatore, non come insegnante. Ho poi iniziato a fare supplenze, insegnando italiano, storia e geografia e anche come insegnante di sostegno".

Che età avevi quando hai messo piede per la prima volta in classe?

"L'idea di insegnare ce l'ho sempre avuta, già negli ultimi due anni delle superiori pensavo a come avrei potuto spiegare italiano e storia in un modo più coinvolgente. Dopo la laurea triennale in Lettere moderne e la magistrale in Scienze storiche, ho continuato la mia formazione con ricerche e pubblicazioni in ambito storico. Entrare di ruolo è stato il primo vero sogno della mia vita che si è realizzato, anche prima di quanto credessi".

Cosa insegni oggi e come definiresti il tuo metodo di insegnamento?

“Il mio metodo è ibrido: uso la lezione frontale dove necessario, ma la integro con slide, brainstorming, lavori di gruppo e public speaking. Mi avvalgo di strumenti digitali come Kahoot e Padlet, ma senza mai perdere di vista l'importanza del lavoro offline e in classe. Credo molto nel blended learning: il digitale aiuta, ma il vero apprendimento si costruisce in presenza".

Che rapporto hai con i colleghi più anziani?

"Il rapporto è positivo. Loro in realtà mi chiedono spesso consigli e io alcune volte riesco a darli, altre volte no. Apprezzo la loro preparazione disciplinare, mentre io porto un approccio più tecnologico e interattivo. Mi vedono come un alieno, ma spesso mi chiedono consigli su strumenti digitali. Non faccio interrogazioni a sorpresa e programmo le verifiche, il che mi differenzia da alcuni colleghi più tradizionali".

Che rapporto hai con i tuoi studenti? Sei un amicone o mantieni le distanze?

"Cerco un equilibrio. Mantengo un certo distacco professionale, ma mi interessa la loro crescita anche fuori dalla classe: vado a vedere i loro saggi, partite e spettacoli. Li educo molto all'uso consapevole del digitale, sono empatico e presente ma impongo dei limiti interpersonali".

Gli studenti si approfittano del fatto che sei giovane

"All'inizio in prima superiore qualcuno prova a testare i limiti, ma capiscono presto che sono preciso e severo sulle regole. Rido e scherzo, ma quando si lavora, si lavora. Quando entrano in questa logica, troviamo un ottimo equilibrio".

Come percepiscono i tuoi alunni la tua attività da creator su Instagram?

"In realtà è iniziato tutto da un consiglio dei miei studenti! Mi dissero: 'Prof, lei dovrebbe fare video su TikTok'. Così ho iniziato e oggi ricevo tanti feedback, anche critici, che mi aiutano a migliorare. Per loro è un modo diverso di vedermi e di imparare".

Un consiglio per i colleghi 'boomer': come entrare in una relazione più efficace con gli studenti di oggi?

"Accettare le difficoltà dell'adolescenza, ascoltare e sostenere. Una pacca sulla spalla, un sorriso, un interesse sincero per le loro passioni può fare la differenza. E soprattutto, bisogna accendere una luce in loro: qualsiasi passione va incoraggiata, perché è su quelle che si costruisce il loro futuro".

I tuoi studenti sono invidiosi che tu hai più follower di loro?

"In realtà i giovani di oggi stanno già pensando ad altro: per una parte di loro i social hanno perso quel ruolo centrale che gli adulti pensano abbia e in tanti navigano con profili fake per essere anonimi”.

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