ll progetto sperimentale all’IISS Majorana di Brindisi: i ragazzi che sono entrati in classe alle 10, anziché alle 8:30, hanno approfittato dell’ora in più di sonno e hanno avuto voti migliori
Meno adatta è la postura "a stella marina". © istockphoto
Entrare a scuola più tardi fa bene alla salute e migliora il rendimento scolastico. Questa è una ‘battaglia’ che hanno combattuto generazioni di studenti. Riproponendola a ogni inizio d’anno. Stavolta, però, non sono i ragazzi a promuovere l’ingresso differito in classe. Ci sono dei dati che ne certificano la bontà. Sono il frutto di una sperimentazione effettuata all’interno dell’ormai famoso IIS “Ettore Majorana” di Brindisi. L’ultima curiosa trovata del suo preside Salvatore Giuliano che, archiviata la parentesi da Sottosegretario all’istruzione nel primo governo Conte, è tornato al comando dell’istituto pugliese. Facendo parlare nuovamente di sé, come riporta il portale per studenti, Skuola.net.
Quell’ora in mezzo in più è fondamentale
Il progetto, in realtà, parte da lontano. A gennaio 2018, infatti, Giuliano lanciò una proposta considerata all’epoca perlomeno azzardata: far entrare alcune classi campione – le prime – alle ore 10 anziché alle 8:30 (come, storcendo il naso, deve fare la stragrande maggioranza degli studenti italiani). Esperimento effettivamente entrato in vigore all’inizio dell’anno scolastico 2018/2019. L’idea è semplice: permettere ai ragazzi di dormire un’oretta in più garantirebbe maggior attenzione e, di conseguenza, voti migliori. Una tesi che, però, poggia su basi scientifiche. È stato il Centro americano per il controllo delle malattie a suggerire che gli adolescenti avrebbero bisogno di almeno 8.5-9.5 ore di sonno a notte.
Otto ore di sonno non bastano: lo dice la scienza
A rincarare la dose i ricercatori dell'università USA di Rochester che hanno riscontrato nei ragazzi costretti a sedersi fra i banchi prima delle 8:30 tassi di depressione e ansia più alti della media. Questo perché, in quella fascia d’età, il corpo umano difficilmente riesce ad addormentarsi prima delle 23. Anche in assenza di distrazioni come tv, smartphone e computer. A questo punto l’equazione è facile da risolvere: la mattina dovrebbero alzarsi non prima delle 8:00. Impossibile trovarsi in classe mezz’ora dopo. Dovendo, invece, aprire gli occhi circa un’ora prima del dovuto gli effetti negativi sono dietro l’angolo.
A coordinare il progetto un team di esperti
Per questo Giuliano ha voluto affidare il monitoraggio del progetto a chi tutti i giorni si occupa di questi temi con un approccio scientifico: il team del professor Luigi De Gennaro dell’Università “La Sapienza” di Roma, psicologo specializzato proprio in Psicofisiologia del sonno. Che dopo un anno di lavoro ha diffuso i primi risultati, affidati dal preside del Majorana a un post sul suo profilo Facebook e ad alcune grafiche che mostrano chiaramente la differenza di rendimento tra chi è stato interessato dalla sperimentazione di entrata differita e tutti gli altri.
I dati confermano le ipotesi della vigilia
Tre i dati più interessanti. Primo: gli studenti con orario posticipato sono riusciti a dormire di più rispetto addirittura ai livelli precedenti l'inizio dell'anno scolastico (cioè durante la pausa estiva). Secondo: chi ha posticipato l'orario di inizio delle lezioni ha avuto delle prestazioni scolastiche migliori, con un consistente aumento del livello dell’attenzione in classe. Terzo: alla fine dell'anno scolastico, solo nella classe che posticipava l'inizio delle lezioni le valutazioni sono andate crescendo rispetto alla prima parte dell’anno.
Gli scettici si devono ricredere
Evidenze che rispediscono al mittente alcune critiche che erano state subìto mosse quando Giuliano lanciò l’iniziativa. Su tutte quella che sosteneva che, consentendo ai ragazzi di andare a scuola più tardi, questi sarebbero andati a dormire ancora più tardi, vanificando i benefici dell’entrata ritardata. Le cose sono andate diversamente: l’orario in cui sono andati a letto gli studenti che hanno fatto da ‘cavie’ all’esperimento è rimasto più o meno lo stesso di sempre. I voti, invece, no: quelli sono migliorati. E pensare che è bastata appena un’ora di sonno in più.