Secondo i dati di AlmaLaurea a cinque anni dal titolo quasi tutti hanno un’occupazione ben pagata, ma ci vogliono impegno, sacrificio e predisposizione
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Che la laurea non dia più la garanzia di un lavoro e di buoni guadagni è sotto gli occhi di tutti. I dati lo confermano. Alcune aree didattiche accusano una profonda crisi occupazionale. Ma, cercando bene tra i tanti corsi di laurea che i vari atenei mettono a disposizione dei propri studenti, c’è ancora l’opportunità di avere una brillante carriera una volta usciti dall’università. Tra questi i corsi che fanno capo alla facoltà di Statistica. Secondo i dati Almalaurea, riportati dal sito Skuola.net, dopo cinque anni dal conseguimento del titolo magistrale biennale, tra i laureati in Scienze statistiche il tasso di occupazione è del 95,9% e le retribuzioni sono, in media, pari a 1.703 euro netti al mese. L’occasione per ribadire la bontà di questi percorsi di studio è la Giornata italiana della statistica (20 ottobre) promossa dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e dalla Società italiana di statistica (SIS).
Molta matematica all’orizzonte: meglio avere fatto studi ‘tecnici’
È però importante sapere a cosa si andrà incontro durante gli anni dell’università. Perché iscriversi a Statistica non è cosa per tutti. I suoi studenti, infatti, danno esami soprattutto di Statistica, Matematica e Scienze Economiche. AlmaLaurea, inoltre, ha delineato anche il profilo dell’aspirante statistico: si tratta in particolare di maschi (52,0% contro il 48,0% delle femmine) che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado in un Liceo scientifico (56,1%) o in Istituto tecnico (27,6%).
Lo studente tipo di Statistica? Frequenta le lezioni e si laurea presto
Una laurea, quella di Statistica, per cui serve costanza e applicazione: per questo, il 78,2% degli iscritti frequenta la maggior parte delle lezioni. La conseguenza è una certa regolarità negli studi: l’81,6% termina con successo i corsi di primo livello (triennali) entro un anno fuori corso (si impiegano, in genere, 3,8 anni); con un’età media di conseguimento del titolo che si attesta a 23,7 anni e un voto medio di laurea pari a 99,4 su 110. Inoltre, durante gli studi il 7,8% dei laureati svolge esperienze di studio all’estero riconosciute (come ad esempio l’Erasmus), il 37,4% intraprende un tirocinio formativo curriculare e il 62,8% fa pure qualche lavoretto.
Dopo la triennale? La maggior parte prende anche la magistrale
E dopo? Il 69,5% dei laureati in Statistica decide di proseguire gli studi iscrivendosi ad un corso di secondo livello (biennale). Le motivazioni principali che spingono a farlo? La volontà di aumentare la possibilità di trovare lavoro (41,0%) o di migliorare la propria formazione culturale (29,1%); seguono quanti decidono di proseguire gli studi per migliorare il proprio lavoro (17,3%). Il percorso magistrale biennale più seguito? È Scienze statistiche (63,9%); mentre un 27,7% opta per Scienze statistiche attuariali e finanziarie.
Che tipo di lavoro si trova?
Come detto, il tasso di occupazione dopo la laurea in Statistica per le altre facoltà è quasi inarrivabile. Ma quali sono le condizioni offerte ai neolaureati: il 69,1% è assunto con un contratto alle dipendenze e a tempo indeterminato, mentre il 16,8% può contare su un contratto non standard (prevalentemente a tempo determinato). I profili più richiesti? Al termine della laurea magistrale ci si inserisce nel mondo del lavoro come statistico (18,4%), come analista e progettista di software (11,4%), ma anche come specialista nei rapporti con il mercato (7,0%, in particolare come analisti di mercato) e come progettista e amministratore di sistemi (5,9%, in particolare come analisti e progettisti di basi dati).
I settori che ricercano di più gli Statistici
In generale, la maggior parte lavora nel ramo dei servizi (83,9%), in particolare nel Credito e assicurazioni (15,6%), Informatica (14,8%) e Istruzione e ricerca (14,1%). Il 78,6% lo fa nel settore privato, mentre il 17,6% nel pubblico; minima (ma c’è) una piccola quota che lavora nel settore non profit. Normale che, valutando quanto detto sinora, a cinque anni dalla laurea il 49,6% degli occupati ritenga che la laurea conseguita sia “molto efficace” o “efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro; e che un ulteriore 40,2% la ritenga “abbastanza efficace”; mentre solo il 10,2% dichiara di svolgere un lavoro per il quale la laurea conseguita non è “per nulla efficace”.