Si tratta di 250 grammi di materiali antichissimi trasportati dalla capsula rilasciata dalla sonda Osiris-Rex della Nasa, lanciata nello spazio l'8 settembre 2016 da Cape Canaveral
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Arrivano da un asteroide che può raccontare l'origine del nostro sistema planetario. Sono i campioni di un fossile del Sistema solare, 250 grammi di materiale antichissimo e dall'asteroide Bennu sono arrivati sulla Terra grazie alla capsula rilasciata dalla sonda Osiris-Rex della Nasa, che li ha raccolti e trasportati sul nostro pianeta. Questi elementi, ricchi di minerali a base di carbonio, ingredienti fondamentali per le molecole della vita, potranno dunque aprire nuovi squarci sulle origini dell'universo intorno a noi.
I campioni a bordo della capsula sono anche i più grandi mai arrivati sulla Terra dai tempi delle missioni Apollo sulla Luna e i terzi prelevati da un asteroide, dopo quelli consegnati nel 2010 e nel 2020 dalle missioni giapponesi Hayabusa 1 e Hayabusa 2.
"E' una capsula del tempo", hanno detto gli esperti della Nasa, riferendosi alle lontane origini dei campioni di Bennu, un asteroide che appartiene a una delle famiglie più primitive, quella delle condriti carbonacee. "Una vera star": così ha definito l'asteroide Brian May, chitarrista dei Queen e astrofisico, nella lunga diretta trasmessa online dalla Nasa. Entusiasta dell'operazione l'amministratore capo della Nasa Bill Nelson, che dopo l'atterraggio ha detto: "Questa missione dimostra che la Nasa fa grandi cose. Cose che ci ispirano, cose che ci uniscono, cose che dimostrano che nulla è fuori dalla nostra portata".
Lanciata l'8 settembre 2016 da Cape Canaveral, la sonda Osiris Rex ha utilizzato nel suo lungo viaggio una speciale "bussola", il sensore di assetto stellare realizzato in Italia da Leonardo; è entrata in orbita intorno a Bennu nell'agosto 2018 e da allora per due anni ha rilevato dati e misure sulla superficie dell'asteroide. Il 20 ottobre 2020 la sonda è scesa sull'asteroide e ha raccolto i campioni da suolo, immagazzinandoli nella capsula. Il viaggio di rientro è iniziato nel 2021 e, dopo oltre due anni, alla distanza di 101mila chilometri dalla Terra, la sonda Osiris-Rex ha rilasciato la capsula perché proseguisse da sola il suo viaggio verso il deserto dello Utah, dove si trova la base Uttr (Utah Test and training range) del ministero della Difesa degli Stati Uniti.
Al momento dell'ingresso nell'atmosfera, la capsula aveva una velocità di oltre 43mila chilometri orari ed è riuscita a sopportare senza danni la temperatura altissima grazie al suo guscio, progettato per resistere a una situazione così estrema. Circa due minuti più tardi si è aperto il primo paracadute, che ha rallentato notevolmente la corsa e quando, in seguito, si è aperto il paracadute principale, la velocità si è ridotta a poco più di 17 chilometri, consentendo che la capsula atterrasse senza danni. Tra i primi a verificarlo sono stati gli ingegneri della Lockheed Martin, l'azienda che ha costruito la capsula: arrivati con gli elicotteri qualche minuto dopo l'atterraggio, si sono avvicinati protetti da maschere per i primi controlli sulla sicurezza.
Inizia ora un'altra fase delicata di questa missione: il recupero dei campioni, che dovrà avvenire all'interno di una camera pulita per evitare contaminazioni che potrebbero alterare il risultato di una missione da un miliardo di dollari. Per l'apertura della capsula, prevista non prima del 26 settembre, bisognerà attendere che siano completati tutti i controlli di sicurezza e solo allora la capsula sarà portata con un aereo a Houston, nello Johnson Space Center della Nasa. Da qui i campioni partiranno per diversi centri di ricerca di tutto il mondo. Il 70% degli elementi resterà alla Nasa, presso il Jet Propulsion Laboratory, il 25% sarà condiviso da 200 ricercatori di 35 centri, il 4% sarà donato all'Agenzia spaziale canadese Csa e lo 0,5% a quella giapponese Jaxa. Quanto alla sonda Osiris-Rex, è già in viaggio per una nuova missione, battezzata Osiris-Apex e diretta all'asteroide Apophis, che dovrebbe raggiungere nel 2029.