L'ex medico dell'Agenzia Spaziale Europea commenta l'incidente che ha coinvolto la capsula Starliner e rassicura sulle condizioni dell'equipaggio
di Dario Vito© Tgcom24
Filippo Ongaro, ex medico dell'Agenzia Spaziale Europea, sgombera subito il campo da equivoci e, all'indomani dell'atterraggio sulla Terra della capsula Starliner, ci rassicura sulle condizioni dei due astronauti bloccati ancora nello spazio, il cui ritorno è previsto non prima del 2025. Sono in pericolo? "Macché, per loro, si tratta di una passeggiata nello spazio..." (ride, ndr).
Ma lei che idea si è fatto di questa situazione?
"Non è mi chiaro quale sia il motivo per il quale l'equipaggio si ritrovi in queste condizioni. Ci sarà una mega commissione che starà cercando di capire cosa è successo realmente. D'altro canto, però, è un imprevisto che può capitare durante missioni di questo genere".
Dunque, niente paura?
"E perché mai. Tra l'altro le svelo una cosa".
Mi dica.
"I due astronauti li conosco personalmente. Butch è un ex aviatore militare, che ha vissuto anche diversi scenari di guerra. Sunita è una pilota di elicotteri. Sono due persone preparatissime e non ho dubbi che in un quarto d'ora abbiano saputo reagire a quanto accaduto".
Eppure dovevano partire per soli 8 giorni, adesso il loro ritorno è previsto non prima del 2025...
"In realtà, gli astronauti di quest'epoca sono addestrati proprio per missioni di lunga durata. Capisco lo stupore dell'opinione pubblica, ma vi garantisco che con la dovuta preparazione non ci dovrebbero essere grandi problemi. Anzi, questa può essere una grande opportunità per dimostrare come sia preparato l'equipaggio a livello di resilienza".
A tal proposito, come è strutturata la loro preparazione?
"Prima di tutto, viene fatta una grande selezione per comporre i vari team. Tutti gli astronauti hanno una carriera militare d’élite alle spalle, quindi, a livello fisico e mentale sono già pronti. Una volta giunti nel mondo aerospaziale, la formazione continua con prove di resistenza di altissimo livello. Possiamo dire che nei veri momenti di pericolo si trovano loro agio".
Anche i due piloti della Nasa bloccati nello spazio?
"Assolutamente, avranno già simulato situazioni di questo genere. Dalla teoria sono passati alla pratica".
Quali sono i rischi maggiori in cui potrebbero incorrere?
"A mio avviso, davvero pochi considerando che la stazione spaziale, per quanto datata, è attrezzata per qualsiasi evenienza. Da un punto di vista umano, invece, immagino che non ci sia stato modo di preparare le loro famiglie a tutto questo, che immaginavano di rivederli dopo otto giorni. I sensi di colpa potrebbero, in questo caso, rappresentare un elemento di tensione notevole seppur saranno in costante contatto".
In che modo trascorreranno tutto tempo?
"Per dirlo, si dovrebbe conoscere bene il profilo della missione. Saranno molto impegnati nell'attività sperimentale scientifica, sia su loro stessi sia sui vari materiali. Dovranno anche occuparsi della manutenzione della stazione. Visto che dovranno stare altri mesi, bisognerà vedere come i direttori di volo, da Houston, avranno rimodulato i carichi di lavoro. Sicuramente, non li lasceranno a girarsi i pollici". (ride, ndr)
Da un punta di fisico, cosa provoca una spedizione di questo tipo?
"Sicuramente una diminuzione importante di massa muscolare e tessuto osseo. A bordo della stazione, però, gli astronauti hanno accesso a un'attrezzatura per fare attività fisica, che consentirà di limitare questo processo".
Sotto l'aspetto della longevità, invece?
"L'equazione è universale: senza allenamento, in circa sei mesi nello spazio, perdi l'equivalente di dieci anni a terra. Con un allenamento rigoroso, però, la perdita è nettamente più modesta".
Se avesse la possibilità di parlagli in questo momento, cosa gli diresti?
"Sono sicuro che non avrebbero bisogno del mio supporto, in ogni caso: forza ragazzi, testa bassa e andiamo avanti".