Nel sorvolo del 1986 la sonda Voyager 2 avrebbe fornito un'immagine distorta del pianeta a causa del vento solare in atto
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Urano è considerato uno dei pianeti più enigmatici, ma le sue "stranezze" sono soltanto il frutto della sfortuna: quando nel 1986 venne sorvolato dalla sonda Voyager 2 era in atto un'attività solare così forte da alterare il campo magnetico del pianeta. Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Nature Astronomy e coordinato dal California Institute of Technology (Caltech), che propone in questo modo una soluzione alternativa alle "stranezze" del campo magnetico di Urano.
Urano è uno dei due "giganti ghiacciati" che si trova nella parte più lontana del nostro Sistema Solare insieme al suo "gemello" Nettuno. Individuato dall'astronomo tedesco naturalizzato britannico William Herschel, è molto freddo (sfiora i –200 °C) e orbita attorno al Sole in 84 anni. Come gli altri pianeti gassosi, Urano ha una consistente corte di satelliti (attualmente ne conosciamo 28, di cui 5 lune maggiori) e un significativo sistema di anelli. Come Giove e Saturno, Urano è un pianeta gigante, ma rispetto a essi ha un nucleo roccioso grande più o meno come la Terra, e un volume ricco di acqua, ammoniaca e metano, che gli conferiscono la colorazione ciano (azzurro-turchese).
Conosciamo ben poco degli oggetti più esterni del Sistema Solare perché sono talmente lontani che studiarli da Terra è molto difficile e l'invio di sonde richiede moltissimo tempo per raggiungerli, nonché innumerevoli sfide tecnologiche, e di conseguenza anche costi molto alti.
Tanto difficile che solo una volta Urano è stato visitato da vicino, a 81mila chilometri di distanza, nel 1986, con il sorvolo della Voyager 2 che ha permesso di fare una serie di foto ravvicinate e studiarne la magnetosfera, ossia la regione in cui il campo magnetico del pianeta interagisce con le particelle in arrivo dal Sole. Sono stati dati preziosi, dai quali è stato possibile dedurre alcune caratteristiche interne del pianeta, indicavano inoltre forti asimmetrie nel capo magnetico, con la presenza di elettroni altamente energetici. Gli stessi dati sono stati utilizzati in seguito come base per tutti i successivi studi su Urano.
Tuttavia, analizzando dopo quasi 40 anni i dati della Voyager 2, i ricercatori hanno ora scoperto che esattamente in quei giorni il pianeta era stato investito da un intenso vento solare composto da particelle cariche. Un'attività tale che avrebbe distorto l'immagine reale di Urano tanto che, sottolineano gli autori della ricerca, se la Voyager 2 avesse visitato Urano solo una settimana prima del sorvolo effettivo, avrebbe trovato una magnetosfera simile a quella degli altri pianeti giganti del Sistema Solare, come Giove, Saturno e Nettuno, senza alcuna caratteristica anomala.