A inaugurare l'evento Better Decisions Forum 2015, che ha recentemente fatto tappa al Vodafone Theatre di Milano, Enrico Giovannini, docente di Statistica economica all'Università di Roma Tor Vergata, presidente dell'Advisory Board dell'ONU sulla Data Revolution per lo sviluppo sostenibile, già Ministro del Lavoro nel Governo Letta ed ex presidente Istat.
Giovannini ha illustrato alla platea le opportunità della “Rivoluzione dei Dati” come strumento di misurazione e motore dello sviluppo sostenibile, introducendo “A World that counts”, rapporto prodotto dalla commissione ONU da lui presieduta. Il report illustra non solo che la rivoluzione è già in atto, ma anche che senza un'azione forte da parte delle istituzioni internazionali, dei governi, delle imprese e della società civile essa rischia di condurre ad un aumento delle diseguaglianze: ad esempio tra chi sa usare i dati e chi non ha questa capacità, tra il settore pubblico e quello privato.
Che i dati rappresentino un nuovo e fondamentale asset per estrarre servizi e ricchezza è evidente, altrimenti i privati, molto più avanti nel processo di Data Revolution, stanno investendo enormi quantità di denaro per estrarre valore dai dati: “Prendere decisioni basate sulle informazioni è un processo che richiede una capacità ed è una capacità sempre crescente, perché la quantità di dati che abbiamo a disposizione è sempre crescente.” Il professore ha anche sottolineato come spesso accada che chi deve prendere decisioni non sappia come utilizzare i dati o, all'estremo opposto, che i dati personali vengano usati contro gli individui o gruppi sociali. Numerosi paesi del mondo, ad esempio, non cedono dati ai fini di coordinamento di aiuti umanitari per non correre il rischio di diffondere informazioni strategiche. Spostando l'attenzione al panorama nostrano, infine, Giovannini ha criticato l'attuale uso dei dati nel nostro paese, in quanto sprovvisto di un organismo atto a monitorare ed effettuare rigorose analisi delle politiche pubbliche. Servono analytics e modelli per fare simulazioni di politiche economiche così da valutarle ex ante ed ex post. In questo l'Italia purtroppo è ancora indietro: non conosciamo l'impatto delle decisioni che vengono prese.
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