L'architetto statunitense rilancia il suo progetto per un museo dei curdi in Iraq. E si prepara a inondare di musica Francoforte
Incontrando Daniel Libeskind si viene contagiati da entusiasmo e ottimismo. Si parla del dramma del Medio Oriente ed egli rilancia con il progetto di un museo in Iraq che possa riavvicinare i popoli. Si parla di Milano e i suoi occhi brillano pensando a quello che la città sta diventando. E all'improvviso sembra che tempo e spazio assumano nuove connotazioni. Si corre verso il futuro, si vola verso altre città e altri mondi. Erbil, ad esempio, profondo nord dell'Iraq. O Francoforte, la città tedesca che l'archistar si prepara a inondare di musica.
Incontriamo Libeskind ai piedi della Torre Velasca di Milano poco prima del suo intervento all'ultima serata di Audi City Lab nell'ambito del FuoriSalone 2016.
Viviamo tempi difficili. Il suo studio ha pochi giorni fa svelato il progetto per un museo in Iraq. L'architettura e, più in generale, l'arte, possono aiutare il mondo, possono "aprire le frontiere", "open borders", che è il tema di questo FuoriSalone 2016?
"Credo che l'architettura rappresenti una via per abbattere muri e frontiere, per spezzare ogni barriera culturale e religiosa tra le persone e le nazioni. Il museo sulla storia del popolo curdo in Iraq vuole proprio unire di nuovo la popolazione, in una zona martoriata dai conflitti, dalla violenza, dal sangue. L'architettura è sempre costruttiva, crea qualcosa dal nulla, crea nuovi spazi. Ed è quindi davvero importante".
A sei mesi dalla fine di Expo, Milano è ancora il 'place to be'?
"Sì, certamente. Milano è il 'place to be'. E' la città di Leonardo da Vinci e Lorenzo Lotto. E' la città che, oggi, accoglie i più grandi architetti del mondo. E' una delle città migliori del mondo. E sta cambiando: è un processo non facile, pieno di insidie, ma sono convinto Milano stia crescendo molto".
Siamo ai piedi della Torre Velasca, cosa ne pensa di questo strano edificio?
"Adoro la Torre Velasca, credo sia uno degli edifici più belli di Milano. E' ingegnoso, quando fu costruito era decisamente fuori dagli schemi. E lo è tuttora".
Lei ha due grandi passioni: il suo lavoro, ovviamente, ma anche la musica. A maggio proverà a unire queste due passioni con un evento molto particolare. Di che si tratta?
"Il 21 e 22 maggio in Germania, a Francoforte, andrà in scena 'One day in life', un evento di 24 ore in cui utilizzo la musica per trasformare la città e la città per trasformare la musica. Si suonerà in luoghi diversissimi, da una stanza di ospedale a un bunker. Vi faccio un esempio: suoneremo Mozart in una fabbrica".