La rubrica settimanale di Tgcom24 è andata in onda sabato 29 agosto alle 16.45
Comunicare la scienza. Come fare? Su questo verte la sesta puntata de "La Città della Scienza", la nuova rubrica settimanale di Tgcom24 propedeutica al grande evento EuroScience Open Forum (Esof) 2020 (che si terrà tra poco, dal 2 al 6 settembre a Trieste). Per rendere la scienza comprensibile e fruibile anche ai non specialisti, è necessario un lavoro di traduzione e semplificazione. E farlo è fondamentale, considerando che la scienza solleva problemi che necessariamente coinvolgono la società civile. In questo, Trieste, rappresenta ancora una volta un modello: qui comunicazione e scienza si incontrano e uniscono.
Ospiti del sesto appuntamento - andato in onda sabato 22 agosto alle 16.45 e incentrato appunto sulla comunicazione scientifica - Silvia Bencivelli, giornalista scientifica, e Nico Pitrelli, responsabile della comunicazione Esof 2020 e direttore del Master in Comunicazione della Scienza della Sissa.
Il modello Trieste - Formazione, ricerca e comunicazione. Sono questi i tre aspetti fondamentali di ogni realtà scientifica. Il fisico Paolo Budinich, padre del sistema triestino, negli anni Sessanta aveva capito l'importanza di dar vita a un dialogo tra comunità scientifica e il resto del mondo. E donerà così a Trieste un'anima tutta sua, quella di città della scienza, sfruttando il linguaggio universale di quest'ultima come strumento di pace tra i popoli oltre che come motore di un nuovo sistema produttivo.
Il capoluogo giuliano vanta un centro di divulgazione che ospita un museo interattivo e sperimentale, il Science Centre Immaginario Scientifico, e un Master in Comunicazione della Scienza, realizzato all’interno della Sissa, la Scuola Interazione Superiore di Studi Avanzati.
La lungimiranza di Trieste - "I padri fondatori del sistema Trieste si sono dimostrati estremamente innovativi e moderni perché hanno fondato un sistema a 3 'gambe': ricerca, formazione e comunicazione. Fin dal principio - spiega Pitrelli -, avevano compreso perfettamente che un ecosistema, per godere di buona salute, ha bisogno di continui canali di scambio, di comunicazione con il territorio, con la società. Budinich - in primis - e gli altri che hanno dato vita al sistema Trieste avevano compreso che in questo modo il capoluogo giuliano poteva ambire a diventare un luogo di riferimento non solo per la scienza ma anche per la comunicazione. Un luogo inclusivo, non in competizione con altri, un ecosistema scientifico, un modello in cui la comunicazione avesse un ruolo non ancillare ma da protagonista".
E' difficile comunicare la scienza? - "Dipende da come viene comunicata - continua Pitrelli - Sottolineo che i cosiddetti non esperti o cittadini hanno assunto un ruolo sempre più centrale e anche legittimo nel comprendere quelle dinamiche che diventano sempre più cruciali per le vite individuali e per la vita sociale. Ci sono sempre più scelte individuali e collettive per cui si è capito che la scienza ha un ruolo cruciale. Proprio per questo, la comunicazione scientifica non deve essere orientata solo alla semplice divulgazione o al semplice trasferimento della conoscenza degli esperti, ma piuttosto allo scambio, all'utilizzo dei diversi saperi per trovare la migliore soluzione per i problemi attuali. La pandemia lo ha ampiamente dimostrato".
"Comunicare è molto difficile ma anche molto necessario - dichiara Bencivelli - Per farlo, prendiamo in considerazione tre parametri essenziali: chi è il pubblico, come recepisce i messaggi e come li utilizza. Utilizziamo metodi d'indagine comuni alla statistica, alla sociologia, ecc, vale a dire quelli che distinguono il vero comunicatore dal comunicatore per hobby. Parlare di scienza significa sì tradurre in un linguaggio semplice le cose difficili. Ma non solo. Richiede anche una conoscenza un po' più approfondita dei pubblici e quindi anche dei linguaggi e degli strumenti. E' molto difficile, dunque, parlare di scienza e apre a moltissimi rischi, come ad esempio quello della diffusione delle fake news".
Ospite della puntata anche Riccardo Impavido, 22 anni, laureando in Fisica all'Università di Padova, che ha spiegato i "trucchi" per avvicinare i giovani alla scienza: "Molte volte, chi partecipa a dei laboratori di divulgazione scientifica ha paura di esprimere le proprie opinioni, i propri dubbi. Questo, in realtà, è un grosso problema perché è proprio di dubbi che si nutre la scienza. L'ideale è, dunque, cercare di raccontarla in maniera più orizzontale, più informale".