Il presidente di MSF racconta la situazione del paese
Ennesimo attacco alle strutture e alle equipe di Medici Senza Frontiere in Repubblica Centrafricana dove la situazione non sembra migliorare e la guerra imperversa su tutto il territorio.
Appena un mese dopo il massacro a Boguila che ha colpito 18 civili, tra cui 3 membri dello staff di MSF, il recente attacco a Ndélé, nella zona settentrionale della Repubblica Centrafricana, rivela le difficoltà che le organizzazioni umanitarie stanno affrontando.
Loris De Filippi, Presidente di MSF, risponde alle nostre domande.
COM'E' ADESSO LA SITUAZIONE NELLA REPUBBLICA CENTRO AFRICANA?
Da diversi mesi a questa parte- più precisamanete dal 5 dicembre- la situazione è estremamente complicata, violenta, del tutto fuori controllo. Malgrado la presenza sul territorio dei militari francesi e dell'Unione Africana, le due parti in conflitto, le milizie Anti-Balaka cristiane e le forze Seleka musulmane, si affrontano in maniera violentissima causando una vera e propria strage di civili. Lo stesso MSF, che è presente in tutto il territorio, ha subito diversi attacchi.
PERCHE' I MEDIA CONTINUANO A NON PARLARE DI QUESTA GUERRA?
I media francesi ne parlano molto.Per quanto riguarda gli altri paesi e soprattutto l'Italia, c'è da tenere presente che la Repubblica Centro Africana è uno dei paesi con l'indice di povertà più alto al mondo. Non ha grandi risorse e quindi non ci sono interessi. Se non ci sono interessi i media non ne parlano.
Tuttavia la violenza e la barbarie che si sta verificando in quel paese è assolutamente sovrapponibile a quella del Rwanda e meriterebbe la stessa considerazione.
Tra l'altro vi è un numero molto alto di nostri connazionali che vivono e operano lì e che si trovano in condizioni disastrose.
DI QUALI SUPPORTI HANNO BISOGNO LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE PER CONTINUARE AD OPERARE NEL PAESE?
La priorità al momento è la messa in sicurezza. Il fatto che lo stesso MSF abbia avuto circa un centinaio di problemi di sicurezza mai verificatisi prima è un dato estremamente allarmante.
Affinché le organizzazioni umanitarie possano operare al meglio è necessaria un'azione più robusta. E di questo tema se ne dovrebbero occupare l'Europa e l'ONU soprattutto, ma anche la Francia e l'Unione Africana.
Solo sensibilizzando la comunità internazionale e unendo le forze si può in qualche modo arginare questa catastrofe umanitaria.