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Pulizia etnica, stupri, bambini feriti da coltellate, sfollati e migliaia di morti. È questa la situazione in Repubblica Centroafricana, dove ormai da più di un anno imperversa una sanguinosa guerra civile che però, tristemente, rimane nell'ombra. Nemmeno i moniti delle Nazioni Unite, che hanno parlato di un vero e proprio genocidio, o del procuratore della Corte Penale Internazionale, che sta per aprire un'inchiesta formale sui massacri che stanno avendo luogo in quello stato sconosciuto ai più, hanno smosso l'opinione pubblica e attirato i media.
Una guerra rimasta in silenzio, in cui non ci sono persecutori o perseguitati ma solo tante, troppe vittime. E a pagarne le conseguenze sono, come sempre, i civili: lo si evince dai rapporti degli operatori umanitari in loco, unici veri testimoni diretti di questo massacro che sembra non meritare alcuna visibilità. Proprio giovedì scorso l'Ufficio Emergenza della Direzione Generale della Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri ha messo a disposizione un aereo cargo di aiuti di emergenza, atterrato a Bangui, capitale del Paese. A bordo, anche una persona dell'unità di emergenza di INTERSOS: sono dunque cinque i cooperanti della Ong italiana che adesso si trovano in quel contesto così difficile e pericoloso.
Ma non solo: Emergency ha aperto a Bangui un centro pediatrico che negli ultimi mesi è stato affollato da centinaia di bambini con ferite da coltello, schegge di granata e proiettili. “Sono tantissimi i ragazzini arruolati, sia dai ribelli islamici scesi dal nord che dalle milizie cristiane di autodifesa che si combattono nella capitale”, afferma Alessandra Napoleone, medico anestesista di Cagliari appena tornata in Italia da una missione in Repubblica Centroafricana con Emergency.
Anche Amnesty International, Save the Children, ICRC (la Croce Rossa internazionale) e Medici senza Frontiere stanno operando in questo paese mutilato, dove cercano di contribuire da una parte ad aiutare concretamente la popolazione devastata e dall'altra a denunciare alla comunità internazionale le gravi violazione del diritto umanitario che si stanno perpetrando. A dimostrazione del fatto che, nella placida indifferenza dei media, le associazioni umanitarie si sono mosse con tempestività e prontezza dando anche un po' di luce ad una situazione che ancora non fa notizia.