Troppo facile con i microfoni
di Marco Calindri marcocalindri@libero.it
Andrea Lorenzon (consulente web) info@digitaltools.it
Qualche giorno fa, casualmente, ho visto su Rai5, una vecchia commedia in bianco e nero, ‘La nostra pelle’ di Sabatino Lopez.
Ho riconosciuto tra i protagonisti, Franco Volpi, un giovane Paolo Ferrari e Valentina Fortunato che mi piace ricordare, oltre che come attrice sensibile, anche come moglie di Sergio Fantoni. Sono rimasto colpito dal loro stile di recitazione sobrio e spontaneo, rispetto a quanto vedo e ascolto sia a teatro, che nelle serie televisive di maggiore successo.
Interpretavano i loro personaggi con leggerezza, senza fronzoli, con una gestualità assolutamente naturale nel senso che non sembrava recitassero. Le parole venivano ben scandite, indipendentemente dal ritmo che richiedessero le battute del copione.
La recitazione esageratamente ‘intimista’ (probabilmente anche per ‘cervellotiche’ scelte registiche) utilizzata oggi per lo più, sia in teatro che in televisione impedisce, a mio avviso, di cogliere quelle sfumature di voce necessarie per evidenziare il diverso stato d’animo dei singoli personaggi, nelle varie situazioni.
Sottolineo, a questo proposito, la brutta abitudine di utilizzare i microfoni negli spettacoli teatrali (a parte i musical, ovviamente).
E’ vero, con gli altoparlanti, chi recita fa meno fatica e il pubblico non sforza l’udito ma, di fatto, gli attori perdono la capacità di estendere la loro voce per raggiungere anche l’ultima fila, disabituandosi, così, ad utilizzare nel migliore dei modi lo strumento più importante del loro lavoro.