Per lo spettacolo dal vivo è stata una botta imprevista e imprevedibile ma, adesso, occorre inventarsi un domani.
di Marco Calindri marcocalindri@libero.it
Il mondo del teatro ha sempre vissuto con diffidenza il periodo della quaresima, a causa del divieto, durante il Medioevo, di presentare spettacoli teatrali per i 40 giorni che precedono la Pasqua.
Di conseguenza, per gli artisti che non potevano lavorare, i 40 giorni quaresimali erano sinonimo di fame.
Da questa condizione medioevale, discende la superstizione di molti attori e attrici per il viola, colore dei paramenti quaresimali.
E proprio nel periodo di quaresima dell’anno 2020, pura coincidenza, ecco che i teatri devono interrompere la propria attività, a causa di una dilagante e pericolosa epidemia nazionale e non solo. E’ stato necessario farlo.
Elaborato lo stato emotivo e psicologico per questa imprevista situazione, è ora il tempo di guardare avanti e di fare, da parte di tutti gli operatori teatrali, esercizi di fantasia, creatività e concretezza per elaborare proposte, valutazioni, prospettive e piani operativi che consentano di affrontare una prossima fase di rilancio del settore, nella tutela di interessi comuni.