In mostra alla Triennale di Milano fino al 21 Gennaio 2017
Triennale Design Museum presenta, dal 22 ottobre 2016 al 21 Gennaio 2017, Antonio Marras: Nulla dies sine linea, una mostra antologica di opere d’arte, realizzate negli ultimi vent’anni, che racconta il percorso visivo di Antonio Marras. Il titolo della mostra riporta la celebre frase di Plinio il Vecchio riferita al pittore Apelle che “non lasciava passar giorno senza tratteggiare col pennello qualche linea”, suggerisce come lo stesso Marras abbia sempre affiancato alla sua attività di stilista quella di artista. Curata da Francesca Alfano Miglietti, l’esposizione si propone di essere, come lei stessa dichiara: “un’esperienza totalizzante, un viaggio in un mondo suggestivo e provocatorio, (suggestivo perché provocatorio), a volte assoluto, a tratti spregiudicato”.
Antonio Marras, conosciuto come “il più intellettuale degli stilisti italiani”, è noto soprattutto per le sue contaminazioni tra i mondi che compongono il suo universo creativo: dal cinema alla poesia, dalla storia all’arte visiva. E proprio quest’ultima è la protagonista della mostra. Più volte Marras ha partecipato ad esposizioni e ha lui stesso organizzato mostre ed eventi. Vincitore del Premio Francesca Alinovi, protagonista di una delle ultime Biennali di Venezia, Marras si colloca al centro di un universo poetico teso fra linguaggi diversi, sospeso tra sconfinamenti da una materia all’altra, da una tecnica all’altra, da un’espressività all’altra.
Scrive Francesca Alfano Miglietti: “Per Marras tutto diventa materiale artistico: la sua storia personale, la sua isola, i suoi cani, gli orizzonti, il mare, la storia, gli stracci, i rapporti, le relazioni. Tutti gli ambiti che ha avvicinato, o da cui è avvicinato, divengono materiali da usare al pari del collage, della fotografia, dell’objet trouvé, della pittura, della scultura, dell’installazione...materiali con cui ha un rapporto fisico, uno scontro corpo a corpo, con cui conduce quello scontro capace di far nascere un incontro. Un incontro unico e personale. (...) tutto il suo lavoro ha a che fare con la luce...nonostante le ombre e le penombre...una qualità di luce capace di intrecciare una sterminata curiosità intellettuale e una rara potenza creativa”.
Antonio Marras, insieme ad una serie di installazioni edite e inedite, ha rielaborato, per questa mostra, più di cinquecento disegni e dipinti realizzati nel corso degli anni, montandoli su vecchie cornici su cui è intervenuto intessendoli con le più disparate stoffe e appendendoli lungo le pareti della Curva della Triennale; testimoni e al tempo stesso narratori della vita raccontata nelle “stanze”, installazioni con finestre, porte, pertugi, abitate da vecchi abiti (nessuno disegnato da lui) e oggetti di varia natura e foggia.
In un allestimento fluido, esso stesso concepito come un’opera d’arte, che si estende per più di 1.200 metri quadrati, vengono raccontati anche gli incontri e le relazioni di Marras, come quelli tra Maria Lai e Carol Rama, due figure che hanno per prime incoraggiato Marras a esporre opere tenute segrete.
A concludere il viaggio, il racconto di una vita da nomade. Centinaia, migliaia di disegni, schizzi, frammenti che Marras ha realizzato negli anni durante i suoi innumerevoli viaggi: memorie di sguardi, mappe, voci, silenzi, pensieri, mondi. Quaderni, album, diari riempiti di colori a testimoniare una creatività infinita e mai sedata.
L’esposizione racconta il mondo visionario di Antonio Marras, un attraversamento dei segni emozionali e intellettuali che segnano le tappe importanti nella sua vita. Mondo che sarà illustrato anche in un catalogo (due edizioni: italiano e inglese) edito da SKIRA, con un testo critico di Francesca Alfano Miglietti e testimonianze di poeti, musicisti, scrittori, artisti, intellettuali, giornalisti, proprio ad evidenziare quanto le relazioni siano per Marras elementi poetici e parte del suo percorso solitario.