Marco De Vincenzo si muove in una materia densa e primordiale, e immagina la collezione dalla materia stessa che è fatta di livelli sovrapposti.
Un antico papiro egizio racconta di quando le lacrime del dio Ra, toccando terra, si trasformarono in api, e di come queste ultime si operarono con i fiori di ogni pianta per produrre miele e cera, diffondendo la vita.
Per William Burroughs il linguaggio è un virus, mentre secondo altre teorie siamo nati dagli alieni. Sono, tutti questi, miti prodotti attraverso i tempi e le culture per rispondere agli stessi insolubili interrogativi: raccontare le origini del creato, cercando di carpire il mistero, di individuare la sorgente da cui è partita la retta che conduce al presente. Quella linea tracciata da un lontano punto d’origine diventa tangibile sulla passerella: è una cortina, un filtro, una tenda - opera del collettivo Numero Cromatico - sulla quale si distende un bestiario, forse un tracciato evolutivo, fatto di animali mitici, belve estinte, zoologia reale, senza distinzioni di sorta.
Questa stagione Marco De Vincenzo si muove in una materia densa e primordiale, e immagina la collezione dalla materia stessa, che è tattile, spessa, tangibile, fatta di livelli sovrapposti nei quali anche le stampe sono una velatura, una gommatura, un ricamo sulla trama sottostante. Le linee si sviluppano liquide intorno al corpo: lo segnano e accarezzano, e poi svasano, corte o lunghe, asimmetriche e frangiate. Piegature segnano la vita, mentre su denim e velluto a coste brulica una flora fantastica.
Le lane sono spazzolate, le maglie ricamate, le paillettes vivono dentro intagli geometrici. Gli alieni giunti da lontano finiscono sui gioielli come anche le api intrappolate nell’ambra, mentre ricami di una zoologia immaginaria nati dalla collaborazione con l’artista coreana Maria Jeon avviluppano gli abiti, e poi le borse dalle forme morbide e arrotondate, oppure nette e squadrate. Barbara ed estrema, la pelliccia di lana è un tocco primitivo che rimanda ad immaginari selvaggi, toccando cappelli e cappotti. Gli stessi motivi si estendono sul guardaroba maschile, investendo giacche, duffle coat, cappotti-vestaglia, velluti dalle tentazioni psichedeliche. Il magma Etro bolle e ribolle, vitale, infinitamente metamorfico.
© Ufficio stampa