Jo Squillo: Ferrari, la collezione Fall/Winter 2024-25
© Ufficio stampa
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Il corpo è una macchina potentissima. È passione e desiderio. È anatomia e forza. È un’armonia perfetta di volumi e superfici che si spiegano e si espandono nel movimento. È un’ espressione di sensualità e dinamicità, di forme precise e linee sinuose, di profili netti e curve improvvise, di energie intrinseche che affiorano in superficie per scomporre e ricomporre le silhouette nella loro quintessenza sartoriale.
Quell’energia nasce da una forza vibrante e travolgente, da una tensione continua che si manifesta nella luce, ed è attraverso la luce che il direttore creativo Rocco Iannone sceglie di raccontare il corpo.
La luce che il nostro corpo è in grado di rispecchiare ed emanare, di trattenere e riverberare, di infondere in nuove visioni - di contrasti e riflessi, di linee, di materie, di gradazioni sottili che sempre rimandano alla luce, e al suo rapporto originario con l’oscurità.
La nuova collezione è un trattato sul nero: il nero abbagliante che emerge dall’aspetto lucido delle superfici. Superfici che riflettono e amplificano la luce del nero generando le nuance dell’argento, del metallo e del bianco, nella sua massima rifrazione. Perché non esiste la luce senza il buio, e perché il nero abbagliante, più di ogni altra tonalità, può diffondere e modulare quella luce creando nuove variazioni e vibrazioni cromatiche.
Oltre al nero, l’unico altro colore in quanto tale è il rosso, a ricordare sempre quella passione, quell’emozione e quel desiderio di cui il corpo è interprete e messaggero.
Così gli opposti coesistono e si intrecciano in un’estetica che esplora la luce e il buio attraverso i capisaldi del guardaroba, dapprima presentandoli nella loro iperdefinizione strutturale, per poi smaterializzarli nel fluire della leggerezza e della morbidezza.
I tessuti archetipi del tailoring, come la flanella e le lane pettinate, ricordano il valore della tradizione artigianale prestandosi a una rilettura sostanziale della modellistica: ogni curva, volume e sinuosità non smette mai di ridursi e dilatarsi, contrarsi ed estendersi.
Il blazer appare con una sagoma precisa, con le spalle enfatizzate, il punto vita segnato, le maniche affusolate e il bacino di nuovo espanso. La trama del denim indigo è trattata con una resinatura speciale che cattura e riflette la luce come se la tela fosse richiusa dentro una patina di vetro.
La sperimentazione conduce alla verniciatura manuale della pelle, croccante e lucidissima, ai ricami di catenelle brillanti sui filati reticolati, alle intessiture couture della seta con il metallo.
Poi, il processo di smaterializzazione si compie attraverso superfici di satin palpabili e drappeggiabili, organze eteree e riflettenti create con il filo da pesca, velluti froissé dalla mano cangiante e shearling soffici che avvolgono il corpo accanto alla maglieria in cashmere garzato e leggero come una nuvola.
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