Secondo il mito la ninfa eco divenne solo voce: immateriale. È una metafora di femminilità, ma anche la rappresentazione di un graduale alleggerimento e di un legame con gli elementi naturali, filtrati attraverso la creatività e la fantasia.
Un eco di colori e di materie attraversa la collezione, disegnando un movimento che dalla densità dei colori della terra - marroni mescolati a tocchi di blu, blu violaceo e turchese, e dei grigi scuri - passa alla liquidità degli azzurri, per poi evaporare in note eteree di rosa chiarissimo e grigio perla.
E nella delicata progressione la seta corposa diventa tulle, organza, georgette.
Il racconto cromatico è un percorso di forme, sempre più lievi e vaporose. L’apertura è Armani, in tailleur. L’impressione è familiare, ma il taglio a kimono delle maniche, la rotondità delle spalle, l’accento sul punto vita definiscono una silhouette nuova, che segue le curve del corpo. I blazer sono indossati con i pantaloni, fluidi oppure asciutti. Le gonne sono lunghe e danzanti, i parka di organza. Le lavorazioni in fil coupé smaterializzano le superfici delle giacche accostate al busto.
Tutto è trasparente e senza peso anche nel moltiplicarsi degli strati. Le stampe floreali, sovrapposte, creano sdoppiamenti ed effetti miraggio.
Gli abiti lunghi ondeggiano come aloni di nebbia fino a elevarsi nello scintillio gentile e policromo dei lunghi robe manteau per la sera interamente ricamati.
La ricerca di una femminilità naturale è sottolineata dalle scarpe trasparenti o dalle francesine intrecciate, sempre piatte, e dalle borse, piccole, tonde, a sacca, realizzate negli stessi materiali degli abiti.