Un viaggio utopico verso Marte che omaggia le contraddizioni: l’eredità e l’avanguardia, la pura bellezza e la provocazione, la terra e il cielo.
Nel 1877 lo zio di Elsa, Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio di Brera a Milano, scoprì una novità. Una serie di canali, un’area grande come il Grand Canyon, che segnano la superficie di Marte.
Lo scienziato ha anche coniato il termine “marziano” e ha inavvertitamente dato inizio al nostro fascino moderno per le creature “di un là”, fascino che continua ancora oggi. È quindi logico che lo spazio sia sempre stato un codice della Maison Schiaparelli. Elsa si occupava notoriamente di astrologia, e perché no? Guardare le stelle era decisamente un’occupazione di famiglia.
Questa collezione è un omaggio a quell’ossessione, oltre che uno studio sulle contraddizioni. Ma come l’arte (e la natura) ci insegnano sempre, le cose e le idee che sembrano diametralmente opposte tra loro possono anche combinarsi per creare sorprendenti chimere. Oggetti composti da parti familiari che, uniti, creano qualcosa di sorprendente e nuovo.
Non a caso, una delle filosofie guida della Maison: Elsa era impegnata a far trionfare “matrimoni” improbabili sul suo design e sui suoi progetti. <> spiega il direttore creativo Daniel Roseberry.
I risultati sono figure e profili al tempo stesso familiari e non: In parte umani, in parte qualcos’altro. Quindi, totalmente Schiaparelli.