Di queste forme, qual è “bouba” e quale “kiki”? Bouba e Kiki è il suono di Sportmax per la Primavera/Estate 2023, due parole che non significano nulla, eppure sono cariche di senso. Un esercizio di dualismi per recuperare il senso di un’innocenza perduta. Una dichiarazione di libertà dalle verità monolitiche, dal conformismo, dalle idee oppressive.
Le forme hanno un suono? Nel 1929 se lo domanda lo studioso tedesco-americano Wolfgang Köhler sull’isola di Tenerife e inizia a mostrare a una serie di persone due forme astratte, domandando loro di associare a ciascuna i suoni “takete” e “baluba”.
La maggioranza indica per il segno frastagliato “takete” e “baluba” per quello tondeggiante. Nel 2001 il neuroscienziato
indiano Vilayanur S. Ramachandran e il collega statunitense Edward Hubbard ripetono l’esperimento, questa volta prendendo come campione degli studenti americani e indiani di lingua tamil a cui mostrano le stesse forme e chiedono di indicare cosa è “bouba” e cosa “kiki”. La maggioranza delle persone ricalca la scelta di tanti anni prima: “bouba” è arrotondata, “kiki” più appuntita. Il che dimostra come nel cervello umano si creino forti connessioni tra i suoni e le forme che ci appaiono davanti agli occhi, coinvolgendo anche gli altri sensi e influenzando il nostro modo di percepire gli altri.
Su questa sinestesia, ovvero la contaminazione dei sensi nella percezione, Sportmax costruisce un collage alchemico di elementi che trovano il proprio equilibrio e trascendono ogni logica spiegazione. L’abbinamento istintivo di silhouette, colori, texture, movimenti e suoni dà vita a un’estetica alla ricerca, di quell’innocenza tipica dei bambini, del loro sguardo di continua meraviglia.
Bouba/Kiki è un invito ad abbracciare i dualismi, mescolando l’alieno al familiare. Al lasciar emergere il gusto CAMP, in una celebrazione di creatività sfrontata, fragorosa.
Geometrico e organico. Naturale e artificiale. Ultra-casual e stravagante. Da questi contrasti nascono look minimali fino a trasformarsi in una second skin. Ma anche fantasie che ammantano il corpo di un’energia ipnotica e luminescente, alternate a volumi scultorei di gonne dal sapore techno-couture che si abbinano a top ridottissimi. E ci sono accenti streetwear riletti ironicamente come se fossero look da gran sera, con le maniche extra-long e gli orli simili a uno strascico da red carpet.
I colori sono accesi, dai toni acidi a quelli pastello, alle tinte più profonde, completati da tocchi di bianco ottico e di pure black.
Le stampe sono optical, affiancate da motivi psichedelici e texture dal padding-effect che evidenziano la sensazione tattile.
Tra gli accessori spiccano gli stivali, modellati sulla gamba come una seconda pelle. E le borse dall’effetto anti-stress.
Le shapes ispirate a epoche differenti vengono smontate e riassemblate, polarizzando i dressing code. Dalle linee ad A con le spalle strette, la vita bassa e la gran svasatura della gonna degli anni ‘50; alla space age degli anni ‘60 dove si immaginavano abiti futuribili; alla contro-cultura anni ’90, fatta di suggestioni cyberpunk cresciute in seno alla scena della musica techno e dei rave clandestini.
La collezione diventa così una sperimentazione incessante, tra universi Sugarpunk, Psycho-chic e Techno-couture che si mescolano insieme in un’affermazione di alterità, allergica ai conformismi e alla continua ricerca dell’estremo.