Se si escludono le due guerre tuttora in corso, in Ucraina e in Medioriente, l'anno che sta per chiudersi è stato testimone di eventi inediti e spiazzanti. Dall'attentato a Mosca al ritiro di Biden, dall'uragano Milton all'alluvione di Valencia
di Maurizio Perriello© Tgcom24
La morte di Navalny, dai misteri al diario postumoL'attentato al Teatro Crocus di MoscaL'attentato a Donald Trump in PennsylvaniaJoe Biden si ritira dalla corsa alla Casa BiancaLa vittoria di Trump nelle presidenziali americaneL'alluvione di Valencia
Il 2024 è stato un anno di notizie incredibili in ambito internazionale, alcune delle quali hanno impartito o impartiranno una svolta decisiva agli equilibri globali. Se si escludono le due guerre tuttora in corso, in Ucraina e in Medioriente, l'anno che sta per chiudersi è stato testimone di eventi inediti e spiazzanti, in particolare nei territori di due grandi potenze come Stati Uniti e Russia. In terra americana abbiamo assistito a 365 giorni pazzeschi: dal ritiro shock di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca all'attentato a Donald Trump durante un comizio elettorale, dalla devastazione dell'uragano Milton alle presidenziali che hanno visto il trionfo del tycoon. In terra russa, al netto dell'incessante conflitto che ha visto anche un'incursione straniera (ucraina) per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, si è passati dalla morte dell'oppositore russo Alexei Navalny al gravissimo attentato al Teatro Crocus di Mosca. Tornando in Europa, a inizio novembre le prime pagine di tutto il mondo hanno riportato la notizia della tragica alluvione che ha devastato Valencia.
Procediamo per ordine cronologico e partiamo dal 16 febbraio 2024. A 47 anni, senza alcun segnale che facesse pensare a problemi gravi di salute, Alexei Navalny, il più noto oppositore di Vladimir Putin, è morto improvvisamente nella colonia penale numero 3 del distretto autonomo di Yamalo-Nenets. A pochi giorni dal secondo anniversario della guerra d'Ucraina e a un mese dalle presidenziali che hanno confermato Putin al potere, lì, nel Circolo Polare Artico, il dissidente russo stava scontando una condanna a 19 anni di reclusione per "estremismo politico". Secondo il Servizio penitenziario federale, Navalny si è sentito male dopo una passeggiata mattutina. Il vicino ospedale ha confermato che il personale sanitario della prigione è intervenuto subito e sette minuti dopo è arrivata un'ambulanza. Nonostante i tentativi di rianimazione, durati 30 minuti, "il detenuto è però stato dichiarato morto". Ma allora di cosa è morto Alexei Navalny? È stato davvero il Cremlino a volere la sua morte? I dubbi restano, e forti. Come i misteri: nei giorni successivi il cadavere di Navalny non si trovava nell'obitorio della struttura competente, quella di Salekhard. Mesi dopo è stata annunciata la pubblicazione postuma del diario, in forma di memoir intitolato Patriot, scritto dall'oppositore durante la prigionia, e iniziato subito dopo l'avvelenamento nel 2020. Dalle pagine del libro emerge tutta la durezza del carcere siberiano e al contempo la risolutezza di Navalny nel "porre fine all'autoritarismo (o, più modestamente, per contribuire a porvi fine)".
La Russia è un impero e, in quanto impero, è multietnica. Un fattore che genera instabilità e divisioni interne in tempo di guerra, fino a esplodere in proteste e attentati terroristici. Il 22 marzo Mosca è tornata a vivere i peggiori incubi dagli attacchi ceceni degli Anni Novanta: la sera di quel tragico venerdì un commando di uomini armati e incappucciati ha fatto irruzione nella Crocus City Hall, sala da concerti a nord-ovest della capitale, aprendo il fuoco senza pietà su chiunque trovassero davanti. È stata una strage: 145 morti e 551 feriti. Prima di fuggire, gli attentatori hanno lanciato granate o bottiglie incendiarie. Poco dopo l'intero edificio è divenuto preda delle fiamme. Si è scatenata subito la caccia all'uomo, valvola di sfogo della rabbia di un intero popolo che aveva già visto morire tanti giovani in guerra. Tanti giovani prelevati soprattutto dalle minoranze etniche e dai territori periferici della Federazione, inasprendo le tensioni e l'odio sociale. Al termine di un inseguimento seguito passo passo sui social dai russi, i quattro terroristi responsabili della strage furono catturati al 376esimo chilometro dell'autostrada M3, a 140 chilometri dal confine ucraino nell'oblast di Brjansk. Si trattava di cittadini del Tagikistan, pagati tramite bonifico e assoldati su Telegram. L'Isis-K ha poi rivendicato l'attentato, inserendolo "nel contesto di una guerra furiosa tra lo Stato Islamico e i Paesi che combattono l'Islam". Il 7 marzo l'ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie a eventi affollati come concerti musicali. L'Ucraina si è detta estranea all'attentato a Mosca, nonostante le accuse da parte di Putin.
Fino a luglio sembrava una campagna elettorale come tante altre, sebbene incastonata in un periodo di profonda incertezza internazionale. Poi nel giro di qualche giorno è cambiato tutto e le presidenziali americane del 2024 sono diventate di colpo le più incredibili della storia. È stata una svolta violenta, come in tante altre occasioni è capitato in terra americana. Il 13 luglio Donald Trump stava tenendo un comizio elettorale in una fiera agricola a Meridian, alla periferia ovest di Butler, in Pennsylvania. All'improvviso un proiettile ha strappato l'aria e il respiro dei sostenitori del tycoon. Un 20enne in mimetica spara diversi colpi con un fucile semiautomatico da un tetto a 150 metri dal palco di Trump, ferendolo a un orecchio. Il repubblicano si porta la mano all'orecchio, si accascia. La sua scorta si precipita a proteggerlo, mentre il Paese intero trattiene il fiato. In un moto d'orgoglio, adrenalina e grande esperienza, Trump alza il pugno a favore di foto e telecamere. Un rivolo di sangue sul volto e l'espressione determinata diventano un simbolo per decine di migliaia di elettori indecisi, convinti che l'episodio provi l'avversione di qualche potere oscuro nei confronti del tycoon e dei suoi "scomodi" progetti per riportare in alto l'America. Se per il repubblicano si può parlare di tragedia sfiorata, lo stesso non si può dire per uno spettatore. Il bilancio finale è di un morto e due feriti. L'attentatore è stato poi ucciso da un cecchino dei servizi segreti statunitensi.
L'eccezionalità dell'anno americano non era però destinata a restare scolpita nel solo volto sanguinante di Trump. Il 27 giugno si era avuta una prima decisa accelerazione, con la disastrosa figura offerta da Joe Biden nel duello televisivo con lo sfidante repubblicano. Quello è stato l'ultimo svarione, la prova finale, il punto di non ritorno che ha convinto i vertici del partito democratico che così non si sarebbe potuto più andare avanti. Biden non era in grado di competere, e dunque neanche di vincere. Dopo settimane di pressing, riunioni segrete, confabulazioni in hotel e retropalchi, il presidente ha infine ceduto ai timori dem e gettato la spugna. Il 21 luglio Biden si è ritirato ufficialmente dalla corsa alla Casa Bianca con una lettera pubblicata a sorpresa sui social, dopo aver assicurato fino a qualche ora prima che non avrebbe mai mollato. E invece poi ha passato il testimone alla sua vice Kamala Harris, costringendola a una sfida contro il tempo e contro i pronostici. Cento giorni per battere Trump e diventare la prima presidente donna degli Stati Uniti.
Nel periodo più caldo della sfida elettorale fra Trump e Harris, tra tensioni sociali crescenti e proteste soprattutto contro le operazioni israeliane a Gaza, gli Usa sono stati travolti anche da un altro uragano. Stavolta letterale: a ottobre il ciclone tropicale Milton, il più forte del 2024 secondo gli esperti, ha investito la costa orientale americana. Per settimane Stati come Florida e Georgia si erano preparati, scossi e memori del tremendo passaggio dell'uragano Helene avvenuto meno di un mese prima, e che aveva provocato decine di morti. La paura della super tempesta provocò un fuggi fuggi generale dalla East Coast, con interminabili code in autostrada e distributori di benzina a secco. L'ordine di evacuazione obbligatorio emanato dalle autorità interessò quasi sei milioni di persone. Una volta raggiunta la categoria 5, Milton cominciò però a scemare di pericolosità. Il bilancio recita 13 morti, secondo i dati forniti dalla Cnn, mentre 2,9 milioni di persone sono rimaste senza elettricità.
Nessun uragano ha però piegato la convinzione di milioni di americani a recarsi alle urne per eleggere il nuovo presidente, in un momento storico percepito come "irripetibile" dagli elettori. Giusto il tempo di mettere insieme cocci e speranze, che gli americani si sono svegliati, la mattina del 5 novembre, con un risultato inatteso per quanto riguarda il divario di voti: Donald Trump aveva vinto con uno scarto nettissimo. Perfino alcuni fortini del "Muro Blu", tradizionalmente fedele ai democratici, hanno voltato le spalle a Kamala Harris. Il tycoon ha ottenuto 312 grandi elettori su 538 totali, ben oltre la soglie di 270 necessari all'elezione.
Sul finire del 2024, i cambiamenti climatici sono tornati a presentare il conto all'uomo. Ancora una volta, nella maniera più terribile. Mercoledì 29 ottobre il sud-est della Spagna, e in particolare il territorio di Valencia, fu travolto e devastato da una serie di inondazioni mai così terribili a memoria d'uomo. Quattro giorni prima, il meteorologo Juan Jesús González Alemán dell'Agencia Estatal de Meteorología aveva lanciato allarme per un possibile drastico calo delle temperature che avrebbe potuto causare una tempesta dagli effetti devastanti. Fu parzialmente inascoltato e tacciato di allarmismo climatico. Le precipitazioni a cascata (oltre 200 millimetri) hanno condotto al disastro. Poco dopo le 7 del 29 ottobre le autorità emanarono l'allerta rossa, mentre l'alluvione aveva già cambiato per sempre la storia del Paese. Migliaia di spagnoli e catalani hanno denunciato di non essere stati allertati e, peggio, di non aver ricevuto soccorsi. Alla fine il bilancio è stato atroce: 229 morti, di cui 221 nella Comunità Valenciana, sette in Castiglia-La Mancia e una in Andalusia.