a robben island

Dieci minuti nella cella di Nelson Mandela

Una visita speciale al carcere dove l'ex presidente sudafricano fu tenuto prigioniero per 18 anni dal regime razzista del Paese

06 Dic 2013 - 15:23
 © Dal Web

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Sono passati oltre dieci anni, ma quei dieci minuti chiuso nella cella che ospitò Nelson Mandela restano scolpiti nella mia coscienza. Robben Island è la Cayenna del regime bianco e razzista che ha governato il Sudafrica fino alla fine dell’apartheid nel 1994. Un’’isola piatta come una sogliola, dodici chilometri a largo di Cape Town, che ospitava il terribile carcere dei prigionieri politici. Mandela ci fu tenuto prigioniero per ben 18 anni e questo dà l’idea della grandezza di un uomo che quando uscì di prigione disse: "Siamo un unico Paese, dobbiamo perdonare".

Oggi la sua ex galera è diventata monumento nazionale e sono i vecchi detenuti che fanno da guida dentro i lunghi cunicoli del carcere. Ovviamente è la visita alla cella di Mandela il momento clou del tour. Quando fu il mio turno, mi fecero entrare da solo, con la scusa di sperimentare di persona quanto angusta fosse. E d’improvviso chiusero la porta dietro le mie spalle. Non me l’aspettavo. Poi se ne andarono lasciandomi lì, solo, nel silenzio.

Dieci lunghissimi minuti in cui ebbi modo di sedermi sul tappeto grigio che lui usava come letto e di guardare quelle spoglie pareti, grigie anch’esse. Allargando le braccia si potevano quasi toccare le due estremità dei muri. E mentre ero lì che pensavo alla sofferenza di un uomo chiuso in quel ripostiglio una sottile inquietudine si faceva largo piano piano nella mente: e se si dimenticano di me?

Poco dopo i miei “carcerieri” sorridenti sono venuti ad aprirmi la porta: “Ecco, adesso torna in Italia e racconta di che grand’uomo è
Madiba
“, il Padre come lo chiamano lì. Eccomi qui. Grazie a quei dieci minuti, oggi non ho dubbi su due cose: la prima che Nelson Mandela è di gran lunga il premio Nobel per la Pace più meritato degli ultimi 50 anni. La seconda è aveva ragione Charles Dickens: la civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri. E le nostre, per chi ancora non lo sapesse, fanno schifo.

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