Che fine hanno fatto i ritratti di donne tenuti nel caveau da Virgil Oldman?
Finite le riprese di un film, gli oggetti d’arredamento apparsi nei vari contesti scenografici svaniscono solitamente nel nulla. Per settimane e settimane, senza di essi, la produzione non ha potuto procedere, come fossero le star del film. Di colpo, infine, non servono più a nulla, spariscono, si smaterializzano. Tolti i pezzi di noleggio che ritornano ai legittimi proprietari, il resto va a finire in attrezzerie e magazzini che nel volgere di poco tempo l’umidità trasforma in oscuri dimenticatoi. Anche per i ritratti di donne tenuti nel suo caveau segreto dal protagonista de La migliore offerta era prevedibile una fine del genere. A eccezione di pochissime opere autentiche restituite ai collezionisti che ce le avevano gentlmente concesse, si trattava del resto solo di semplici duplicazioni sottoposte dai pittori di scena a un accurato trattamento per dare alle superfici uniformi della carta fotografica quell’illusione materica necessaria all’obiettivo della macchina da presa per ottenere un effetto di realismo pittorico. Niente di più.
Apprendere pertanto che i volti femminili collezionati dal battitore d’aste Virgil Oldman verranno messi all’asta per scopi benefici, ancor più che un gioco di parole o uno scherzo del destino, mi è parso il finale più rassicurante per tutti quei volti che durante la preparazione e le riprese del film ci guardavano chiedendoci già in quali sotterranei li avremmo poi abbandonati. Ringrazio perciò gli organizzatori dell’iniziativa e il CIAI, Centro Italiano Aiuti all’infanzia, per aver riconosciuto a oggetti che sono soltanto la testimonianza d’un lavoro attento e amoroso il diritto di una propria autentica utilità.
Sinceramente non poteva esserci offerta migliore.