© Parlamento Europeo
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Il Pe chiede una legislazione incentrata sull'essere umano e sui valori dell'Unione
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Dire "big data" significa armeggiare un argomento complesso e dibattuto, una grande opportunità per il presente e per il futuro e al tempo stesso una risorsa che va gestita e usata al meglio per far andare in porto i grandi obiettivi dell'Unione europea (Green Deal, uso dell'intelligenza artificiale, transizione digitale). Grandi poteri, grandi responsabilità: quelle invocate dal Parlamento Ue affinché regolamentazione e legislazione sul tema nascano sotto il segno di due valori dell'Ue, ovvero privacy e trasparenza.
Prima ancora di entrare nel merito della nuova sfida dell'Ue (quella di creare un mercato unico per i dati, imprimendo una forte accelerazione alle ambiziose sfide per il futuro come quella relativa al Green Deal e allo sfruttamento dell’Intelligenza Artificiale), facciamo un passo indietro e soffermiamoci sui "big data", centrali nel processo di trasformazione digitale dell'Europa. Di che si tratta?
Big Data - Il termine big data si riferisce agli insiemi dei dati raccolti, così vasti e complessi da avere bisogno delle nuove tecnologie (per esempio l’intelligenza artificiale) per venire processati. I dati provengono da svariate fonti differenti. I dati provengono da svariate fonti differenti. Spesso sono dello stesso tipo: per esempio, i dati GPS di milioni di telefoni cellulari vengono utilizzati per attenuare la congestione del traffico. I big data possono anche essere frutto di una combinazione, come le cartelle cliniche e l’utilizzo delle applicazioni per smartphone da parte dei pazienti. La tecnologia consente a questi dati di venire raccolti molto velocemente, pressoché in tempo reale, per poi venire analizzati al fine di elaborare nuove informazioni.
Da dove vengono? - Possono essere prodotti dalle persone (attraverso le app per il telefono, social media, transazioni commerciali, gli atti pubblici online, ecc), ma anche dalle macchine attraverso sensori negli oggetti collegati all’Internet delle cose: auto intelligenti, satelliti GPS, satelliti in grado di raccogliere informazioni metereologiche.
Settori di utilizzo – Sono numerosi i settori in cui i “big data” possono creare nuove opportunità. Vediamoli insieme:
- Industria: un migliore utilizzo dei dati garantisce e comporta un’ottimizzazione della produttività e un taglio dei costi. Senza contare che i "big data" - grazie a un’analisi minuziosa delle esigenze e delle attese delle persone - rappresentano per ogni azienda una straordinaria opportunità per innovarsi e offrire prodotti completamente nuovi. Un utilizzo migliore dei dati industriali potrebbe portare una nuova ondata di innovazione nell'Ue.
- Ambiente: La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la prevenzione e la risposta ai disastri naturali e la diminuzione dei rifiuti possono migliorare grazie ai dati raccolti dai satelliti.
- Salute: Le cartelle cliniche rese anonime o i dati immessi nelle app da parte dei pazienti possono fornire migliori diagnosi, cure e sviluppo dei medicinali abbassandone il costo.
- Agricoltura: Gli agricoltori possono servirsi dei dati satellitari e dei sensori per sfruttare al meglio risorse comwe acqua e luce, oltre ad adattare la coltivazione al mutare delle circostanze.
- Settore pubblico: I dati e le analisi approfondite possono aumentare l’efficienza e l’efficacia dei servizi pubblici, per offrire servizi su misura dei cittadini e maggiore trasparenza.
- Trasporti: I dati raccolti da GPS e social media potrebbero contribuire a ridurre la congestione del traffico, con la conseguenza di tagliare di netto le emissioni di CO2, oltre a far risparmiare tempo e benzina.
La centralità dei "big data" - nodali anche per quanto riguarda la ripresa dalla crisi innescata dal Covid-19 - e la loro gestione ottimale sono dunque al centro dell'attività parlamentare a Bruxelles e di richieste precise e mirate da parte della Commissione parlamentare per l’industria, la ricerca e l'energia.
Facendo seguito alla strategia europea in materia di dati presentata dalla Commissione Ue, in una relazione adottata il 24 febbraio la Commissione parlamentare ha chiesto una legislazione incentrata sull’essere umano e basata sui valori europei per quanto concerne privacy e trasparenza che permetterà alle aziende e ai cittadini europei di beneficiare del potenziale dei dati industriali e pubblici nell'Ue.
Andiamo allora a vedere in sintesi attraverso alcune parole chiavi quali sono state le richieste del Parlamento Ue in merito alla gestione e regolamentazione futura dei dati:
Leader del settore – Dati alla mano, si stima che entro il 2025 saranno quasi 11 milioni (contro i 5 milioni di oggi) i professionisti che lavoreranno con i “big data”. Ragion per cui si prevede che l’economia dei dati potrebbe crescere dai 301 miliardi di euro del 2018 agli 829 miliardi del 2025.
Il Parlamento Ue –nell'ottica di vedere l'Europa leader dell'economia dei dati- chiede in primis una legislazione efficiente, in grado di sfruttare le potenzialità dei "big data" (non si allude chiaramente ai dati personali, ma a quelli industriali, pubblici e commerciali) e di renderli disponibili ai ricercatori e alle aziende europee. Parola d'ordine: liberare tutto il potenziale dell’ingente mole di dati presenti in Ue (si stima che entro il 2025 il loro numero crescerà del 530% rispetto al 2018) non ancora sfruttati a dovere.
Privacy – E' la parola d'ordine invocata dal Parlamento Ue per la libera condivisione dei dati i quali dovranno essere non personali e, nel caso, anonimizzati in modo irreversibile. Gli eurodeputati, in ossequio ai valori fondanti l’Ue, chiedono dunque che i cittadini possano avere il controllo dei propri dati ed essere pienamente protetti dal regolamento generale Ue sulla protezione dei dati.
Condivisione dati - Una delle raccomandazioni espresse dagli eurodeputati è stata quella di costruire spazi comuni europei settoriali dei “big data”, al fine di garantire una condivisione di quest’ultimi (alla luce della pandemia in particolar modo quelli sanitari) al'’insegna dell'ottemperanza alle linee guida, ai requisiti legali e ai protocolli comuni. Si stima che gli investimenti Ue per gli spazi comuni europei di dati e per una federazione europea di infrastrutture e servizi cloud ammonterà a circa 4-6 miliardi di euro.
Riduzione dei rifiuti elettronici - Da un lato quello dei “big data” è un settore strategico per l'obiettivo principe dell’Ue (quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050), dall’altro i parlamentari sottolineano come quest’ultimo sia, da solo, responsabile del 2% delle emissioni di gas serra a livello globale. La richiesta della commissione parlamentare è dunque di fare in modo che lo sviluppo dei "big data" si concentri sull'abbassamento dell'impronta di carbonio e sulla riduzione dei rifiuti elettronici prodotti dal settore.
Il prossimo importante appuntamento si terrà durante la plenaria di marzo 2021, quando il Parlamento voterà il rapporto della Commissione per l'industria, la ricerca e l’energia.