Il Pe vuole che vengano tutelati i diritti fondamentali e che venga data priorità ai rimpatri volontari
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Tutela dei diritti fondamentali e priorità ai rimpatri volontari: è attorno a queste due richieste che si concentra l'azione del Parlamento europeo nell'ambito delle politica di rimpatrio Ue e del superamento delle attuali lacune che ne minano efficacia e correttezza. Il Parlamento ha dunque chiesto agli Stati membri di investire nei programmi di rimpatrio volontario assistito, dando priorità ai rimpatri volontari, "più sostenibili e semplici da organizzare, anche in termini di cooperazione con i Paesi di destinazione".
490mila - Sono state le decisioni di rimpatrio emesse dagli Stati membri Ue nel 2019.
Meno di un terzo dei cittadini non comunitari… - ...sono coloro i quali hanno effettivamente ritorno al proprio Paese.
Cosa impedisce i rimpatri? - Secondo gli eurodeputati, le cause sono i termini brevi per le partenze volontarie e l’imposizione dei divieti di ingresso. A tal riguardo hanno chiesto ai Paesi Ue di permettere un termine appropriato per le partenze, con dei divieti di ingresso decisi caso per caso.
Cos’è il rimpatrio volontario? - Le norme sui rimpatri privilegiano i rimpatri volontari, ovvero quelli in cui le persone hanno la possibilità di lasciare l’Ue di propria iniziativa, rispetto a quelli forzati. Alcuni Paesi europei, però, rifiutano regolarmente o abbreviano il periodo di partenza volontaria, per esempio nel caso in cui il migrante sia in stato di detenzione o se c’è motivo di credere che il rimpatriando possa darsi alla fuga.
Investire sui programmi di rimpatrio volontario assistito - E’ una delle richieste fatte agli Stati membri dal Parlamento Ue, affinché si dia òa priorità ai rimpatri volontari "più sostenibili e semplici da organizzare" e di escludere dal rimpatrio i minori non accompagnati, a meno che non venga dimostrato che tale scelta sia operata nel loro interesse.
Per la tutela dei diritti fondamentali - Altre due richieste centrali avanzate dal Parlamento Ue: concedere tempo sufficiente per fare ricorso contro una decisione di rimpatrio e fornire gratuitamente assistenza legale e d’interpretariato su richiesta degli interessati. Tutto ciò nell’ottica di mantenere sempre vigile la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo e garantire il rispetto delle garanzie procedurali nell’applicazione della legislazione Ue sui rimpatri..
Non solo numeri - Secondo la relatrice olandese Tineke Strik (Verdi/Alleanza libera europea), "una politica efficace per il rimpatrio dovrebbe essere basata non soltanto sul tasso di rimpatri ma anche sul destino che la persona rimpatriata si troverebbe ad affrontare al suo arrivo nel Paese di destinazione".
In una relazione votata a maggio 2021, il Parlamento ha criticato la pratica degli accordi informali fra l'Ue e alcuni Stati membri, creatasi nel corso degli anni anche per i riferimenti minimi ai diritti fondamentali. La Strik ha esortato la Commissione alla firma di accordi formali di riammissione con i Paesi terzi e ha chiesto un maggior controllo democratico, un miglior monitoraggio e una maggiore trasparenza sull'uso dei fondi dell'Ue per finanziare la cooperazione in materia di migrazione. La relatrice ha evidenziato inoltre, la necessità di garantire l’accesso alla giustizia per migranti e rifugiati i cui diritti siano stati violati.
Il contesto - Secondo una risoluzione del Parlamento sull’attuazione della direttiva per il rimpatrio, adottata il 16 dicembre 2020, che stabilisce norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri per il rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, ci sono lacune e carenze nella politica Ue di rimpatrio dei migranti.
La relazione sull'attuazione della direttiva rimpatri è una risposta alla proposta della Commissione per una revisione della politica di rimpatrio Ue del 2018, che si propone di creare una politica europea di rimpatrio più efficace e che costituisca un cardine del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo.
In un'altra risoluzione sul diritto di asilo approvata il 16 dicembre, gli europarlamentari hanno chiesto più solidarietà tra Stati membri e più risorse finanziarie per i paesi in prima linea, soprattutto in caso di un elevato numero di richiedenti asilo.