Le nuove tecnologie e la crescente polarizzazione della società contribuiscono ad acutizzare il problema. Diversi gli strumenti sviluppati a livello europeo per combattere il fenomeno
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La radicalizzazione è una minaccia internazionale in crescita. In Europa ci sono stati diversi attacchi terroristici negli ultimi anni, molti dei quali compiuti da cittadini europei: questo evidenzia il rischio continuo di una radicalizzazione interna. Vediamo dunque gli strumenti messi in campo dall’Unione europea per prevenirla.
La radicalizzazione (ovvero l’estremizzazione di certe posizioni politiche o religiose, pronta a sfociare poi in atti terroristici) è sempre esistita, ma negli ultimi anni è esplosa in modo capillare e violento, complici anche web e nuove tecnologie.
Identikit del 'radicalizzato' - La radicalizzazione è raramente alimentata dalla sola ideologia o religione: spesso comincia da singoli individui insoddisfatti. Impossibile stabilire con certezza un profilo unico, ma coloro che appartengono a gruppi ai margini della società e hanno modo di sperimentare discriminazione o perdita della propria identità rappresentano i candidati perfetti per ingrassare le fila della manovalanza del terrorismo.
Il terrorismo corre sulla rete - E qui veniamo al problema grosso, ovvero al potenziamento del fenomeno terroristico ai tempi della messaggistica istantanea. E già perché Telegram o Whatsapp si trasformano spesso e volentieri in mezzi ideali per reclutare adepti, accrescere affiliati e organizzare azioni di stampo terroristico da sferrare al cuore della società civile europea.
Nonostante la responsabilità maggiore per affrontare la radicalizzazione sia di competenza dei singoli Stati Ue, sono stati sviluppati diversi strumenti per combattere il fenomeno a livello europeo. Vediamo di cosa si tratta.
RAN (Radicalisation Awareness Network) – Fondata nel 2011, è una rete di professionisti che provengono dalla società civile (vi sono operatori sanitari, agenti di polizia, insegnanti) e che sono quotidianamente impegnati nella riabilitazione e reintegrazione degli estremisti violenti. Il loro non è soltanto un lavoro di ‘recupero’, ma anche di ‘prevenzione’ effettuato su tutti quei soggetti che, più di altri, sono esposti a subire una certa insidiosa fascinazione nei confronti di gruppi di matrice terroristica.
EU IRU (European Union Internet Referral Unit) – Creata nel 2015, è l’Unità di segnalazione di Internet deputata alla ricerca di materiale terroristico online e alla segnalazione di quest’ultimo ai responsabili delle piattaforme su cui è avvenuta la pubblicazione. L’EU IRU ha sede presso il Centro europeo antiterrorismo di Europol e tra i suoi compiti principali vi è anche quello di supportare le autorità competenti dell’Unione europea, fornendo analisi strategiche e operative. L’Unità ha segnalato finora più di 130mila contenuti alle aziende di internet, di cui 25mila solo nel 2019.
Le novità - Nel dicembre 2020, il Parlamento europeo ha adottato la strategia dell’Ue per l’Unione della sicurezza 2020-2025 e un nuovo programma di lotta al terrorismo.
Unione della sicurezza 2020-2025 - Obiettivo: proteggere tutti i cittadini Ue e promuovere lo stile di vita europeo. I pilastri della strategia sono quattro: creare un ambiente della sicurezza adeguato alle esigenze del futuro; affrontare le minacce in evoluzione; proteggere gli europei dal terrorismo e dalla criminalità organizzata; lavorare a un ecosistema europeo della sicurezza.
Lotta al terrorismo - Il programma di lotta al terrorismo definisce la via da seguire per combattere il terrorismo a livello dell'Ue. Intende migliorare l'anticipazione, la prevenzione, la protezione e la risposta alle minacce terroristiche. Si alimenta di importanti novità al fine di sviluppare la capacità di prevedere le minacce e prevenire gli attentati, promuovendo la sicurezza e rafforzando l’azione penale per difendere meglio i diritti delle vittime.
La nuova azione dell’Ue partirà dunque dalla sicurezza informatica (la Commissione organizzerà missioni consultive per sviluppare meglio le valutazioni del rischio) e dall’azione preventiva da condurre nelle carceri (particolare attenzione verrà data alla riabilitazione e reinserimento dei detenuti con idee radicali). Continuerà poi nell’intensificazione dell’impegno per garantire la protezione fisica degli spazi pubblici e nel finanziamento di misure volte a rendere più efficienti le infrastrutture critiche (ospedali, centrali elettriche, ecc.).
Uguale importanza verrà data alla cooperazione di polizia e allo scambio di informazioni: durante il 2021 la Commissione proporrà un codice di cooperazione di polizia dell’Ue e spingerà per creare una rete di investigatori finanziari antiterrorismo. Tutto ciò troverà un coronamento ideale, infine, nel rafforzamento del mandato di Europol (l’agenzia europea di polizia) che sarà dunque in grado di cooperare efficacemente con soggetti privati e trasmettere prove agli Stati membri.
Infine, a fine del 2020 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sulle norme che obbligano a rimuovere i contenuti terroristi entro un’ora dall’ordine dall’autorità competente. Approvato dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, l’accordo deve essere approvato formalmente da Parlamento e Consiglio per entrare in vigore.