Una delle misure prospettate è sanzionare le imprese che non rispettano la legislazione sul lavoro
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Proporre misure concrete per difendere i diritti delle donne e ridurre le disuguaglianze di genere nell'Unione. E' quanto chiedono gli eurodeputati all'Ue e ai suoi Paesi. In una risoluzione non legislativa approvata mercoledì 15 dicembre con 500 voti favorevoli, 105 contrari e 87 astensioni, i parlamentari hanno ribadito che la parità retributiva e la parità di trattamento sono un presupposto indispensabile per la parità di diritti, l'indipendenza economica e la realizzazione professionale delle donne.
Nel testo gli eurodeputati hanno espresso preoccupazione "per il persistente divario retributivo (14,1%) e pensionistico (29,5 %) tra donne e uomini nell'Ue e per la natura spesso precaria della situazione lavorativa delle donne" e hanno invitano i Paesi Ue ad adottare misure concrete per garantire che le donne abbiano pari accesso al mercato del lavoro e all'occupazione, nonché la stessa remunerazione e gli stessi diritti in materia di lavoro".
Sanzionare le imprese che non rispettano la legislazione sul lavoro - Una delle misure prospettate dal Parlamento europeo è quella di "sanzionare le imprese che non rispettano la legislazione sul lavoro". Inoltre, i deputati sostengono la proposta della Commissione sulle misure vincolanti in materia di trasparenza salariale, ma sottolineano che, da sola, non sarà sufficiente per affrontare disuguaglianze di genere profondamente radicate.
"Ci vorranno almeno 60 anni per raggiungere una totale parità di genere nell'Ue" - Secondo l'Indice sull'uguaglianza di genere dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, ci vorranno almeno 60 anni per conseguire la piena parità di genere nell'Ue. Dal 2010, il punteggio è aumentato di soli 4.9 punti. Nel 2021, il punteggio medio degli Stati membri era di 68 su 100, con più di un terzo dei Paesi sotto i 60 punti.
Garantire l'equilibrio tra vita professionale e vita privata - Per garantire che tutti, indipendentemente dal genere, abbiano il diritto di lavorare e conciliare la propria vita professionale e privata, i deputati invitano, inoltre, l'Ue e i suoi Paesi membri a "sostenere ulteriormente i diritti relativi alla maternità e alla paternità migliorando i periodi di congedo equo e pienamente retribuito". Chiedono "modalità di lavoro flessibili dopo il congedo di maternità, di paternità e parentale e maggiori investimenti in servizi di assistenza all'infanzia locali e di qualità".
Eliminare la violenza contro le donne - Avendo osservato che la pandemia e i conseguenti confinamenti hanno portato a un aumento della violenza contro le donne, nel testo si sottolinea "la necessità di programmi specifici per proteggere e monitorare le vittime di violenza domestica nonché di misure per migliorare l'accesso alla giustizia e ai centri di accoglienza. Per contrastare la violenza di genere, Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia dovrebbero ratificare la Convenzione di Istanbul. È inoltre necessaria una legislazione dell'Ue complessiva in materia".
Garantire l'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti - Infine, il progetto di risoluzione ribadisce che "l'accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi è un diritto fondamentale che non può in alcun modo essere ridotto o revocato". I deputati sottolineano che "le violazioni della salute sessuale e riproduttiva delle donne e i relativi diritti, compresa la negazione di assistenza all'aborto sicura e legale, sono una forma di violenza contro donne e ragazze". Invitano la Commissione e i Paesi membri a "intensificare il loro sostegno ai difensori dei diritti umani, ai prestatori di assistenza sanitaria che si adoperano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti e alle organizzazioni della società civile attive in questo campo".