L'approfondimento, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda giovedì 21 marzo. Ospiti dell'appuntamento: Brando Benifei, capodelegazione del Pd a Bruxelles, Marco Landi, presidente dell'Istituto EuropIA e di QuestIT, e Giuseppe Girgenti, professore di Storia della Filosofia antica e medievale all'Università Vita-Salute San Raffaele
La decima puntata di "TOGETHER - Europa2024", il progetto multimediale di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è dedicata all'intelligenza artificiale e, in particolare, all'AI Act, il regolamento europeo sul tema, approvato dal Parlamento europeo il 13 marzo. Ospiti dell'appuntamento Brando Benifei, capodelegazione del Pd a Bruxelles, Marco Landi, presidente dell'Istituto EuropIA e di QuestIT, e Giuseppe Girgenti, professore di Storia della Filosofia antica e medievale all'Università Vita-Salute San Raffaele.
L'AI Act - Nato nel 2021, l'obiettivo dell'AI Act è quello di proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, promuovendo nel contempo l'innovazione e assicurando all'Europa un ruolo guida nel settore. L'Ue è la prima al mondo a dotarsi di regole sull'Intelligenza artificiale.
"Ho creato l'Istituto EuropIA nel 2019. Quando ho iniziato a parlare di intelligenza artificiale trovavo molto scetticismo. La gente non capiva, ma soprattutto aveva paura di questo nome. Ho cercato di sensibilizzare il grande pubblico in Italia e all'estero per far capire i rischi ma anche le grandi opportunità che può offrirci. Una delle cose fondamentali che ho cercato di fare è preparare i giovani sul tema", ha spiegato Landi.
Sul regolamento europeo, il presidente dell'Istituto EuropIA e di QuestIT ha detto: "Utilizzare l'intelligenza artificiale ha dei rischi. Quindi, per me queste norme rappresentano il poter controllare come l'AI viene usata. Tuttavia, penso che l'Europa abbia bisogno di svegliarsi: andare a fare delle normative su un'intelligenza artificiale che oggi arriva dall'America e domani arriverà dalla Cina è limitativo. Ci vuole un grande piano europeo sull'intelligenza artificiale".
"L'Europa ha fatto una scelta unica, ma non ha inventato nulla da zero. I meccanismi di riduzione dei rischi o di trasparenza sui contenuti generati hanno già delle buone pratiche, delle raccomandazioni che vengono applicate. La differenza è che l'Europa ha deciso di portarli dentro un contesto di regole esigibili, di certezza, di tutela dei lavoratori, dei consumatori, dei cittadini. Ha fatto un passo in più. Certo, se non andremo a lavorare per avere più investimenti, più ricerca comune, magari più utilizzo comune dei nostri Supercomputer sarà difficile poi far decollare questo modello che mette valori di libertà e di tutela dei principi europei al centro. Perché è chiaro che se Stati Uniti e Cina vinceranno la sfida degli investimenti dello sviluppo poi prevarranno altri modelli - ha commentato Benifei, correlatore dell’AI Act -. Abbiamo deciso di dare maggiore certezza sulle regole, ma non rinunciamo, almeno questo è l'auspicio, anche a investire e a impegnarci perché ci sia sostegno per le imprese che sviluppano sistemi di AI".
"Abbiamo messo insieme regole che vadano a tutelare le persone, anche arrivando a scegliere di vietare alcuni utilizzi considerati troppo pericolosi, come il riconoscimento delle emozioni nei luoghi di lavoro o l'uso indiscriminato delle telecamere biometriche. Non vogliamo mettere le persone sotto una sorveglianza indiscriminata. Queste tecnologie verranno usate solo per cercare criminali o vittime di crimini particolari. Non ci troveremo tutti sotto l'occhio di un grande fratello. Per lo meno in Europa. Non vogliamo limitare o impedire l'uso di queste tecnologie in maniera ideologica, ma vogliamo dire alle persone che in Europa possono stare tranquille perché l'uso di queste tecnologie è regolato in modo che quindi possano usarle: per il lavoro, per la vita quotidiana. Perché altrimenti il rischio è che si creino sfiducia e paura nell'usare le nuove tecnologie. E non possiamo permettercelo se vogliamo rimanere competitivi", ha concluso Benifei.
Landi si è detto in gran parte d'accordo con il capodelegazione del Pd a Bruxelles, ma, ha aggiunto, "se l'Europa non si sveglia e non capisce l'importanza della nostra sovranità digitale e se non mettiamo i soldi da investire nelle imprese che ci sono e che purtroppo non si sviluppano come si sviluppano in America e in Cina perché non hanno questo sostegno, diventeremo una colonia. Non servono solo queste regole. Ci vogliono dei grandi programmi europei in cui il pubblico e il privato si mettano d'accordo. Se non ci saranno questi investimenti saremo una colonia e i nostri giovani emigreranno".
Implicazioni etiche dell'intelligenza artificiale - Durante la puntata, è stata mandata in onda anche un'intervista al professor Derrick De Kerckhove, consigliere scientifico dell'Osservatorio Tuttimedia e una vera e propria autorità in materia. "È molto importante non demonizzare l'intelligenza artificiale, è la punta di diamante della trasformazione digitale", ha dichiarato.
A fine puntata, è intervenuto anche il professor Girgenti, che sul tema dell'intelligenza artificiale ha scritto un libro insieme a Mauro Crippa, Direttore Generale dell'informazione e della Comunicazione Mediaset: "Umano, poco umano - Esercizi Spirituali contro L'intelligenza Artificiale", edito da Piemme. "Gli esercizi spirituali servono a mantenere viva la coscienza di sé - una macchina non ha coscienza di sé - e a tenere viva la relazione autenticamente umana - rapporto io-tu - che l'intelligenza artificiale rischia di travolgere", ha affermato.