In partnership con il Parlamento europeo

Elezioni europee, il caso Italia | Guarda la quattordicesima puntata di "TOGETHER - Europa2024"

L'approfondimento, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda giovedì 16 maggio. Ospiti dell'appuntamento: Massimiliano Salini, europarlamentare FI; Maria Angela Danzì, Europarlamentare M5s, e il maestro Angelo Gregorio

16 Mag 2024 - 18:38

Si avvicinano le elezioni europee. Il voto si basa su regole comuni, ma ci sono alcune differenze tra gli Stati membri. Nell'ultima puntata di "TOGETHER - Europa2024", il progetto multimediale di Tgcom24 in collaborazione con il Parlamento europeo, abbiamo parlato del caso Italia, con le sue particolarità e anomalie. Lo abbiamo fatto con l'aiuto dei seguenti ospiti: Massimiliano Salini, europarlamentare FI, e Maria Angela Danzì, europarlamentare M5s. A fine appuntamento, ci ha raggiunto anche il maestro Angelo Gregorio, sassofonista che si è esibito di fronte all'emiciclo di Bruxelles in occasione degli Open Day del Parlamento europeo ed è stato selezionato per riprodurre in chiave rivisitata l'Inno alla gioia.

Come si vota in Italia - In Italia, si vota sabato 8 e domenica 9 giugno. Il nostro Paese eleggerà 76 membri del Parlamento europeo, scelti con metodo proporzionale (ai sensi della legge elettorale europea, tutti i Paesi membri devono usare un sistema elettorale proporzionale). L'Italia usa il voto di preferenza, che dà agli elettori la possibilità di indicare, nell'ambito della medesima lista, da una a tre preferenze, votando, nel caso di due o di tre preferenze, candidati di sesso diverso. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza.  

Per quanto riguarda la soglia di sbarramento, ogni Paese può stabilire la propria, compresa tra il 2 e il 5%. L'Italia ha deciso di posizionarla al 4%. Inoltre, mentre la maggior parte degli Stati ha un'unica circoscrizione, noi ne abbiamo 5: Nord-occidentale, Nord-orientale, centrale, meridionale, insulare. Infine, parlando di particolarità e anomalie, l'Italia è l'unico Paese dell'Ue a candidare cinque leader di partito, tra cui lo stesso presidente del Consiglio.  

"Come sempre, l'Italia arriva a questo voto non puntando l'attenzione sulle sfide importanti che l'Europa può risolvere a favore dei cittadini europei, bensì catalizzando la discussione esclusivamente sui problemi nazionali. Quella del nostro Paese è una campagna elettorale che si basa su fake news. Si parla di argomenti che non sono al centro degli interessi dei cittadini, si candidano leader politici, ferendo così la democrazia e il principio stesso della rappresentanza. In questo modo, infatti, le persone non hanno la percezione di quanto l'Europa incida sulle questioni quotidiane di ognuno di noi e sulle scelte che saranno fondamentali per tutti noi, per il ruolo che possiamo avere sulle politiche di pace, energetiche e sulla transizione ecologica. In particolare quest'ultima deve portare a un grande obiettivo: abbassare la temperatura globale che mette a rischio la sopravvivenza del Pianeta e quindi delle persone", ha commentato Danzì.

"Sono molto orgogliosa di aver portato in Europa un modo di sentire comune: occuparsi dei problemi quotidiani delle persone, cioè della povertà energetica, che investe circa 9 milioni di persone; della salute (io vorrei che l'Ue diventasse l'Europa della salute in tutte le sue sfaccettature, dalla salute dell'ambiente e delle persone al benessere degli animali). Mi piacerebbe, come abbiamo già fatto, che si desse un indirizzo forte per incrementare le politiche per la ricerca nel quadro delle malattie rare, che solo in Italia colpiscono 2 milioni di persone, di cui il 70% sono bambini, e che si affrontasse il problema della salute mentale (non c'è un servizio universale garantito né in Italia né negli altri Paesi). Io, in Europa, anche come membro della Commissione per l'Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare, mi sono occupata di questi temi, vorrei continuare a occuparmene e mi piacerebbe che il dibattuto si incentrasse su questi argomenti. Io voglio un'Europa di pace e per la pace", ha aggiunto l'europarlamentare M5s.

"Tutti coloro che si candidano a qualcosa in questo momento storico hanno un grande dovere, quello di tener conto della guerra alle porte dell'Europa. Questo vale sia per chi si candida al Parlamento europeo che in un Comune. La politica è la politica dei nessi, del particolare con il tutto. E quindi la dignità dell'impegno politico parte dalla costruzione comune di un'Europa di pace a partire dal nostro quartiere. Il primo antidoto contro la guerra è l'unità, innanzitutto all'interno dell'Unione europea. La guerra non viene fermata solo con la strategia militare, quella è una conseguenza politica doverosa. I nemici della pace in Occidente, quella pace che da quasi 80 anni caratterizza l'Ue, ci chiedono di dividerci, e purtroppo qualcuno ci sta cascando", ha dichiarato Salini.

"Il secondo elemento su cui giocare il futuro dell'Ue, anche attraverso la scadenza elettorale, è quello di fare in modo che il buono che c'è dentro le nostre comunità - ad esempio un modello di sviluppo basato sull'economia sociale di mercato che tenta di garantire i più alti livelli di sostenibilità sociale ed ambientale al mondo - venga mantenuto e non distrutto, magari con imposizioni ideologiche di tipo ambientale. Dobbiamo arginare queste derive, che non hanno nulla a che fare con la sostenibilità, mentre hanno molto a che fare con qualche strana lobby che purtroppo vive staccata dalla realtà", ha proseguito l'europarlamentare FI. "In tutto questo, abbiamo i nostri sistemi di voto, le democrazie con i loro funzionamenti. Conta poco che il sistema elettorale sia proporzionale o meno, che ci siano o meno le preferenze. A me piace che ci siano le preferenze perché credo che in Italia chi vota un parlamentare europeo come chi vota un consigliere comunale o regionale debba sceglierlo anche sulla base della fiducia, della possibilità di un rapporto", ha concluso Salini.  

Come anticipato, a fine puntata è intervenuto anche il maestro Gregorio. "Sono arrivato a Bruxelles 16 anni fa grazie all'Erasmus, quindi grazie all'Europa, e da allora ho sempre cercato di portare in valigia la mia italianità, la mediterraneità e il brand Italia e di credere fermamente nelle connessioni e nella multiculturalità. Quindi, per me, suonare nel cuore dell'Europa è stata un'emozione fortissima e un cerchio che si chiude e si apre magari su qualche altra cosa che sicuramente il futuro ci riserva", ha raccontato il sassofonista.

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