L'approfondimento, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda giovedì 18 aprile. Ospiti dell'appuntamento: Juan Fernando Lopez Aguilar, europarlamentare e presidente della Commissione Libe, e Laura Ferrara, europarlamentare M5s
Il 10 aprile, il Parlamento europeo ha approvato il Nuovo Patto su migrazione e asilo. Per l'entrata in vigore manca solo il voto del Consiglio. Ma ora cosa cambia? Se ne è parlato durante la dodicesima puntata di "TOGETHER - Europa2024", il progetto multimediale di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo. Ospiti dell'appuntamento: Juan Fernando Lopez Aguilar, europarlamentare e presidente della Commissione Libe (Commissione per le Libertà civili, la Giustizia e gli Affari interni del Parlamento europeo), e Laura Ferrara, europarlamentare M5s.
"Dal punto di vista politico, è assolutamente evidente che quello in questione sia il tema più difficile e arduo dell'agenda europea. Eppure, necessita di una risposta europea. Abbiamo fatto di tutto per metterla in atto. Non è stato facile. Ci sono voluti cinque anni di lavoro, moltissima energia e tanto tempo; alla fine dovevamo raggiungere qualcosa. E, certamente, dopo una procedura così complicata, il risultato non può essere felice per nessuno, nemmeno per me.Tuttavia, è meglio che non avere nulla. È un primo passo per un sistema europeo che metta fine a questa dinamica di azione-reazione che abbiamo subito finora. Non era sostenibile e giusta. Adesso abbiamo delle regole europee vincolanti per tutti", ha dichiarato Aguilar.
"Il Patto che è stato votato e approvato per una manciata di voti non prevede una solidarietà obbligatoria. Piuttosto, lascia in capo ai singoli Stati membri scegliere che tipo di solidarietà mettere in pratica e di fatto non sono previste delle sanzioni in caso di mancata ottemperanza. Si può far partire una procedura d'infrazione, ma sappiamo le tempistiche lunghe e come si risolve eventualmente, ovvero con una sanzione economica. Quindi, gli Stati membri non vengono obbligati a essere solidali e, dunque, a rispettare quanto previsto dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. È un Patto che complessivamente non prevede un'equa ripartizione della responsabilità. Noi volevamo che fosse abolito Dublino e, in particolare, il principio in base al quale la responsabilità per l'esame delle domande ricade in capo al Paese di primo ingresso, quindi con una sproporzione di oneri in capo ai Paesi frontalieri come l'Italia. Ecco, con il Patto che è stato approvato, questo principio resta", ha commentato Ferrara.
Ai nostri microfoni, del patto ha parlato anche l'ex premier polacco, Mateusz Morawiecki. "È un invito ai trafficanti di esseri umani a trovare nuovi gruppi di persone in Africa e in Medioriente e a portarli in Europa. È un business veramente grande per questi criminali e noi dobbiamo fermarlo. Capisco che la posizione dell'Italia sia diversa perché Giorgia Meloni vuole fare tutto ciò che è possibile per ridurre il numero degli arrivi illegali di migranti. Per breve termine lo capisco, ma nel lungo termine questo patto sarà un invito per milioni di nuovi arrivi irregolari", ha detto.
"Sarebbe stato accettabile terminare la legislatura senza niente? Faccio questa domanda a chi ha votato contro e dice: 'Il Patto non è la risposta di cui avevamo bisogno'. Abbiamo fatto di tutto per migliorare la risposta, come per esempio nel campo della solidarietà. Volevamo una solidarietà vincolante espressa soltanto dai programmi di ricollocamento obbligatorio. Ma la resistenza di tanti governi in merito è un fatto. Intanto, il tanto criticato contributo finanziario è una forma di solidarietà obbligatoria che prima non esisteva", ha aggiunto Aguilar.
Vittime di tratta di essere umani nell'Ue - Durante la puntata, abbiamo raccolto qualche dato sulla tratta di migranti e non solo. Secondo Eurostat, le vittime di tratta di essere umani nell'Ue nel 2022 sono state 10.093, +41% rispetto al 2021. Il 63% sono donne, il 37% uomini.
Corridoi umanitari - Intanto, ci sono delle realtà che si attivano per realizzare corridoi umanitari, come la Comunità di Sant'Egidio, che dal 2016 autofinanzia un progetto dedicato proprio a questo. Secondo i dati della Comunità, dal 2016, in Europa sono arrivate 6.470 persone. I loro Paesi d'origine sono stati Siria nel 57% dei casi, poi Afghanistan, Eritrea e altri Paesi in minore entità. Per quanto riguarda i Paesi di provenienza di chi ha sfruttato i corridoi, al primo posto spicca il Libano, seguito poi da Etiopia, Afghanistan e Libia.
"Nel momento in cui si parlava di riforma del sistema comune europeo di asilo, ci aspettavamo un cambiamento e purtroppo ciò non è avvenuto. Non sono state previste delle vie legali di accesso all'Ue, che è il punto nodale che ci aspettavamo di vedere. Se manca un'alternativa legale, se quest'ultima non si offre a coloro che sono costretti ad abbandonare il proprio Paese d'origine e a fuggire dalla loro terra per poter esercitare un diritto riconosciuto dall'Ue, ovvero ottenere la protezione internazionale, va da sé che indirettamente si fomenta la tratta di essere umani, si finanziano i trafficanti. Ecco perché ci aspettavamo che con questa riforma potessimo vedere una risposta europea e un'alternativa legale a ciò che oggi non funziona. Un risultato di questo tipo non so francamente quanto sia meglio averlo rispetto allo status quo, perché va a peggiorare la situazione attuale", ha concluso Ferrara.