Fino al 4 novembre a Milano lo spettacolo del commediografo napoletano nella versione della regista Nadia Baldi
© ufficio-stampa
"Ferdinando" è il testo forse più famoso del commediografo Annibale Ruccello, migliore esponente della drammaturgia napoletana post-eduardiana. Lo spettacolo è andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986 e approda con la regia di Nadia Baldi al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 4 novembre. Ambientato nel 1870, tra dramma e malinconia, comicità e solitudine il testo si focalizza sull'angoscia dell’uomo moderno nello scontro con la realtà esterna, tematica-chiave dell'autore partenopeo. "Uno spettacolo che inscena i diversi mondi interiori e cerca di svelare gli opposti sentimentali disseminati in tutte le esistenze. Troveremo le passioni declinate in tutte le possibili sfumature", promette la regista.
L’opera ha vinto due premi IDI, uno nel 1985 come testo teatrale, il secondo nel 1986 come miglior messinscena.
Donna Clotilde, baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera. I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catellino, un prete coinvolto in intrallazzi politici. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza morbosa e strisciante. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.
Come sottolineato dalla regista Nadia Baldi: "Le follie e gli incroci amorosi contenuti nella trama emergeranno come elementi contemporanei e modernissimi che da sempre regolano la potenza dei sogni e degli affetti presenti nella storia dell’umanità. Ferdinando mette in luce le connessioni esistenziali fra dramma e malinconia, comicità e solitudine, sottolineando tali contrasti attraverso un uso di una messinscena che mira a svelare gli opposti sentimentali disseminati in tutte le esistenze".