A tu per tu con Giovanni d'Angelo, il netturbino di Giffoni, aspirante attore.
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Nella cittadina del cinema, per lui, quello di Federico Fellini, è soprattutto il nome stampato sul cartello dei giardini che scrupolosamente pulisce ogni mattina. Ma c'è da scommettere che se il genio di "Amarcord" lo avesse conosciuto negli anni 50, almeno un ruolo di comparsa, a Giovanni, glielo avrebbe affidato volentieri. Magari sul set de "La strada", con Anthony Quinn e Giulietta Masina. Giovanni, nella sua semplicità, si sarebbe trovato perfettamente a suo agio tra Zampanò e la fida Gelsomina.
A Giffoni Valle Piana, proprio come un personaggio felliniano, appena si alza il sipario su ogni giornata di questa 49esima edizione del Film Festival dedicato ai giovani, Giovanni d'Angelo, poco dopo l'alba, è il primo a entrare in scena. Con la sua ramazza di netturbino pulisce piazze, strade e giardini. "Faccio lo spazzino a Giffoni da molti anni e di Festival ne ho visti tanti - ci confida con un certo orgoglio - ma il mio vero sogno è fare l'attore. Anche se per arrotondare, la sera vendo i palloncini".
Ci vuole davvero poco a capire che Giovanni è un'enciclopedia vivente sul Festival, con pagine inedite che solo lui può raccontare. Ha visto passare tra queste strade migliaia di ragazzi. Ha visto nascere e crescere un evento che ha fatto di un anonimo paesino del salernitano un punto di incontro e di confronto tra generazioni di giovani e star del cinema internazionale. "L'anno prossimo saranno 50 anni - precisa, informatissimo - e io me le ricordo quasi tutte, queste edizioni". Così ci racconta di quella volta che con la scopa in mano ha dovuto scortare Lino Banfi assaltato dai fans, in Piazza del Mercato. "'Datemi cinque minuti per mangiare una granita, vi prego' aveva detto Nonno Libero ai ragazzi che volevano scattare ancora un'altra foto. E io ho organizzato la fila per gli autografi - ricorda Giovanni - Lino mi ha ringraziato, mi ha stretto la mano e mi ha offerto un gelato alla nocciola".
E quell'altra volta con Alessandro Siani? Anche lui assaltato dai fotografi e Giovanni in veste di scudiero. "Di Alessandro - svela il netturbino di Giffoni - ricordo la commozione che aveva negli occhi quando ha raccontato delle sue origini umili e della gioia di suo padre, ex operaio dell'Alfa Romeo a Pomigliano, quando lui è diventato famoso... e dei suoi genitori sono andati a vederlo al cinema...". Anche Giovanni sogna di diventare famoso. Magari non come Lino Banfi o come Siani. Però c'ha provato... Una volta, qualche anno fa, alcuni amici del paese gli hanno fatto indossare una divisa da sergente maggiore e gli hanno chiesto di improvvisare per un provino. "Salvare il soldato Giovanni", c'era scritto sul ciak, a pennarello scuro. Poi quegli amici hanno mandato il video a una casa di produzione. Giovanni giura di essere stato convocato a Roma per un secondo provino ma non è sicuro che sia andata molto bene. "Le faremo sapere a settembre", gli avrebbero promesso... ma lui è tornato a Giffoni senza troppa convinzione.
Per ora ogni giorno pensa a tenere pulito il set del grande palcoscenico in cui si trasformata la sua cittadina per un'intera settimana. Nei Giardini dedicati a Fellini incontra i ragazzi e parla con loro. Oggi ci sono Jessica, Antonio e Nicola. Frequentano la quarta liceo e vengono da Casalnuovo, nel Napoletano. "Che differenza c'è tra noi e i ragazzi di vent'anni fa?", chiede curiosa Jessica, 18 anni, mentre Giovanni si mette in posa con loro per una foto davanti al palco, che ha ospitato i Boomdabash e si prepara per accogliere Daniele Silvestri. "Sembrano trascorsi cent'anni, non venti - risponde lui con la saggezza di chi negli occhi dei giovani ha visto il vero volto del tempo che passa - voi siete più svegli, più rapidi, troppo veloci, come lo schermo dei vostri telefonini. Ma i ragazzi del secolo scorso avevano un sorriso diverso e anche se la sera facevano più confusione e lasciavano cartacce dappertutto, forse sapevano stare più insieme".
Insomma, Giovanni è un libro aperto sul Festival e un faro acceso su almeno su un paio di generazioni. "Secondo te cosa pensa la gente di questo Festival - chiede Nicola, anche lui 18 anni - cosa ne pensa la critica, e i registi e gli attori?". "Io non sono molto esperto di cinema - si schermisce Giovanni - io faccio il netturbino e il venditore di palloncini...". Poi aggiunge: "Però una cosa ve la voglio dire: Qui a Giffoni sono venuti attori e attrici famosi in tutto il mondo e sono venuti migliaia di ragazzi come voi, da paesi vicini e lontani. I ragazzi, specialmente quelli ospitati da famiglie giffonesi, hanno detto di essere stati trattati come figli, non come ospiti. Gli attori hanno detto che non avrebbero mai immaginato di trovare in un piccolo paese come questo un'accoglienza più calorosa di quella che hanno ricevuto nelle capitali del cinema internazionale".
Poi Giovanni si gira, controlla che la mia penna abbia segnato tutto, mi guarda con fare severo e conclude: "Mi raccomando, se non vuole pubblicare la mia foto non fa nulla ma questo, la prego, lo scriva sul suo giornale". E i suoi occhi profondi sembrano quelli di Zampanò, che spezza le catene.