Leggenda del cinema, l'attrice ha avuto una carriera ricca di successi ma è anche stata perennemente tormentata
Silvana Mangano è stata un'attrice simbolo di bellezza e sensualità e anche icona del neorelismo italiano. A diciotto anni, la sua interpetazione in "Riso amaro", film capolavoro di Giuseppe De Santis, le spalanca le porte del successo: da sconosciuta diventa una star famosa in tutto il mondo. E' il 1949 e sul set del film conosce Dino De Laurentis, che sposerà e con il quale rimarrà legata tra alti e bassi per il resto della sua vita. Durante la sua carriera viene diretta dai maestri del grande schermo, De Sica e Monicelli, Lattuada e Lizzani. Attanagliata da un senso di perenne inadeguatezza, misto al rifiuto del suo aspetto fisico, è stata una diva sempre tormentata da angosce e insicurezza, "una bellezza amara", come l'aveva definita Pasolini.
Silvana inizia giovanissima a lavorare come modella per case di moda prima in Francia e poi in Italia. Partecipa all'edizione del 1947 di Miss Italia, in gara con la Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago e Lucia Bosé che uscirà vincitrice.
Dopo alcune piccole parti arriva il ruolo in "Riso amaro" che la consacrerà come sex symbol del dopoguerra. Dopo aver rifiutato le proposte di trasferirsi a Hollywood gira "Il lupo della Sila" con Gassman. A soli 19 anni, il 17 luglio 1949, sposa Dino De Laurentiis con cui avrà quattro figli.
Negli anni 50 la Mangano fa di tutto per affrancarsi dall'immagine sexy creata dal film di De Santis scegliendo ruoli più complessi come quello in "Anna" di Alberto Lattuada, "L'oro di Napoli" di Vittorio De Sica (grazie al quale vince il primo Nastro D'Argento) e quello de "La grande guerra" di Mario Monicelli. Il film è presentato a Venezia dove vince il Leone d'oro ex aequo con 'Il generale della Rovere" di Rossellini. L'attrice stupisce tutti arrivando al Lido con la testa rapata, una scelta estrema per interpretare il ruolo in '"Jovanka e le altre".
Il secondo Nastro d'argento e un David di Donatello arrivano con "Il processo di Verona" di Carlo Lizzani, mentre tra la fine degli anni 60 e gli anni 70 diventa la musa di Pasolini e Visconti: lavora con il primo in "Edipo Re" del 1967 e "Teorema" del 1968 e con il secondo negli ultimi lungometraggi "Morte a Venezia" del 1971 (altro Nastro d'argento come attrice non protagonista) , "Ludwig" del 1973 e "Gruppo di famiglia in un interno" del 1974.
La depressionione e il dolore per la scomaprsa del figlio Federico (nel 1981) accompagnano i suoi ultimi anni di vita. Il dramma getta Silvana nella disperazione e mina il matrimonio con De Laurentiis. Si trasferisce a vivere tra Parigi e Madrid con la figlia Francesca, dove produce arazzi e dove scopre di avere un tumore allo stomaco.
Nel 1987 partecipa al suo ultimo film, "Oci ciorne" di Nikita Mikhalkov, dove lavora con l'amico Marcello Mastroianni. Due anni più tardi, il 16 dicembre 1998 a soli 59 anni, muore a Madrid.